La raccolta in vari volumi dell’opera letteraria di Ciro Vitiello (Alfredo Guida Editore) segna un punto qualificante nella poetica italiana e non solo. Ecco il primo in quattrocento pagine.
Se l’autore voleva trasmettere il suo travaglio psichico e la sua sensibilit  ha centrato l’obiettivo, il lettore ne potr  apprezzare i segni linguistici, può addirittura confondersi, con la propria emotivit , con la propria esperienza visiva e psichica.
I saggi introduttivi di Giorgio Barberi Squarotti, Stefano Verdino e Carlo Di Lieto ne rendono ancora più chiaro e limpido il senso della sua poetica.
” Quando si vorr  davvero fare i conti con la nostra letteratura dell’ultimo quarantennio ci si accorger  che fondamentale rimane, fra le poche degne, l’opera di Ciro Vitiello, che è uno dei pochissimi esemplarmente giunto a giocare tutte le sue carte dei generi letterari, dalla poesia nella variet  dei premi, della lirica, dal discorso filosofico e morale alla narrativa, dalla teoria della letteratura alla critica …
… Vitiello tende all’esaurimento e alla totalit , come è dato fare soltanto alla più alta e sicura conquista poetica…
… E’ davvero un risultato mirabile, un modello e una richiesta di raffronto, di sfida…”
Ed ancor più forbita analisi è l’interpretazione di Stefano Verdino.
“Fin dall’inizio la poesia di Ciro Vitiello ha una forte vocazione pronominale. L’intreccio del tu, del noi e dell’io è subito all’opera in una variet  di scene, in cui si intrecciano occasioni amorose a movenze di allucinato diarismo esistenziale a istanze di sentenziosit  motivate da un avvilimento civile…”
E poi ancora Carlo di Lieto.
“Questa considerevole opera poetica evoca l’immagine visiva della parola in un approccio trasversale, essendo rivelatrice di una tensione emozionale inconscia. Lo scenario dell’alterit  e “la sostanza archetipica delle visioni” sono un acuto sondaggio dell’io e una modalit  di condensazione di tempi agglutinanti tra il vedere e il sentire matteblanchiano…”
Nell’intervista concessa ad Alessandro Carandente, Ciro Vitiello si racconta partendo daccapo. Ovvero dalle sue “letture formative”. Jarry, Camus, Sartre, Schopenhauer, Nietzsche, e poi ancora Barthes, Hjelmslev, Lotman, Spitzer, Jakobson,Sapir, Segre. Ma anche Ungaretti, Leopardi, Dante e Baudelaire.
Vitiello ammette di aver iniziato nel 1974 quasi per gioco. Oggi, non solo nella poesia, la velocit  è diventata l’anima del consumo, il facile rombo della parola. Non si opera atto distintivo, critico.
Alla domanda su quali fossero i primi testi fondamentali per lo spirito e la coscienza di Vitiello, lo stesso risponde cos
“Due testi mi affascinarono, Il meraviglioso poema di Ulisse e Pinocchio di Collodi.
Il poeta, però, più fecondo nella mia anima è Leopardi per la sua fondamentale e radicale interpretazione dell’essere a opera della ragione.”

Ciro Vitiello, "L’opera poetica", Guida, pagg.400, 3o euro

In foto, la copertina del volume

10 aprile 2012

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