Con Zingari, in scena al Teatro Tram di Napoli per la regia di Diego Sommaripa, il teatro di Raffaele Viviani ritrova la sua voce più autentica e, allo stesso tempo, sorprendentemente attuale. Lontano da ogni tentazione folkloristica, lo spettacolo propone una rilettura coraggiosa e visionaria di un testo che appartiene alla tradizione partenopea ma che, in questa nuova versione, assume i contorni di una riflessione universale sull’emarginazione e sull’identità.


L’adattamento, firmato dallo stesso Sommaripa insieme a Emanuele Scherillo, costruisce uno spazio scenico indefinito, tra baraccopoli e circo abbandonato, dove i personaggi vivono in una sospensione senza tempo. Gli “Zingari” diventano figure simboliche, ombre di un’umanità errante e fragile, che lotta per esistere ai margini della società (foto di Teresa Uomo).
La regia si muove con equilibrio tra realismo e astrazione, fondendo il linguaggio popolare di Viviani con suggestioni circensi e oniriche. Le musiche originali di Gianluigi Capasso accompagnano la narrazione con una partitura che amplifica i momenti lirici e drammatici. Ciascun personaggio si muove in equilibrio tra la commedia e la tragedia, tra l’istinto e la poesia. Particolarmente interessante la resa del “Diavulone”, figura cardine della vicenda, interpretata con una sfumatura più umana e meno demoniaca rispetto alla tradizione.
Un’opera che non cerca di spiegare, ma di evocare; uno spettacolo visivamente potente e concettualmente attuale, che restituisce la profondità di Viviani senza ridurlo a monumento, capace di dialogare con il contemporaneo. È un lavoro che emoziona, che fa pensare e che lascia dietro di sé quella sensazione rara di teatro impegnato e serio, che non si limita a raccontare, ma ci invita a guardarci dentro, spingendoci all’introspezione.
IL PROSSIMO SPETTACOLO
Venerdì 31 ottobre e sabato 1° novembre, alle 21, al teatro Tram di Napoli in via Port’Alba 30 (metro Dante), Napoli, andrà in scena lo spettacolo teatrale Radio Macbeth, ambientato tra il 1941 e il 1943, quando George Orwell lavora per la BBC alla creazione di programmi radiofonici di propaganda.
I soldati indiani, forniti in massa all’esercito inglese, muoiono a migliaia sui campi di battaglia, proprio quando Orwell parla alla radio. Il 17 ottobre del 1943, Orwell analizza trama e struttura del Macbeth di William Shakespeare, che considera senza mezzi termini, l’opera perfetta.
Poche settimane dopo, senza preavviso, Orwell si dimette dalla Bbc. Lo spettacolo mescola la vicenda dell’autore con la trama del Macbeth, le profezie dell’opera di Orwell con quelle delle streghe, la sanguinosa tirannia del re scozzese con il cinico sfruttamento del colonialismo inglese, fino alla decisione di abbandonare la propaganda radiofonica britannica.

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