Pelli di leopardo, alambicchi e gusci di tartaruga. Oggetti strani e curiosi che sembrano provenire da un altro tempo. Immerso tra la magia alchemica del principe di Sansevero e addossato alla chiesa di San Domenico Maggiore sorge il piccolo negozio/atelier di Ciro Vignes, scultore e appassionato di oggetti particolari.
Da dove nasce questa passione?
“Sono appassionato di disegno, scultura, pittura, di qualsiasi cosa possa essere creato con le tecniche più disparate e gli stili più differenti. Sognavo di creare un posto dove potessi esprimere queste mie passioni. Poi gli oggetti di questo tipo esercitano un fascino, ci riportano a un’altra dimensione, a volte sognante, a volte terrifica”.
Dove trovi questi oggetti
“Cerco ovunque. Amici antiquari, mercatini, rigattieri, a casa di qualcuno o posso crearli. Mi piace scolpire grifoni, gorgoni, diavoli. Tutti con un senso positivo. Guardo con un occhio divertito a queste creature fantastiche. Poi mi piace creare posticci, animali immaginari o esseri inventati, come si faceva un tempo. Assemblo pellicce e denti a forme strane”.
Il tuo criterio di scelta?
“Il mio gusto personale. Non sono un esperto di antiquariato, la mia unica arma è che scolpendo e dipingendo mi rendo conto della qualit  e del fascino di un oggetto”.
Tra i pezzi in negozio, a quale sei pi legato?
“Il pulpito. Lo adoro o deciso di tenerlo. Purtroppo gli oggetti più belli e che più ami li devi vendere”.
Napoli è un buon mercato?
Assolutamente no. Ed è un fenomeno strano. In chiesa puoi trovare Cristo torturato e fustigato, teschi, il continuo riferimento alla morte. Sono cose che ci appartengono, ma se esposte in negozio suscitano sentimenti contrastanti da un lato curiosit , verso la bellezza, il tormento, il curioso, lo strano. Dall’altro, proviamo una sorta di timore per certe cose.
Quindi, una scelta coraggiosa…
“Forse ho semplicemente voluto creare qualcosa che rompesse con il solito commercio. facile vendere una Madonna, un pastore o un Pulcinella. Questa citt  è troppo appoggiata sulla sua olografia… è inutile attingere tutti dallo stesso piatto… si deve cercare qualcosa di differente e scavare di più nelle nostre radici. Sentire il fascino e il mistero della citt . Una citt  al tempo sotterranea e solare”.
La scelta del luogo Sansevero. casuale?
“S, anche se ci leggo una sorta di predestinazione. Non ho pensato che fosse qui vicino. un posto isolato, ma al contempo è una strada in pieno centro. Ha un certo movimento. Può suscitare curiosit  nei passanti. Addossato a San Domenico emana un’atmosfera gotica che mi rimanda penso ai canti gregoriani, agli amanuensi. In quest’aura mi immergo. Mi aiuta a inventare. Quando creo, devo giocare. Come un bambino mi immergo nel sogno e divento, di volta in volta il cavaliere, il monaco, il pellegrino che trova l’oggetto magico, anche se lo realizzo io stesso…
Progetti futuri?
“Non ho mai un progetto preciso. Mi sveglio e tra i tanti sogni fatti cerco un’idea da mettere in atto. All’improvviso. Stacco il lavoro a cui mi sto dedicando, compro il materiale che mi interessa e faccio quella cosa. Guardo un pezzo di legno o di creta l da un mese e ci leggo la forma… Non seguo progetti… è un qualcosa di puramente ludico. Gli oggetti che creo progettano me. Sono loro ad aggiungere un tassello. Mi dicono chi sono. Immagino l’arte come un cavallo. Ti illudi di condurlo, è lui che porta te sui suoi muscoli. Si cammina insieme”.

Nelle foto, Vignes e i suoi oggetti misteriosi…
(foto di Maria Volpe Prignano)

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