Ricerca di una cultura diversa, distante dal frenetico mondo occidentale, stili di vita e costumi che riecheggiano un passato glorioso senza ostentarlo.
Riproporlo, renderlo palpabile e vitale, questo lo scopo di Luca Ciriello in mostra, dal 28 aprile fino al 15 maggio, alla Picagallery, in via Vetriera 16 (Napoli, inaugurazione ore 18). La mostra, dal titolo “Il fascino dell’Islam”, (dedicata alla giovane architettatunisina, Imen Mansouri) è il frutto di un percorso dell’artista attraverso le vie, spesso oscurate dall’ ignoranza, che giungono dalla superficie al senso più profondo, dal velo al modo di relazionarsi con la propria persona. “L’Islam è riuscito a preservare un rapporto diretto con la natura e con s stessi; ho cercato in un’altra religione un rapporto diverso con il contingente”.
La fotografia di Luca Ciriello ricerca un’estetica non fine a se stessa. L’indagine sul bello richiede all’interlocutore una sorta di “processo di scomposizione” purificare il proprio spirito dai pregiudizi, “guardare queste terre e riconoscerne il fascino, non considerarle periferia del mondo”.
Attraverso le sue parole e fotografie l’artista vuole aiutare quella parte dell’opinione pubblica, che lui sente maggioritaria, a uscire da una condizione di miopia culturale, a facilitare lo slancio conoscitivo verso questa millenaria cultura. “Propongo immagini semplici e quotidiane, donne con il velo e donne senza velo”.
“La questione del velo, ad esempio,” spiega Ciriello, “è molto spesso vista come una costrizione religiosa ma nei luoghi da me visitati (Turchia, Marocco, Tunisia e Algeria, ndr) il velo è una libera scelta”.
In mostra ci sono foto scattate in paesi che vivono la loro religiosit  in maniera molto diversa, come la Turchia occidentale e il Maghreb. “Gli scatti fatti a Istanbul, spesso ritraggo le moschee, i pochi angoli dove ascoltare il silenzio purificatore dell’Islam, per il resto è una metropoli occidentale”.
“Spostandomi nel Maghreb ho avvertito il loro rapporto molto più intimo con la religione, Da europeo la cosa che più mi ha colpito è il modo di relazionarsi al tempo”. Che è molto diverso “Non è famelico come nella nostra concezione occidentale e, anche io, ho seguito quei ritmi impastati nello scattare le mie fotografie”.

Nella foto, la Tunisia in uno scatto di Luca Ciriello

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