Il filo rosso che unisce Jan Fabre e Napoli continua a crescere e a tessere connessioni, nodi e legami. Un filo che non si spezza e porta l’artista fiammingo a esplorare il profondo legame che la città ha con il suo santo protettore Gennaro e la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
Il corallo è ancora la cifra stilistica e riconoscibile dell’artista che dopo Capodimonte, la collaborazione storica con lo Studio Trisorio e le opere in permanenza nel Pio Monte della Misericordia, accanto alla tela di Caravaggio, dona due opere realizzate grazie a mecenati come Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino.
Napoli è una città fondata sul mito che interseca ogni giorno il suo percorso con la religione, la morte e i santi, la preghiera, le invocazioni e le promesse d’amore. Sacro e profano che diventano unico basamento su cui poggiare un’intera tradizione. Ecco perché il corallo si sposa perfettamente con la città partenopea.
Materiale vivo e morto allo stesso tempo, prezioso e naturale, elegante e popolare. Il corallo è mito e sangue ci racconta Ovidio nelle sue Metamorfosi, nasce dalla morte di Medusa. Quando la Gorgona venne uccisa da Perseo, il sangue dalla sua testa fu assorbito da ramoscelli ancora vivi che a contatto con esso diventarono duri e rigidi e rossi di sangue. 
E di sangue è intrisa la storia di Napoli, della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
Rosso corallo è il sangue nell’ampolla di San Gennaro, rossa corallo è la devozione che i napoletani hanno per il loro patrono e per le anime pezzentelle, anonime e abbandonate, senza nome, di rosso corallo sono le due installazioni di Jan Fabre allestite da Melania Rossi nel Duomo di Napoli e in una nicchia a sinistra dell’altare della Chiesa.
Nascita, morte e ancora rinascita. Tutte parole declinate al femminile perché il femminile è sacro, non smetteremo mai di ripeterlo e così Fabre omaggia la donna che per prima raccolse il sangue di Gennaro dopo il martirio. Eusebia, una parente o la nutrice del santo.
La Real Cappella del Tesoro si arricchisce così di una nuova installazione che    continua il dialogo tra opere del passato e le opere del presente, tra il barocco classico napoletano e quello contemporaneo dell’artista belga, tra sacro e profano, tra vita e morte.
Accanto a opere di Domenichino e Lanfranco, a più di cinquanta sculture di santi, alle opere di Tommaso Ottieri e gli ori e gli argenti del Tesoro trova posto un enorme pannello realizzato da Jan Fabre in cesellato mosaico di corallo rosso del mediterraneo. 

Qui sopra, Da sinistra Melania Rossi, Jan Fabre e Francesca Amirante nel complesso di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad arco. In alto,l’artista con la sua opera nella Cappella del tesoro di San Gennaro (ph Franesco Squeglia)

“Per Eusebia” è un’opera simbolica, una sintesi di tanti oggetti legati al culto del santo e del sangue. Un lavoro monocromo che richiama la fertilità e la prosperità.  Su uno sfondo composto da roselline, cornetti e foglioline che richiamano l’habitat naturale del corallo ritroviamo al centro la mitra del santo , delle chiavi come quelle della cassaforte che custodisce il sangue del santo e due ampolle realizzate con cornetti rossi dalle quali scendono rivoli di sangue a incorniciare la mitra.
Rosso sangue, rosso corallo, rosso magma del Vesuvio. Rosso come il teschio con le ali d’angelo che l’artista ha realizzato per la Chiesa in via Tribunali. 
Finalmente il teschio con le ali è uscito fuori, un omaggio al Teschio Alato realizzato da Dionisio Lazzari per l’altare maggiore nel 1669 e un omaggio ancora una volta a una donna, Santa Luciella, il teschio con le orecchie che si trova negli ipogei della chiesa, un’anima pezzentella oggetto di preghiere e speranze da parte di devoti ancora oggi nonostante il divieto del culto del 1969.
Il numero 85 ( con ali d’angelo ) è un’opera in continuo mutamento, tra vita e morte con le orecchie, che diventano ali e con le ali, che diventano orecchie, che ricordano le fiamme, il fuoco purificatore che sale, la resurrezione, il martirio, il vulcano. Di nuovo la vita, la morte e ancora la rinascita.
 Come Napoli, le opere di Jan Fabre sono in continuo mutamento e come le opere di Jan Fabre, Napoli è in bilico tra sacro e profano e ha una potenza simbolica, frutto di stratificazioni culturali che l’artista fiammingo ha saputo omaggiate e portare alla luce. 
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Per saperne di più
Real Cappella del Tesoro di San Gennaro
Via Duomo, 149 – 80138 Napoli
+39 081294764
 segreteria@deputazionesangennaro.orginfo@deputazionesangennaro.rg
Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
Via Tribunali, 39 – 80138 Napoli
+39 081 440438; M. +39 3715831130
 complessomusealepurgatorio@gmail.com
Per Eusebia e Il numero 85 (con ali d’angelo) sono accompagnate da un catalogo con saggi di Angela Tecce, Melania Rossi, Marino Niola, Sara Liuzzi, Francesco Imperiali di Francavilla e Francesca Amirante, edito da Electa e realizzato grazie al contributo di Studio Trisorio

Donation/ Belgian artist Jan Fabre between San Gennaro and the church of Santa Maria delle Anime del Purgatorio in Arco. When coral interprets the identity of Naples

The red thread linking Jan Fabre and Naples continues to grow and weave connections, knots and links. A thread that does not break and leads the Flemish artist to explore the deep connection that the city has with its patron saint Gennaro and the church of Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
Coral is still the stylistic and recognizable hallmark of the artist, who after Capodimonte, the historical collaboration with Studio Trisorio and the works permanently in the Pio Monte della Misericordia, next to the Caravaggio painting, donates two works created thanks to patrons such as Gianfranco D’Amato and Vincenzo Liverino.
Naples is a city founded on myth that intersects daily with religion, death and saints, prayer, invocations and promises of love. Sacred and profane become a single foundation on which to rest an entire tradition. That is why coral fits perfectly with the Neapolitan city.
Living and dead material at the same time, precious and natural, elegant and popular. Coral is myth and blood as Ovid tells us in his Metamorphoses, it was born from the death of Medusa. When the Gorgon was killed by Perseus, the blood from her head was absorbed by still-living twigs that became hard and stiff and red with blood when in contact with it.
And soaked in blood is the history of Naples, the Royal Chapel of the Treasure of San Gennaro and the Church of Santa Maria delle Anime del Purgatorio in Arco.
Coral red is the blood in the ampulla of St. Gennaro, coral red is the devotion that Neapolitans have for their patron saint and for the nameless, anonymous and abandoned pezzentelle souls, coral red are the two installations by Jan Fabre set up by Melania Rossi in the Cathedral of Naples and in a niche on the left of the altar of the Church.
Birth, death and rebirth again. All words declined in the feminine because the feminine is sacred, we will never stop repeating, and so Fabre pays homage to the woman who first collected the blood of Gennaro after his martyrdom. Eusebia, a relative or nurse of the saint.
The Royal Chapel of the Treasury is thus enriched with a new installation that continues the dialogue between works of the past and works of the present, between classical Neapolitan baroque and the Belgian artist’s contemporary, between sacred and profane, between life and death.
Next to works by Domenichino and Lanfranco, more than fifty sculptures of saints, the works of Tommaso Ottieri, and the gold and silver of the Treasury, a huge panel made by Jan Fabre in chiseled mosaic of red Mediterranean coral finds its place.
“For Eusebia” is a symbolic work, a synthesis of many objects related to the cult of the saint and blood. A monochrome work that recalls fertility and prosperity. Against a background composed of little roses, little horns and leaves that recall the natural habitat of coral we find in the center the miter of the saint , keys like those of the safe that holds the saint’s blood, and two cruets made of red horns from which trickles of blood flow down to frame the miter.
Blood red, coral red, magma red from Vesuvius. Red like the skull with angel wings that the artist made for the Church on Via Tribunali.
At last the skull with wings has come out, a tribute to the Winged Skull made by Dionisio Lazzari for the high altar in 1669 and a tribute once again to a woman, Santa Luciella, the skull with ears found in the church’s hypogea, a pezzentella soul who is still the object of prayers and hopes by devotees today despite the 1969 ban on worship.
Number 85 ( with angel wings ) is a work in constant change, between life and death with ears, which become wings and with wings, which become ears, reminiscent of flames, purifying fire rising, resurrection, martyrdom, volcano. Again life, death and again rebirth.
Like Naples, Jan Fabre’s works are constantly changing, and like Jan Fabre’s works, Naples is poised between the sacred and the profane and has a symbolic power, the result of cultural stratifications that the Flemish artist has been able to pay homage to and bring to light.

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