Ci vediamo verso le nove “a Pignasecca”. A Napoli se dici via di Porta Medina è probabile che qualcuno non la conosca. Meglio, appunto, “a Pignasecca”. Più efficace “mmiezzo a Carit ” che Piazza Salvo d’Acquisto; cos come pure ci vediamo “a Toledo” piuttosto che a Via Roma.
Napoli raccontata in una passeggiata. Storia, arte, cultura, ma anche curiosit , bellezze, battute, scampoli di vita. Questo è il lavoro di Ernesto Nocera “Père Catapère A Passeggio per Napoli”, edito da Il Quaderno Edizioni (pagg. 122, euro 10,00).
Ernesto Nocera guarda il centro di Napoli dal basso e dall’alto, da dentro e da fuori, con un punto di osservazione, oltre che di vista (storico), senza che guglia, cupola o campanile sfugga alla “rassegna”.
Quando Garibaldi arrivò a Napoli espropriò la Chiesa di tutti i suoi conventi e perciò tutti gli istituti superiori del centro di Napoli sono allocati in ex conventi o seminari (es. liceo “Genovesi”, ex seminario dei Nobili).
Spaccanapoli, ovvero il decumano inferiore, è oggetto di approfondita riflessione da parte dell’autore dal trionfo barocco cinque-seicentesco di piazza del Gesù nuovo alla più bella chiesa di Napoli, Santa Chiara, massima espressione del rigore gotico (XII-XVI secolo).

La camminata passa anche in qualche bettola dove l’arte culinaria segna l’unit  gastronomica europea
baccal  e stocafisso (mari del Nord) incontrano i più partenopei “friarielli” in un matrimonio dove trionfa il gusto per la delizia di palati fini.

Ma lo sguardo volge anche all’interpretazione non dozzinale di simboli e usanze.
Pulcinella, ritratto a ogni angolo di strada, proviene dalle Atellane, uno spettacolo teatrale giocoso e licenzioso che divertiva Osci e Sanniti. Successivamente importato a Roma. I manifesti dei morti oltre al nome portano il soprannome del defunto (scagna nomme), come identificativo personale. Nell’Appendice A del libro troverete una lista di soprannomi divertentissima.
Le edicole votive oltre a rappresentare la devozione dei napoletani verso la religiosit  hanno una storia che pochi conoscono. Tale padre Rocco chiese ai fedeli di tenere illuminate immagini sacre in cappellucce “stradali” per sconfiggere il buio. Quest’ultimo aguzzava l’ingegno di teppistelli che si adoperavano usando una fune per “ripulire” malcapitati. La potente “arma” veniva poggiata sul suolo ed al passaggio di qualche persona veniva tesa ai due lati da balordi, facendo rovinare a terra il passante. A questo punto la “rapina” era cosa facile. La notte buia favoriva tutto questo, quindi punti stradali illuminati proteggevano da chi preferiva guadagni facili.

La camminata di Ernesto Nocera, passo dopo passo, non può che continuare, l’autore gi  anticipa che non si mai è fermato.
Del resto non si poteva pretendere che tremila anni di storia potessero essere raccontati in una sola volta. La complessit  di questa citt , pur raccolta nella semplicit  (eleganza) di espressione di chi ha scritto, deve prevedere delle puntate, non tormentoni (quelli annoiano), per aggiungere, alla storia e al costume dei nostri luoghi, complicit , aneddotica popolare e sapienza non autoreferenziale. Insomma, Nocera sfugge alla classica “guida turistica”. Quelle ve ne sono gi  tante.

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