Nel cuore del centro direzionale di Napoli c’è un isola particolare, quella E1, dove grandi scrittori e autori del passato incontrano i viaggiatori del nuovo millennio, emigranti per necessit  che non pongono barriere alle proprie possibilit . Mia cara Napoli, il Grand Tour del terzo millennio, è un progetto ideato e promosso dal Movimento Dehoniano Europeo, dalla rivista” Messis”, con il patrocinio della FUIS e l’appoggio dell’Istituto Culturale del Mezzogiorno e della Regione Campania, che non rappresenta solo una straordinaria occasione per tutti gli stranieri in possesso di un titolo di scuola media superiore, di confrontarsi con la lingua italiana e il mondo del giornalismo, ma un vanto per l’intera penisola.
UN MONDO GIUSTO
Non esiste, infatti, a oggi un progetto simile per intenti in Italia, come racconta Antonio Filippetti, responsabile della direzione del corso, che ha sede al CSV (centro servizi per il volontariato). 60 ore per confrontarsi con Goethe, Flaubert, Mark Twain, Dumas, Lord Byron e tanti altri, e trovare le parole per il proprio viaggio e costruire la propria storia, attraverso l’analisi di nove diverse tematiche. Il fine ultimo, racconta padre Muzio Ventrella, è la promozione e non la semplice assistenza. Ecco perch ogni articolo scritto dagli allievi del corso non è solo pubblicato ma anche regolarmente retribuito, perch “se vogliamo proporgli un mondo diverso bisogna proporgli un mondo giusto” continua il presidente del Movimento dehoniano europeo.
UNA RADIO CHE AIUTI GLI STRANIERI
Questo spazio dedicato agli stranieri, proprio nel cuore di uno dei quartieri più difficili della citt , è un’opportunit  che va gestita e osservata con attenzione. Ecco perch poso penna e registratore e inizio ad ascoltare. Il primo a farsi avanti, a proporre idee innovative per s e i suoi compagni di corso è Felix Adado, classe ’80. Rifugiato politico fuggito dal Golfo di Guinea per arrivare in Italia nel 2005. Felix parla di integrazione e comunicazione con l’intensit  di chi ha provato sulla propria pelle cosa voglia dire essere letteralmente scartato. Propone di costruire una radio che aiuti gli stranieri a interpretare nel modo giusto i meccanismi della lingua, per sentirsi più italiani e anche più coinvolti. “Se so che devo andare in onda, e che dall’altra parte ci sono anche solo due persone in ascolto, studierò e mi impegnerò al massimo per farmi capire. E sentendomi ascoltato migliorerò più facilmente”. Felix ha un accento che oscilla in continuazione tra il francese e l’italiano. Come fa un vero intellettuale, o almeno come nella mia testa dovrebbe. Con stupore scopro che Felix Adado un intellettuale lo è sul serio. Mi racconta della sua esperienza in radio, del suo programma “Caleidoscopio” su radiovolcri.org. Di quanto sia innamorato dell’Italia, nonostante i tre anni da clandestino, e di come ogni venerd dalle 10.00 alle 11.00 accetti di rispondere a tutte le domande dei suoi ascoltatori. Anche le più scorrette. Un bisogno costante di comunicare che nasce dal dolore di una barriera linguistica quasi insormontabile.
LE POESIE DI FELIX
Ma Felix, come ama definirsi, è un “mostro positivo, un ambizioso”, e l’anno scorso ha pubblicato un libro di poesie “L’alba esiste per tutti” (Ensemble editore) in italiano. Tra le molte critiche positive che ha ricevuto, le più importanti sono state quelle dei bambini delle scuole che Felix ha visitato. Lo si capisce immediatamente, lo si legge nei suoi occhi quando alla domanda “quanto è importante partire da loro, dai bambini?” si illumina e comincia a raccontare che per lui è fin troppo importante, perch arrivare ai ragazzi vuol dire entrare nelle famiglie, nei luoghi in cui molte volte nasce il pregiudizio. “Quando parlo con loro, cerco di spiegargli che devono essere italiani, rimanere italiani”. A queste parole mi accorgo che questa volta il sussulto è il mio. L’Italia vista dagli occhi di un italiano non è il posto migliore in cui vivere al momento. Ma Felix mi restituisce l’orgoglio del mio Paese e la voglia di farne parte, con la definizione più semplice e al contempo più bella di appartenenza che abbia mai sentito “Partendo da qui, dal sentirsi italiani, vedranno gli stranieri e sapranno gestire gli arrivi, come nel resto del mondo. Non bisogna pensare che veniamo qui per rubare il lavoro. Dal momento in cui si inizier  a ragionare cos, consapevole dell’identit  italiana, ciascun italiano mi spiegher  le leggi del suo Stato e potr  capire che le cose belle della mia terra che ho portato con me possono aiutare l’Italia”.
L’ESPERIENZA DEL GRAND TOUR
Mi colpisce profondamente che uno “straniero” abbia inquadrato cos bene il problema dell’integrazione nel mio di Paese. Non è paura dell’altro, organizzazione della forza lavoro, o leggi fantasiose di politici per niente in contatto con il paese reale. Gli italiani non si sentono tali, non sanno cosa voglia dire essere italiani. E proprio Dumas, Twain, Andersen, e tutti i protagonisti del “Grand Tour”, sottolineano nelle loro op            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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SERIGNE, IL RAGAZZO CHE VIENE DAL SENEGAL
“Mi ha portato all’introspezione” e continua sottolineando che la fiducia di un insegnante ha acceso in lui qualcosa. Il poeta o il giornalista che non era mai stato. L’italiano che ora vuole essere. Con la coda dell’occhio, mentre continuo ad ascoltare Felix, noto che la nostra conversazione non è più privata, ma che un altro studente ci guarda attonito e sorridente. Cos, mi siedo accanto a lui quando la lezione riprende. Più tardi mi faccio coraggio e gli chiedo di raccontarmi la sua storia.
Serigne sorride e acconsente di raccontare come sia arrivato in Italia e di come i 3 mesi iniziali siano diventati 12 anni. Gli faccio i complimenti, perch non ho nessuna difficolt  nel decifrare il suo italiano. Il suo sorriso diventa più profondo e i suoi occhi sembrano ricordare qualcosa di passato ma importante ai fini della storia. Cos gli chiedo come abbia imparato la lingua, cosa facesse prima in Senegal. “Da ambulante”, mi risponde. “Non parlavo l’italiano ma solo il francese, ed ero costretto a tradurre i miei pensieri dal francese all’italiano. Ho incominciato da autodidatta, con un dizionario francese-italiano. Per farmi capire”.
IL RAZZISMO ITALIANO
Gli chiedo se sia laureato e in cosa, e mi risponde in economia e commercio. Incredibile ma vero, ho di fronte un uomo che da laureato ha avuto la forza di ricominciare da zero, in un paese straniero, adattando persino la parte più intima di se stesso. I suoi pensieri. “Ti senti integrato, ora che hai un lavoro e parli la nostra lingua?”, con sincerit , mi risponde che da zero a dieci si sente integrato quattro. E che il razzismo l’ha conosciuto in Italia, che “gli italiani non sono ancora pronti del tutto”, e che bisognerebbe guardare al modello di Londra.
Però, poi penso che a qualcosa quel quattro pur sia dovuto. “Che lavoro fai Serigne?” “Lavoro in una casa editrice, la Medusa. Nel reparto amministrazione, spedizione, vendita di libri. Dove c’è bisogno”. Apprendo più tardi che l’incontro con la “Medusa Editrice” è avvenuto grazie al figlio del proprietario della casa editrice, che gli ha dato i primi libri e le prime lezioni d’italiano. E mi rendo conto di quanto quel quattro improvvisamente acquisisca il valore aggiunto di chi è passato dallo stato di ambulante autodidatta, a parte di un progetto, di una comunit .
Eppure mi chiedo e gli chiedo come non abbia ceduto alle offerte di vita facile della camorra. “L’educazione che riceviamo in Senegal, è molto morale. I delinquenti, e le ragazze che vedi per strada, se sono senegalesi, non sanno cosa stanno facendo. Nella mia terra bianchi e neri convivono e lavorano insieme. E la dignit  è il valore più importante”.
LA STORIA SPRECATA
Prima di andar via, mi cercano per chiedermi se ho ancora bisogno di qualcosa, perch loro devono proprio scappare. Mi stringono forte la mano con un sorriso che non mi abbandona anche dopo esserci salutati. Ripercorro il labirinto dell’isola E1 del centro direzionale. Non so proprio come uscirne, cos approfitto della cortesia delle hostess dell’Holiday Inn, che fingono di non notare l’uso improprio che faccio della room service. La attraverso, con la testa china sul giornale, perch dentro mi sento una clandestina. E mi rendo conto che lo sono davvero. Napoli è la citt  dell’accoglienza e della dominazione. Nelle mie vene scorre il sangue di chi vive nella terra che è stata degli Svevi, Angioini, Borboni, spagnoli, latini, greci e addirittura arabi. Il pensiero mi accompagna lungo tutto il tragitto verso casa, ingarbugliandosi in un manto stradale da “Parigi – Dakar”. Ogni voragine mi ricorda quanta storia sprechiamo calpestando nel modo sbagliato una terra cos fertile di inventiva e cultura. Ma il sorriso di Felix e Serigne mi aiuta a colmare anche queste di voragini. E per una volta nel modo giusto.

Per saperne di più
www.radiovolcri.org
per seguire la trasmissione di Felix Adado il venerd dalle 10.00 alle 11.00
istme@fastwebnet.it per contattare l’Istituto Culturale del Mezzogiorno
Il corso si tiene il luned dalle ore 15.00 e il gioved dalle 10.00 al CSV isola E1, centro direzionale

Nelle foto, una lezione del Grand Tour con Filippetti e padre Ventrella, Felix Adado e quest’ultimo con Serigne e un’altra studentessa del corso

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