Santi di carta all’Istituto francese di Napoli. Fino al 20 dicembre.In mostra, un centinaio di immagini sacre su carta in piccolo formato riprodotte con la tecnica della xilografia, acquatinta, acquaforte prodotte da incisori-editori francesi e italiani.

Nel XVI secolo, ad Anversa, su iniziativa dei Gesuiti, nasce la produzione su larga scala delle immagini da diffondere nell’Europa cattolica coinvolgendo artisti per creare il disegno e gli artigiani incisori nel realizzare la matrice per la stampa.
Nel XVII secolo l’attivit  si diffonde in Francia nel quartiere latino nei pressi della Sorbona nelle botteghe di stampa degli editori Bovasse-Jeune, Bouasse-Lebel, Boumard, Letaille, Turgis. La produzione assume raffinatezza a opera di coloro che erano dediti alla attivit  libraria.
Ai santini, immagini di un Santo o di un Beato, si affiancano le immaginette sacre i primi canivets che, come gli affreschi del Trecento nelle chiese e le pale d’altare rinascimentali, raccontano vita virtù e miracoli del protagonista. Attivit  che inizia nel XVIII secolo nei Monasteri per diffondere il pensiero religioso. I canivets sono opere col pizzo fatti a mano usando il caniv, coltellino affilato, per incidere il pregiato cartoncino creando fregi decorativi simili a raffinati ricami su cui andava incollata la scenetta mistica dipinta a mano. Nel XIX vengono realizzati meccanicamente. I canivets oltre a essere traforati si presentano con fregi a sbalzo. Frammenti del pizzo erano fatti ingoiare al malato devoto per una veloce guarigione miracolata. La fantasia stimola in modo vertiginoso la creativit .
Le immagini hanno Santi con vestiti in vera stoffa, sono a libro sfogliabili con più pagine, a sorpresa ossia che per svelare colui a cui si è devoti bisogna aprire il foglio ripiegato su se stesso in diverse parti. La produzione delle immagini segue gli indirizzi ecclesiastici e si incrementa nei periodi in cui si ha più bisogno della fede.
In mostra, c’è la collezione, preziosa per la sua altissima qualit  sia artistica che tecnica, di due secoli di arte religiosa in Francia e a Napoli del napoletano Francesco Parisio Perrotti.

Un documentario realizzato da Salvatore Rapicano in 12 minuti con interviste a venditori di santini realizzato a Napoli espone il rapporto tra devoto napoletano e santino che assume ruolo di reliquia.
Un detto popolare “Chi tiene più Santi va in Paradiso”. Spesso usato per indicare chi conosce più politici riesce ad avere un posto fisso che gli permette di assentarsi per svolgere una seconda attivit .
Nella prima era del Cristianesimo, la morte di Martiri diffuse la credenza che frammenti dei loro abiti o altro proteggevano citt  da invasioni barbariche e salvano umani da malattie.
Napoli è la citt  che ha rispetto alle altre citt  più reliquie circa settanta. Il sangue di alcuni si scioglie almeno una volta all’anno. Il napoletano, dotato di spirito ribelle, creativo e anticonformista, mescola alla religiosit  la cultura pagana. Chiede al suo santo protettore di tutto salute, promozione, uno sposo, un figlio, un lavoro, una vincita al lotto come in uno sketch di Troise. L’obelisco in piazza San Domenico, voluto dal popolo dopo la peste del 1656 che causò la morte di mezza popolazione(la citt  aveva 500 mila abitanti) tra cui la Berardina moglie di Masaniello, completato nel 1737 da Domenico Vaccaro, ha due busti di Partenope a seno nudo tra santi e stemmi. Santi in processione nei quartieri con bande di pochi elementi privi di studi musicali che suonano brani simili a danze contadine sull’aia.

Il presepe, gi  in citt  nella chiesa di S. Maria ad presepe nel 1025, illustra la mescolanza.Affianco alla Grotta, simbolo del Tabernacolo, l’osteria, l’Inferno.
Le bancarelle con variet  di cibi in abbondanza ricordano la festa al dio Sole a dicembre in cui si festeggiava insieme mangiando bevendo danzando per celebrare la prossima ricomparsa dell’Astro fonte di vita.
Viaggiatori del GranTour e Leopardi si stupirono nel vedere riti religiosi vissuti come pagani.

Orari della mostra dal luned al venerd dalle ore 9,00 alle ore 20,00
il sabato dalle ore 9,30 alle ore 13,00 con orario continuato e ingresso gratuito

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