La storia economica italiana è fatta di storie di persone, famiglie, sogni, desideri, povertà, guerre, creatività, talento, estro e gusto che hanno dato vita, grazie all’intuizione di Rosa Genoni, prima sarta e poi stilista, al made in Italy tanto apprezzato nel mondo.
In “La fabbrica dei desideri”, da poco pubblicato da Piemme, Valeria Gallina racconta lo sviluppo di una fabbrica di cioccolato piemontese agli inizi del Novecento legata alle vicende della sua famiglia. Caterina ha da poco perso il marito, ha tre figli – di cui uno piccolo- da sfamare e nessuno su cui poter contare.
Arrivata in città, accompagna la figlia adolescente, Giulia, al colloquio di lavoro per l’assunzione delle lavoranti che confezionano il cioccolato, così prende l’avvio il romanzo con cui l’autrice disegna un affresco storico nel quale le vite dei protagonisti sono scosse dagli eventi: l’industrializzazione, la guerra e l’emigrazione.
La cascina i Glicini, dove la famiglia trova casa, diventa un luogo degli affetti in cui fioriscono amicizie salde, si costruiscono riscatti personali e storie d’amore.
Giulia cresce, in fabbrica trova delle amiche con cui condividerà la vita e si innamora mentre si impegna, con tenacia e determinazione, a riprendere gli studi dopo aver faticosamente reimparato a leggere e scrivere.
Alla scuola aveva dovuto rinunciare presto: «Non si era mai soffermata a pensare cosa volesse o le piacesse fare: per troppo tempo era stato importante solo ciò che doveva fare per aiutare la famiglia. E lei lo aveva accettato come un fatto naturale, dando per scontato che le sue aspirazioni fossero irrilevanti, al punto che non aveva mai neanche dedicato del tempo a capire se ne avesse».
La fabbrica è il mondo che le ha permesso di uscire dalla povertà dove trascorre una quotidianità fatta di un sapere manuale prima e di opportunità di crescita dopo.
Caterina pian piano riacquista la dimensione di un futuro in cui non è soltanto vedova e madre, ma grazie a un lavoro che la gratifica, è una persona che vive di piccole grandi conquiste e sensi di colpa, la scelta della figlia è sinonimo di manchevolezza: «Caterina era contenta che sua figlia avesse dei progetti, delle ambizioni, in fondo non era quello l’esempio che le aveva dato? Ma che alla sua età Giulia dovesse studiare alle scuole serali, ecco, era un rimprovero evidente per sé stessa: non era stata capace di provvedere a sua figlia. Come madre aveva mancato».
L’autrice si sofferma su aspetti storici che spiegano la perdurante asimmetria di genere nel mondo del lavoro raccontando come durante i momenti di crisi –le guerre o lo spopolamento delle campagne per le ondate migratorie verso le città industriali – le donne hanno colmato il vuoto lasciato dagli uomini dimostrando di avere tutte le capacità e i talenti per poter ricoprire ruoli e mansioni salvo, poi, dover fare un passo indietro superato il momento topico.
Al termine della crisi le donne dovevano rientrare nei ranghi domestici nelle funzioni di accudimento familiare: «E mentre si spaccavano la schiena su un tornio, si intossicavano fabbricando proiettili, o perdevano la vista a cucire divise, in loro maturava una coscienza nuova. Quella di avere diritti e aspirazioni. Non sapevano ancora che quella libertà, che non si erano guadagnate, ma che solo la necessità della guerra aveva loro elargito, sarebbe svanita con il ritorno dei reduci dal fronte».
Giulia costruisce la sua strada lavorativa e personale passando per scelte difficili, momenti di dolore per la perdita di affetti e maturazione di una consapevolezza: non voler rinunciare ad essere sé stessa. Tra le pagine si avverte il cambiamento, la trasformazione urbana e operaia che si accompagna ai sussulti sociali vissuta con intensità ma senza mai esagerazione: le gioie, le delusioni, i dispiaceri e le difficoltà sono accolti come parte della vita nella quale ognuno mantiene il senso di responsabilità e l’attenzione verso la famiglia.
Una vena di malinconia accompagna Giulia negli anni senza, però, deprimerla o incattivirla. Una storia familiare in cui le generazioni si susseguono raccontando le loro vite e la Storia. Uno stile narrativo fluido dai toni pacati che rende piacevole la lettura resa interessante dalla consapevolezza di star entrando non in un racconto di fantasia ma nella storia personale dell’autrice.
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IL LIBRO
Valeria Gallina
La fabbrica dei desideri
Piemme
Pagine 440
euro 18.90
L’AUTRICE
Valeria Gallina è socia di uno studio di dottori commercialisti. Vive a Torino con suo figlio e i suoi tre gatti. In questo romanzo riprende vita la storia vibrante e commovente della sua famiglia.
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