I luoghi comuni e i modi di dire sono tanti, spesso fin troppo abusati ma contengono in s una forza di verit  che li rende in qualche modo sempre attuali. Esempio quando la nave affonda i topi scappano (quegli stessi che danzano in assenza del gatto), oppure tutti si affrettano a salire sul carro del vincitore, e cos via. Tutto questo per voler dire che per vivere bene, o soltanto un po’ meglio, è necessario valutare sempre l’aria che tira e comportarsi di conseguenza. Certo cos facendo non avremmo avuto gesti eroici o magnanimi (ne abbiamo avuto qualche esempio anche in occasione dell’ultima drammatica alluvione in Liguria) e la storia avrebbe forse molte meno cose da raccontare, soprattutto per suggestionare l’opinione comune, ma la verit  è sintetizzabile in fondo in questa amara sintesi “Mi accomodo dove mi fa più comodo”. Il nostro è poi un paese che oltre ad annoverare come si sa santi, eroi e navigatori, registra pure un gran numero di opportunisti e “servi sciocchi” per i quali dignit , lealt , responsabilit  sono per cos dire parole non rintracciabili nel vocabolario dell’anima.
SPIRITO DI GREGGE
Gli esempi di tale stato di cose si infittiscono in questi giorni e in queste ore.E nessun settore sembra essere immune da questa specie di morbo corrosivo. In politica, sia a livello centrale che locale, il “riciclaggio” è all’ordine del giorno. E onest  e coerenza intellettuale vanno a farsi benedire. Ma il fatto più sensazionale è che tutti pretendono di essere all’altezza della “nuova” situazione modificando impunemente la propria carta d’identit  al solo scopo di schierarsi dalla parte giusta. Ignorando che se il nostro paese sta andando a rotoli è proprio in ragione dal fatto che tutti hanno posto sempre e comunque l’accento sull’efficienza della propria poltrona assicurandosi che fosse morbida e confortevole.
Se ci facciamo caso tutti oggi si affrettano a dire io l’avevo previsto, l’avevo sempre detto,ecc. ignorando che fino a ieri hanno fatto esattamente il contrario di ciò che affermano oggi. E cos facendo nessuno si fa mai da parte. Una nazione in questa condizione al tempo stesso immobile e menzognera potr  mai fare passi in avanti?
La situazione come detto non riguarda solo la politica (l’incredibile “spezzatino” di correnti all’interno dei due maggiori partiti, quello democratico e quello del cosiddetto popolo della libert ) ma coinvolge tutti i settori della vita civile, dall’economia all’informazione, dalla grande impresa alla pubblica amministrazione. Sarebbe davvero interessante (e istruttivo per il futuro) andare a rileggere ad esempio previsioni e posizioni di economisti saccenti e opinionisti spocchiosi per rendersi conto – “oggi”- di come si sono realmente svolte le cose. Ma lo sterile, acritico spirito di gregge è forse quello che ha avvelenato scioccamente e definitivamente la pianta.
IL FINTO NUOVO
Non si capisce perch mai sia successa una cosa del genere, che un intero popolo (o comunque una larghissima parte di esso) abbia inteso dar credito ai maghi e agli imbonitori di tutte le specie, fosse un presidente del consiglio , un sindaco, un manager, un imprenditore di “successo”, persino un personaggio dello star system, dello sport, dello spettacolo, e cos via. Questa maggioranza in qualche modo incosciente ha in fin dei conti rovinato non la festa occasionale, ma il destino di un intero paese.
Ed è altrettanto pericoloso che oggi una gran parte la si ritrovi travestita da giocoliere a gestire le etichette di moda, a far la parte di “indignati” o “arrabbiati” dimenticando che simili episodi sono gi  avvenuti quaranta o cinquant’anni fa. E qui il discorso è strettamente culturale perch prima di proporre il nuovo occorre tassativamente guardare indietro proprio per evitare il “finto nuovo”(ricordiamoci che l’Italia è il paese del “Gattopardo”) e ripetere conseguentemente gli errori gi  commessi. La cultura è in questo senso un serbatoio straordinario giacchè contiene anche gli anticorpi giusti per non ricadere nella trappola arlecchinesca, di confezionare ci il vestito con le toppe di sempre.
Ciarlatani, speculatori, millantatori, furfanti e altri figuri del genere hanno infestato il cammino di alcuni decenni della nostra storia ed ammorbato l’aria ai limiti dell’irrespirabile. E’ forse venuto il tempo di dire davvero basta e tentare almeno di incamminarsi finalmente – per dirla con Leopardi – su una strada “lieta no, ma sicura”.

In alto, un’immagine di Vincenzo Amato

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