La pasta è certamente la regina nell’arte culinaria napoletana richiesta da turisti di ogni et  e ceto sociale nelle caratteristiche trattorie e nei ristoranti di alberghi a 5 stelle oltre ad essere gustata in altre parti del mondo. Come ogni regina delle favole è sofisticata nel presentarsi in tavola col suo compagno sugo preferito. E’ anche donna molto eccentrica nell’aspetto. Si presenta in centinaia di forme spesso con abito color oro grano sottile in lungo, in mini o in abito largo plissettato, avvolta su se stessa, come conchiglia o farfalla o treccia, liscia, rigata, sinuosa, in nero seppia, colorata in verde pesto, in rosso peperoncino.

Gragnano, citt  nei pressi di Napoli, ha reso dal 1503 la regina famosa nel mondo. Le sue origini non sono nobili e neanche cinesi ma di cammellieri arabi.
In viaggio verso la Cina all’inizio del primo millennio, portavano vermicelli essiccati al sole che trovarono il gusto dei cinesi. Arrivano i vermicelli con gli arabi al sud Italia fatti con grano tenero. La fantasia creativa partenopea trasforma gli spaghetti con grano duro rendendoli più gustosi.

Cinesi e arabi lasciano gli spaghetti per il riso mentre i napoletani diventano noti inizio 800 in Europa e in America non più come “mangia foglie” per povert  e abbondanza di verdure ma “mangiamaccheroni” mentre francesi e inglesi venivano definiti “mangia ranocchie”.
Gli illustri viaggiatori del Gran Tour gustavano i vermicelli con le mani cotti su banchi in strada e spedivano cartoline ricordo con le immagini di scugnizzi(ragazzi napoletani). Leopardi goloso di spaghetti caffè e confetti ricci li gustava felice prima o dopo lo spettacolo di marionette in piazza Cavour.
La pasta, farina acqua e fantasia, alimento poco costoso, nutre non fa ingrassare veloce nella cottura si abbina molto col pomodorino del Vesuvio o quello di San Marzano, cozze, vongole, pesce, pesto, polpette di carne. Una spaghettata con aglio olio peperoncino e prezzemolo tritato mette allegria conclude un lauto pranzo evitando ogni tipo di amaro o digestivo. Gragnano è la citt  ideale per la pasta per la sua gustosa acqua. L’operosit  dei tanti pastai del Comune vesuviano ha creato vari tipi bucatini, linguine, penne, tubetti, schiaffoni, tagliatelle, rigatoni, pappardelle, fusilli, mezze maniche.
Maurizio Cortese, direttore del Consorzio pasta di Gragnano Igp il cui presidente è Giuseppe Di Martino, intende promuovere il prodotto pasta con eventi culturali promossi da enti e associazioni campane. Sua idea primaria è la Maccheroneria sociale del Consorzio da realizzare nell’antica stazione ferroviaria di et  borbonica, sorta a Gragnano dopo la Napoli Portici e prima della linea ferroviaria che congiungeva la capitale con Benevento -Cassino.
Il progetto degli architetti Enrico Sicignano e Silvia Napoli prevede tra l’altro un’ampia sala ristoro e cucina professionale in cui studenti dell’istituto alberghiero di Gragnano con la guida di noti chef internazionali daranno vita a originali menù in ogni weekend con prodotti tipici dell’agro campano abbinati alla pasta. Idea promotrice del turismo oltre a diffondere e incrementare la vendita di pasta e prodotti delle zone vesuviane potr  creare occupazione e un futuro sicuro ai futuri studenti chef. Saranno ambasciatori della pasta e della cultura gastronomica e artistica della Campania.
In progetto è la rivalutazione dell’area degli antichi mulini. Due idee che, oltre a rivalutare turisticamente Gragnano e comuni limitrofi, porteranno occupazione e incremento commerciale alle tante attivit  dedite ad ospitare turisti e far conoscere prodotti agricoli e artigianali. Il successo della nostra regione anche in cucina, denominata Campania felix da Virgilio e Orazio, ha origini antiche per il clima e per la fertilit  del terreno felicemente contaminato dalla presenza di piccoli vulcani e dal Vesuvio che rende particolarmente gustosi i vari prodotti della terra. Il primo a intuire la bont  dell’agricoltura fu Lucullo, anfitrione eccellente, nella sua ampia sontuosa villa sulla spiaggia della odierna via Caracciolo organizzando feste e banchetti. Il tocco di classe e l’estrosit  in cucina e in pasticceria è opera di chef stranieri presenti alla corte borbonica. I nuovi nobili, costruendo palazzi in Napoli, gareggiavano nell’ospitare i loro pari con concerti, feste, danze, cene preparate dagli allievi degli chef a Palazzo. Nasce una schiera di cuochi e pasticcieri. Il Consorzio si collega alla tradizione per avere lo stesso successo.

Nelle foto, un’antica cartolina che riproduce scugnizzi alle prese con gli spaghetti. In basso, due immagini del progetto di rilancio voluto dal consorzio pasta di Gragnano

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