Giannini editore/ Ferdinando Capuozzo spiega in un libro come lo Stato deve fare bene i conti. Necessaria una classe dirigente in grado di delineare un orizzonte

0
83

Il rapporto tra entrate e spese di uno Stato non è mai cosa facile da amministrare, in più vi è l’idea (maggioritaria) dei cittadini che sono sempre pronti ad individuare parzialità economiche e mancanza di beneficio soggettivo a fronte di tasse da pagare. Un dare/avere mal digerito che se non ben spiegato rischia di far fallire, in ultima analisi, proprio quel soggetto che funge da buon padre di famiglia (lo Stato) tenuto a far quadrare i conti per crescere in maniera sana i propri figli (cittadini).
L’autore diFacciamo bene i conti – Equità fiscale per una Italia più giusta” (Giannini editore, pagg. 124, Euro 6), Ferdinando Capuozzo, con questo libro intende portare alla luce l’esatta dimensione dei conti pubblici che riguardano tutti noi, epurata di demagogia e luoghi comuni.
Un primo concetto, ben spiegato, è il rapporto che esiste tra isonomia fiscale ed evasione fiscale. Se un cittadino nota che le tasse non sono equamente ripartite, ovvero in maniera giusta e proporzionale, di rimando non trova dovuto pagare allo Stato quanto gli viene chiesto, secondo il sacrosanto principio costituzionale della progressività fiscale “chi più ha più paga”. Quindi è tentato di evadere le stesse.


Al contrario, un principio tributario ritenuto equo e giusto impatta direttamente, ed in maniera incisiva, sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Pertanto, l’articolo 53 della Costituzione non regola solo un espediente fiscale, ma va interpretato come un elemento davvero rivoluzionario perche permette di raggiungere l’equità e la solidarietà sociale.
L’autore affonda la penna nelle differenze tra la più nobile previsione costituzionale in tal senso e la “parzialità” del legislatore nell’interpretare in maniera univoca il sistema impositivo.
Ferdinando Capuozzo prosegue la sua analisi verso il concetto di debito pubblico. L’Italia, a fine 2024, segna un indebitamento di poco meno di 3.000 miliardi di debito. Una vera e propria “palla al piede” per la ricchezza nazionale. Ogni cittadino italiano si ritrova con 50 euro di debiti da pagare. Ma a chi? Innanzitutto verso lo Stato, ma non è proprio esatto. Lo Stato si indebita se spende più di quanto incassa, esattamente ciò che succede in Italia da decenni.
A questo punto è costretto a emettere titoli e obbligazioni, ovvero permette ai cittadini interessati di comprare parte del suo debito attraverso buoni emessi dal Ministero delle Finanze (BOT, BTP, etc.), riconoscendogli, nel lungo periodo, un interesse premiale. Così il cittadino si ritrova con titoli di credito e matura interessi, mentre lo Stato incassa “liquidità temporanea” da quest’ultimi per finanziare i propri servizi essenziali (istruzione, sanità, mantenimento stato sociale), ma nel lungo periodo deve restituire questa liquidità gravata da un interesse. Un vero e proprio circolo vizioso.
Ma come se ne esce da questa storia, si chiede l’autore? Innanzitutto bisogna aumentare il prodotto interno lordo, ovvero la ricchezza nazionale.In un mondo che cambia rapidamente, il nostro paese, piuttosto che migliorare la propria tecnologia, ovvero quello che richiede questo mondo globalizzato, sembra dipendere sempre di più da processi tecnologici non propri, cioè “prestati”, a caro prezzo, da altri Stati. Un paese che “compra” le innovazioni tecnologiche altrove non sarà mai in grado di produrre sviluppo e tantomeno miglioramento in qualità.
Ferdinando Capuozzo, dentro il quadro complessivo di analisi non omette di tracciare soluzioni, prospettive da cambiare, suggerimenti estrapolati dai dati macroeconomici riportati con efficacia puntualità nel libro.
Un prodotto editoriale, quello dell’autore, capace di rendere fruibile un tema ostico con un linguaggio graduato, padrone nello snocciolare dati ed analisi che arrivano direttamente alla comprensione e all’interesse del lettore.
Ciò che sembrerebbe suggerire il libro di Capuozzo risiede innanzitutto nella debolezza che si rileva nella politica italiana, una classe dirigente che non è in grado di delineare un orizzonte, ma che vive il “fare” politica come sensazionalismo, annuncite, votificio.


O meglio, non essendo in grado di creare una condizione di equilibrio, ovvero un “patto fiscale tra cittadini e Stato”, come etichetta Pietro Spirito nel commento a sua firma al libro di Capuozzo, produce, talvolta, un atteggiamento distorsivo nella mente del contribuente. 
Un libro da leggere tutto d’un fiato e altamente consigliabile, perché propone un tema di fondamentale importanza e interesse, accompagnato da un linguaggio competente, trasparente, lineare, che informa, approfondisce, traccia percorsi di analisi e in prospettiva.
©Riproduzione riservata

Qui di seguito i prossimi due appuntamenti pubblici dell’autore:

  • mercoledì 17 settembre 2025, alle ore 18:00, presso “The Spark (Mondadori Book Store) Piazza Giovanni Bovio, 33 Napoli. Accompagneranno l’autore Domenico Pennone (giornalista) e Nino Daniele (filosofo e scrittore);
  • sabato 20 settembre 2025, alle ore 18:30, presso Museo laboratorio della civiltà contadina – Via Luce San Pietro a Patierno, Napoli. Dialogheranno con l’autore Enzo Colimoro (giornalista), Enrico Di Taranto (docente in Management Federico II e Antonio Esposito (presidente Associazione Masseria Luce).

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.