The Spark Mondadori bookstore/ “I racconti di un cane camorrista”: Pasquale Ferro affascina il pubblico con personaggi ispirati alla vita. Quelle verità nascoste che diventano conoscenza (collettiva) della violenza

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«Una scrittura molto sanguigna dettata da esperienze di vita. Ho letto quasi tutti i romanzi di Pasquale Ferro, anche questo narra la realtà ed è geniale che l’autore la racconti attraverso lo sguardo di una cagnolina. Noi abbiamo cercato di dare voce ai giovani, perché secondo me è importante che la lettura venga avvicinata alle nuove generazioni. E, quindi, per dare un’impronta più originale alla nascita di un’opera letteraria abbiamo pensato di coinvolgere alcuni ragazzi del laboratorio di teatro pratico che conduco da tempo sul territorio di San Giorgio a Cremano».

Qui sopra, Pasquale Ferro. In copertina, l’autore con l’editrice Donatella Gallone e il regista Roberto Capasso. In basso, il pubblico, gli allievi del laboratorio “L’altro teatro” e la copertina de “I racconti di un cane camorrista”

Attore e regista, nonché docente della scuola di recitazione del teatro nazionale di Napoli diretta da Arturo Cirillo con cui collabora da anni alla regia di spettacoli nazionali di grande successo, Capasso, alla presentazione del libro “I racconti di un cane camorrista” di Pasquale Ferro che si è svolta nelll’hub culturale The Spark (Mondadori bookstore) di Napoli (in piazza Bovio), ha presentato quei talenti emergenti che lui stesso forma e che hanno dato prova di energia artistica e grande capacità d’interpretazione.
Vittorio Borrelli, Dario Mauro e Marcella Tufano, infatti, hanno aperto l’incontro proponendo al numeroso pubblico presente, accompagnandosi con nacchere e tammorre, un primo stralcio della preghiera che Ferro in questo testo fa pronunciare da un personaggio surreale e suggestivo, Susumella, ultracentenaria, donna saggia, attraversata da dolori profondi, che rappresenta la memoria arcaica di Napoli, espressa in un linguaggio antico, stratificato, identitario.


Luna janca, luna nera comme ’e zizze ‘e ’na creatura/ ca pe’
fa vedé ca è femmena tutte ’e notte ’e mette a fore./
Luna janca,
luna nera comme ’a femmena ca è prena / cagne ’a luna e votte ’o
viente, tutt’annure rint’ ’o cunviente./ Meza luna spiritata pure ’a
zita sta ’nfucata / s’è ’nfucata ’a furnacella caccie ’o monaco ’a curdicèlla

Poi l’appuntamento entra nel vivo di queste 150 pagine attraverso una chiacchierata di Ferro con l’editrice e giornalista Donatella Gallone con cui ha avviato una collaborazione editoriale dall’inizio degli anni duemila, cominciando da una pubblicazione tragica e ironica allo stesso tempo, Genny Flowers. Confessioni di una travestita in attesa di pensione d’invalidità dedicata a una trans che svela ipocrisie di una società conformista e benpensante.

Ferro spiega perché attraverso gli occhi di due cucciole yorkshire, la mamma Pacchiana e poi la figlia Clarabella, ha deciso di portare lettrici e lettori a conoscenza di quelle atrocità che avvengono nel mondo della camorra: «Noi spesso abbiamo paura di verità nascoste, la gente non ha voglia di ascoltare tragedie fatte di violenza e omicidi. Invece, ne dobbiamo avere coscienza. Noi non conosciamo chi è un camorrista, chi ha il sangue tanto cattivo da uccidere un bambino. Era importante far emergere queste verità e io lo faccio attraverso una lingua che recupera espressioni antiche».
Ferro assimila tutto quello che accade intorno a lui che si traduce, poi, in una sorta di scrittura automatica. Così i suoi personaggi si materializzano dalla vita stessa: «Per esempio, la figura di Marittella, moglie del boss don Gennaro Misericordia prende corpo da un episodio ben preciso. Ero in un autobus (questo libro l’ho scritto 20 anni fa), c’erano due signore che si parlavano solo con i gesti o nell’orecchio, pensai che fossero due ragazze sordomute. Una di queste era di una bellezza sconvolgente, molto raffinata. Si alzarono e lei si rivolse all’autista con una voce gutturale da uomo: ” ‘A vuò arapì ‘sta porta?”. Marittella ha la stessa voce e la stessa bellezza. Mentre il personaggio di Catena rimanda a una trans famosa e a un fatto di cronaca: ‘a Shangai accoltellò il fidanzato che le aveva nesso “le cornicine”».

Un pomeriggio intenso, quello trascorso a the Spark, intervallato anche da altri due brani del romanzo: Vittorio, Marcella e Dario danno voce alle storie di Dundella ”a Tavutara e a quella della stessa Catena che si sofferma sulla sua amicizia con la signora Cucù. Poi si va verso l’epilogo, mentre molte persone non riescono a raggiungere la saletta dove si svolge l’incontro perché c’è troppa folla. Segno che la cultura è viva se passa attraverso storie forti e appassionanti.
Infine, risuona la seconda parte della filastrocca riservata alla luna: E po’ ’o sole imperatore tutte ’e zelle mette ’a fore/ e scummoglie tutte ’e liette, zizze ‘a fore e vocche aperte./ Site frate, site sore, male lengue e traditore/ ca cu ’a luna ce annammuramme e cu ’o sole ce scurdamme...





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