La fase due è iniziata e, mentre i vari settori commerciali sono oggetto di discussione da parte del Governo, in vista di una riapertura in tempi brevi, mentre le Chiese riaprono, teatri e cinema restano chiusi. Il rischio concreto è che le realtà teatrali territoriali che non beneficiano di fondi pubblici, si vedano costrette a chiudere i battenti per sempre, non riuscendo neanche a pagare le spese minime di gestione, figuriamoci progettare da sole la riapertura e la programmazione.
Di questi argomenti parliamo ormai da alcuni giorni con esponenti del teatro di Napoli e provincia.

Mario Gelardi
Qui sopra Mario Gelardi. In alto, una foto del Nuovo Teatro Sanità con il collettivo stabile.

Dopo Mirko Di Martino e Leda Conti, raggiungiamo via mail Mario Gelardi drammaturgo, regista e direttore artistico del Nuovo teatro Sanità.

Il ministro Franceschini ha incontrato alcuni esponenti del mondo dello spettacolo. Per il Fondo emergenza si parla di 20 milioni di euro da destinare a quelle realtà che non fanno parte del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo). Che ne pensa?
Il ministro Franceschini ha l’abitudine di consultarsi sempre con gli stessi esponenti dello spettacolo, ho l’impressione che ne trae un giudizio assolutamente parziale della nostra condizione. Le misure che attuerà, (possiamo parlare solo al futuro, il presente resta privo di ogni tipo di risorsa integrativa per i lavoratori),  non sono ancora verificabili nella sua reale efficienza, non sappiamo per quanti mesi resteremo chiusi e nel caso aprissimo a quali condizioni. Questo limbo rende il nostro futuro cupo.
Come state affrontando la situazione?
Purtroppo la situazione delle piccole strutture è difficilmente sanabile per quel che riguarda il passato, possiamo solo fare proposte per il futuro. Ci sono molte questioni sul piatto da affrontare, per esempio un’agibilità più flessibile per i luoghi teatrali che lavorano in spazi non convenzionali, l’iva sule rette della formazione, una regolamentazione della formazione, il riconoscimento di giornate lavorative In questo momento è necessario un censimento di tutte quelle strutture regionali che operano in campo teatrale che il ministero e le istituzioni non conoscono .
Il ministro propone una piattaforma culturale digitale, una Netflix italiana che ospiti spettacoli. Una buona idea?
La televisione non è un’alternativa al cinema,  youtube non è un’alternativa a netflix e i social non lo sono al telefono, non capisco perché si debba pensare al teatro in streaming come alternativo a quello dal vivo. Lo streaming può accompagnare la ripresa ma non può sostituirsi al teatro dal vivo. É essenziale che ci spieghino come e con quali risorse è possibile realizzare prodotti per il web che conservino una qualità tecnica dignitosa.
Dalla piattaforma change.org appare  Attrici Attori Uniti denunciano la rottura dei contratti di lavoro senza il rispetto delle leggi sul licenziamento e chiedono l’istituzione di un reddito specifico.  Cosa ne pensa?
Intanto occorre esortare i lavoratori dello spettacolo a occuparsi dei loro diritti non solo in case di pandemie mondiali, esiste un contratto nazionale del lavoro che molti disattendono con l’appoggio degli stessi artisti.Se vogliamo batterci per i nostri diritti ci saranno sacrifici da fare. La dignità del lavoro va garantita sempre.Il reddito di quarantena dovrebbe valere per tutte le categorie in crisi ovviamente.
Cosa succedo a livello territoriale? Ci si potrebbe unire per muovere richieste chiare allo Stato e alla Regione?
É il tentativo che ha fatto L’ArTEc e L’Agis che sono due associazioni di categorie. In questi mesi sono nati molto gruppi divisi per categorie, attori, registi, ecc, credo sia una mossa perdente, che riveli la divisione del settore. O capiamo che i lavoratori del teatro, nelle singole specificità, devono restare uniti o per il legislatore resteremo una minoranza senza interesse.
Un punto di ripartenza potrebbe essere la programmazione estiva?
Credo che iniziare con spettacoli all’aperto sia la cosa migliore, soprattutto per il pubblico.Le istituzioni potrebbero individuare luoghi e sanarli, occuparsi loro delle norme di sicurezza e lasciare alle gente di teatro il loro compito, fare teatro.

Grazie a Mario Gelardi per aver risposto alle nostre domande.
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