Napoli oltre/ L’attore, regista e docente Roberto Capasso: «Il teatro non morirà mai, aiuta a dialogare con la vita»

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Qui sopra, Roberto Capasso con gli allievi di San Giorgio a Cremano.. In copertina, saggio finale del laboratorio pratico “L’altro teatro”

Una scintilla. Il teatro spalanca ai suoi occhi la magia che pesca nella vita quando è un adolescente e frequenta le scuole medie. Roberto Capasso è un ragazzino che abita a San Giorgio a Cremano, in quella provincia di Napoli dove il genio è di casa e Massimo Troisi già all’inizio degli anni settanta dà chiari segnali del suo talento nel mondo dello spettacolo, coltivandolo a colpi di cabaret in un garage che poi diventerà Centro teatro Spazio.

Eccolo in veste di regista


Nel tempo (scolastico) prolungato, Roberto partecipa a un laboratorio teatrale e allena la fantasia a camminare sul palcoscenico con lo slancio di una passione che non l’abbandonerà mai. E infatti si diplomerà (come perito commerciale) solo per assecondare il desiderio di papà, s’iscriverà anche alla facoltà di lettere ma quel sogno adolescenziale busserà sempre alla porta della sua mente e, nella capitale, nella seconda metà degli anni novanta, sceglierà un percorso di formazione d’attore con Silvano Tranquilli, popolare volto televisivo e cinematografico, amato dalle giovani generazioni del passato soprattutto per la serie tv I ragazzi di padre Tobia (prodotta tra il 1967/68).
I ricordi scivolano al tavolino di un caffè di piazza Dante, a poca distanza dalla statua del poeta, in una di quelle giornate napoletane tormentate da pioggia senza scampo che inzuppa persino chi ha un ampio ombrello. Ma l’umidità non intacca il fuoco di un amore raccontato con dettagli e un po’ di nostalgia.
La malinconia gli vela lo sguardo quando parla della sua indimenticabile avventura artistica e umana con Mario Scarpetta, erede di una dinastia che continua a brillare con intensa luce: Eduardo, il figlio di Mario, stroncato, appena cinquantenne, per un malore improvviso il 14 novembre 2004, spopola adesso tra televisione e cinema, conquistando, nel 2022, il David di Donatello come migliore interprete non protagonista nel film di Mario Martone, Qui rido io, sulla querela di Gabriele D’Annunzio a Eduardo Scarpetta (suo trisavolo, nonché leggendario commediografo) per la parodia di un’opera ribattezzata Il figlio di Iorio, senza il suo consenso.

Con Mario Scarpetta ne “La banda degli onesti”. La commedia, scritta e diretta da Mario Scarpetta è tratta dalla sceneggiatura del film di Age e Scarpelli degli anni ’50 interpretato da Totò
e Peppino De Filippo


Roberto lo rivede, nell’archivio della sua memoria, nemmeno undicenne dietro il sipario del Cilea, durante le repliche: l’ultimo spettacolo con il padre Mario e la sua compagnia è formato da due atti unici Don Rafele ‘o trumbone abbinato a Cupido, scherza e spazza di Peppino De Filippo. Dopo quella scomparsa imprevista, la vita riprende la sua marcia.
Restando nel circuito dell’illustre famiglia, al Parioli di Roma, collabora, con Luigi De Filippo, ma l’incontro determinante che segna una svolta professionale è quello con Arturo Cirillo nel 2002.
Napoletano, allievo di Carlo Cecchi, Cirillo la sua città la vede dalla capitale dove vive e quando decide di mettere in scena (da attore e regista) al Teatro Nuovo la commedia “Mettiteve a fare ammore cu mme”, scritta da Eduardo Scarpetta nel 1880, lo coinvolge come braccio destro nella regia. Aprendogli nuovi orizzonti per un’interpretazione poetica, più visionaria e meno farsesca dell’immaginario scarpettiano.

Arturo Cirillo e Roberto Capasso in “Miseria e nobiltà”
di Eduardo Scarpetta (produzione teatro stabile di Napoli)


La storia, rappresentata dall’infinito Totò agli inizi della sua carriera, è quella di Don Gennaro, vedovo benestante e ancora carico di energie: la cameriera Rosa, di cui è innamorato, gli pone come condizione il matrimonio, prima di avviare una vera relazione. Ma don Gennaro ha in casa una figlia, Giulietta, e una nipote, Emilia e non vede l’ora di maritarle, per dedicarsi all’amata.
Non manca la figura di Felice Sciosciammocca, goffo nei modi e nel parlare: è il promesso sposo di Emilia ma desidera accasarsi con Giulietta, da lei ricambiato. Gli equivoci si intrecciano in una comicità irresistibile ma rinnovata.
È il primo passo verso una scoperta, la direzione artistica dei testi teatrali: da questo percorso nascerà una collaborazione solida ancora oggi, ripercorrendo l’immaginario di Annibale Ruccello fino a incursioni internazionali come quella nell’universo drammaturgico di Molière (L’avaro e Don Giovanni). Cercando strade nuove nella tradizione.
Perseverare: è un verbo che lo guida pure da docente. Dal 2024 (e fino al 2027) insegna nella scuola di recitazione del teatro nazionale di Napoli (per giovani attori) diretta da Cirillo che gli affida la teatralità napoletana. Cominciando, dal primo anno, con un linguaggio teatrale più universale, considerando che la classe conta partecipanti non solo partenopei, ma provenienti da tutta Italia.
All’attenzione degli allievi propone, infatti, tre atti unici di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo: “Quei figuri di tanti anni fa”,Don Rafele ‘o trumbone”. “È la mia famiglia”. Ora, invece, li sta avvicinando a Eduardo Scarpetta e Antonio Petito, altri due giganti della scena napoletana. Chiuderà il cerchio, nel 2027, con la forza drammatica di Raffaele Viviani, immortale voce (stabiese) del popolo.
Non è l’unico impegno che abbraccia da insegnante: a San Giorgio a Cremano conduce il laboratorio L’altro teatro (in una struttura messa a disposizione dal Comune) aperto alla cittadinanza del territorio vesuviano, senza limiti di età. Dal libero professionista(ingegnere, avvocato ecc.) ai prof, diventa un modo per evolversi nel proprio lavoro o per creare un progetto insieme a un gruppo, sul palcoscenico come luogo dove giocare recitando. Da qui può partire per qualche ragazzo o ragazza particolarmente dotato/a il suggerimento di un futuro da coltivare con strategie di formazione.
E con Casa del contemporaneo (centro di produzione teatrale campano) dirige un corso sulla Cantata dei pastori a Santa Croce del Sannio, in provincia di Benevento, per un pubblico variegato che non pensa necessariamente al teatro come “sogno dell’avvenire” e che, però, alla fine della frequenza, sarà protagonista di una “restituzione” del lavoro svolto (domenica 21 dicembre). Una data speciale: si inaugura il nuovo teatro comunale dedicato a Don Angelo Zeoli, offrendo uno spazio di dialogo, memoria e creatività condivisa.

Con Peppe Barra durante l’incontro che Roberto ha condotto nella sala del consiglio comunale di Santa Croce del Sannio su “La cantata dei pastori” cui ha partecipato anche Lalla Esposito nell’ambito del progetto “ScenAria”

Il teatro non morirà mai: l’arte più antica e bella. Ne è convinto, Roberto, malgrado la cultura venga sacrificata con tagli di fondi (ministeriali) e spesso le iniziative si limitano agli under 35, mentre ci sono tanti talenti da valorizzare, oltre questi limiti di età.
Un destino, il teatro. Il consiglio a ragazzi e ragazze che fanno parte del triennio allo Stabile di Napoli: studiare molto, senza stancarsi mai di creare connessioni, coltivando i rapporti umani. Esercitando pazienza e acquistando capacità di mediazione, sorridendo anche quando non se ne ha voglia.
Ultimo lampo che attraversa i suoi pensieri: Nuccia Fumo e Annamaria Ackermann, due signore eterne del teatro custodite nel cuore per la loro forza d’interpretazione. E tra le tante esperienze, quella forte e indimenticabile con l’attore Gigi Savoia.
Se dovesse rinascere? Ricomincerebbe tutto da capo, partendo da quella luce magica che lo ha guidato fin qui.

Con Nuccia Fumo

La pioggia resiste tenace. Dopo la chiacchierata con chi scrive questo articolo, Roberto torna all’agenda di appuntamenti che riunisce le sue tre anime di attore, regista e docente. Intorno al palcoscenico. Ieri, oggi e domani.
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PROSSIMAMENTE

In “Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e un anno


Giovedì 11 dicembre Cinema Nuovo di Lioni (Avellino, alle 21) e venerdì 19 dicembre, alle 20,30, Teatro Karol, Castellammare di Stabia, via Allende 4, Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e un anno di Antonio Petito. In scena con Roberto Capasso (che ne è anche regista), Francesco Rivieccio, Miriam Della Corte, Valentina Martiniello.
Una burletta alla Petito, dove Don Felice, fantasioso ma squattrinato studente, affronta il manesco e irascibile scarparo, Pulcinella, padre di una bella fanciulla e di un bimbetto di un anno. Grazie a un paio di scarpe rotte da risuolare, Don Felice si innamora della fanciulla che ricambia le sue attenzioni ma lo scontroso ciabattino è contrario al fidanzamento. Da qui nascono equivoci che faranno divertire il pubblico.
Ridotto Teatro Mercadante. Dal 27/01/2026 al 01/02/2026 Scende giù per Toledo (diretto da Arturo Cirillo che ne è anche interprete, aiuto regia Roberto Capasso. In scena, il romanzo breve di Giuseppe Patroni Griffi del 1975, opera simbolo della narrativa napoletana più visionaria. Protagonista è Rosalinda Sprint, trans dall’anima fragile e audace, che attraversa una Napoli dai mille volti.
Al Tin di vico fico purgatorio ad arco, 38 (angolo via dei tribunali) il 21 e 22 febbraio 2026, protagonista della pièce “La stazione” di Umberto Marino, regia di Gianmarco Cesario, una finestra sugli anni Ottanta in Italia.
REPERTORIO
Pacchiello, venditore ambulante di taralli caldi caldi e di guai neri neri, già portato in scena, da attore e regista, in tanti teatri, tra cui Elicantropo, Sannazaro e Sancarluccio a Napoli. Arriverà in primavera anche a Baronissi, in provincia di Salerno.

Un potente monologo tratto dal romanzo di Pasquale Ferro, ’Mercanti di anime e di usura’’. Pacchiello è un uomo, privo di coscienza, un Riccardo III neomelodico trasportato in una Napoli ubriaca senza veli, ossessionato dal potere e dal denaro, vive di ricordi, vendendo taralli alla stazione centrale di Napoli. Lo spettacolo ha vinto nel 2019 la 5°edizione del Festival Monodrama Monologue Dramatique in Sala Consilina (nel Vallo di Diano).


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