La fame non è una condizione naturale dell’umanità né una tragedia inevitabile: è il risultato di scelte politiche e di sistemi economici che hanno deciso di chiudere gli occhi di fronte alle disuguaglianze. O addirittura di promuoverle. Sono parole del presidente brasiliano Lula che danno avvio a una sua riflessione sul destino dell’umanità pubblicata oggi sul quotidiano nazionale la Repubblica.
Il suo pensiero ci conduce (indirettamente) a quello che diceva il giudice Falcone della criminalità organizzata: affrontarla implica il coraggio di agire contro la paura, e la disponibilità a fare la propria parte, anche quando è più facile lamentarsi. 
Ed è esattamente questa la posizione di alcuni dei personaggi descritti nel nuovo romanzo di Pasquale Ferro I racconti di un cane camorrista (edito da ilmondosiuk). Non un ennesimo libro sulla camorra ma un avvincente spaccato della realtà vista attraverso lo sguardo di due cucciole yorkshire.
Lo stile di Ferro, ironico e a tratti tragicomico, sin dai primi libri ( e il ricordo ca a Genny Flowers. Confessioni di una travestita in attesa di pensione di invalidità) riesce a mescolare italiano e napoletano (ripescando anche alcune preghiere e filastrocche antiche) costruendo personaggi differenti tra loro, specchio di una città come Napoli, che vive di contrasti: luce e oscurità, bellezza e morte, sviluppo e degrado.
Pacchiana, prima, e poi sua figlia Clarabella diventano testimoni di visioni feroci ma anche di commoventi speranze narrate con l’anima: Ferro, infatti, non è uno di quei prodotti editoriali da laboratorio creativo che proliferano in Italia ma anche in Europa.
Autodidatta (spesso sottolinea lui stesso che la vita gli ha negato la scuola), attraverso la scrittura è capace di fermare istanti di vissuto trasformandoli in emozioni toccanti o in efficaci scorci di cronaca. l’obiettivo non è inorridire, quanto, piuttosto, far emergere quello che ci circonda senza voltare la testa dall’altra parte, senza ignoare quell’illecito che tuttavia è intorno a noi, strisciante e infido.
Tante le figure che si riconcorrono in queste 160 pagine: prima tra tutte, quella di don Gennaro Misericordia, boss spietato, che vive in una villa debordante di cattivo gusto; sua moglie Marittella, dal fascino sopra le righe, l’avvocato Miseria che non è proprio quel filantropo che la gente crede che sia, sua moglie Isandra, apparentemente scialba, che nasconde segreti inquietanti, sua figlia Annie fermamente convinta, invece, di poter migliorare la società diventando magistrato, la vetusta Susumella che, con il suo controcanto, ci porta in un mondo arcaico di crudeltà e violenza…
Ci piace ricordare ancora Catena, che con il suo destino da femminello mostra gratitudine alla famiglia Misericordia e Russulillo, il giovane figlio di do don Gennaro, che riserva sorprese di cambiamento e trasformazione.
Fresco di stampa, il libro sarà presentato sabato 18 ottobre, alle 18, dall’autore nell’ambito della rassegna Scena ArenAniene 2025 realizzata con la direzione artistica di Giulio Gargia e Patrizia Di Terlizzi, dedicata ai nuovi linguaggi della commedia e del teatro contemporaneo.
Giorni di spettacoli, incontri e anteprime (dal 9 ottobre all’11 novembre) al Teatro Aniene di Roma (via delle Vigne Nuove, 458) . È possibile raggiungerlo con i bus 38 o 341, la Metro B fermata Jonio. O anche con il treno FL2, FL1, FL3 e linea R. Per i ciclisti la pista ciclabile prevede: Porta Pia, Via Nomentana Batteria Nomentana, Ponte di Batteria Nomentana, Piazza Sempione e poi i Bus. C’è un parcheggio interno per disabili.
Per saperne di più
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