Secondo appuntamento da non perdere per gli appassionati del cinema di Viviani. Oggi, venerd 26 novembre alle 20,30 all’associazione Pompeilab il secondo appuntamento che ripercorrere la storia umana e artistica di Raffaele Viviani: commediografo, attore, poeta e musicista, nato a Castellammare di Stabia.

Nella serata, intitolata “L’uomo e l’artista”, scrittori, artisti e amici ripercorrano, attraverso immagini, scritti e testimonianze audio-video, la vita e la variegata produzione artistica di Viviani: dai precocissimi inizi, passando tra le difficolt  incontrate in epoca fascista dal teatro popolare, fino all’arrivo al successo nazionale e internazionale. A ricordare l’attivit  musicale di Viviani, l’amichevole partecipazione di Enrico Vicinanza, che dar  voce ad alcuni brani dell’artista stabile.

Questo secondo appuntamento cerca di definire ancora di più l’immagine dell’artista napoletano che più di tutti ha cercato di dare voce al popolo verace di Napoli. Da questo che le opere di Viviani si differenziano notevolmente da quella del suo contemporaneo Eduardo de Filippo, presentandosi allo stesso tempo come complementare al suo collega. Mentre l’opera di Eduardo ci presenta la borghesia napoletana, con i suoi problemi e la sua crisi di valori, Viviani mette in scena la plebe, i mendicanti, i venditori ambulanti: un’umanit  disperata e disordinata che vive la sua eterna guerra per soddisfare i bisogni primari.
Proprio sulla distinzione tra ricchezze e povert  che gli organizzatori del Pompeilab hanno scelto di proiettare per il primo incontro dedicato a Viviani, avvenuto il 19 novembre scorso, il film “La tavola dei poveri”. Questa pellicola del 1932, da cui Viviani trarr  l’omonimo atto unico, rappresenta uno dei pochissimi documenti rimasti della sua recitazione. Si tratta di una commedia amara, incentrata sul tema del contrasto tra vera e falsa povert . A curare la regia fu Alessandro Blasetti, tra i padri fondatori del moderno cinema italiano e la sceneggiatura venne scritta, a quattro mani, dallo stesso Viviani con Mario Soldati.

La poetica dell’autore si allontana violentemente dalla retorica lacrimevole, pittoresca e piccolo borghese del tempo, prendendo le distanze al contempo dalla cultura positivista e ponendosi per molti versi all’interno di dinamiche creative proprie delle avanguardie. Il suo fu un teatro diverso, anomalo e sconvolgente, ma durante il fascismo subir , con la negazione dell’uso dei dialetti, l’ostilit  e il silenzio della critica e della stampa.

Raffaele Viviani, quindi, fu interprete della Napoli popolare, di cui mise in scena un’infinita galleria di personaggi, che, solo apparentemente, descrivono la scanzonata e oleografica umanit  partenopea, ma che spesso, invece, sono intrisi di tragico realismo.

Nella foto, Raffaele Viviani

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