Under 35 al Teatro Sannazaro. Prende il via “Prime di settimana”, la rassegna teatrale in collaborazione con la compagnia Teen Theatre. L’iniziativa si rivolge ai nuovi linguaggi scenici e talenti in scena tra il lunedì e il mercoledì.
Si inizia il 27 ottobre, alle ore 21, con “Rosaura alle dieci” di Marco Denevi (Buenos Aires 1922-1998)) con repliche il 28 e 29 ottobre (foto): ideazione, regia e interpretazione di Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini. Stefano Angelucci Marino firma anche l’adattamento e la regia, le maschere sono di Brat Teatro, i burattini e i mascheroni di Brina Babini. I costumi e la scenografia sono a cura di Vize Ruffo, le luci e il suono di Vittoria Coletti e Mattia Lattanzi. L’organizzazione è a cura di Florencia Galano e Agustin Rodriguez e lo spettacolo è coprodotto da Teatro del Sangro e Green Factory.                                                                                                    
Cinque maschere antropomorfe, burattini, mascheroni e ombre contraddistinguono l’inedita versione teatrale e italiana di “Rosaura alle dieci” di un autore argentino mai tradotto sinora per i palcoscenici italiani, che si affida a un codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño caratterizzato da una forte impronta italiana.
Angelucci Marino e Rossella Gesini proseguono nel solco di una precisa linea programmatica: narrare, senza retorica e luoghi comuni, la storia degli emigranti, degli italiani “senza patria” divisi nel cuore, nella lingua, nella cultura.  
“Rosaura alle dieci” è la storia di un delitto raccontata da cinque diversi protagonisti, ciascuno dei quali fornisce un tassello che completa il puzzle, ciascuno con la sua voce magnificamente distinta dalle altre. Consciamente o inconsciamente tutti e cinque mentono, eppure, consciamente o inconsciamente, tutti e cinque dicono la verità.
La storia è ambientata a Buenos Aires durante gli ultimi anni del regime di Perón. Nel romanzo non ci sono riferimenti precisi alle vicende politiche, ma il lettore consapevole avverte la tensione sociale che contrappone la cosiddetta aristocrazia – ormai al tramonto anche se sopravvissuta alla seconda guerra mondiale – al populismo in ascesa, che ricorda in qualche misura il fascismo italiano: questa tensione avrebbe avuto il suo insoddisfacente scioglimento nella Revolución Libertadora del 1955, che pose fine al primo mandato di Perón gettando però il seme di ciò che, vent’anni dopo, avrebbe portato alla sanguinosa dittatura militare e alla tragica guerra delle Malvinas.

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