Solo, disteso su uno scoglio che si protrae nel mare, lingua di giallo tufo, memoria di un antico vulcano, mi chiedo se sono felice. E non so darmi una risposta.
Ieri avrei detto che sono sereno, ma oggi…? Oggi non lo saprei dire; non riesco a pensare, oggi sento anche inutile pormi la domanda. E del resto come potrei.
Le notizie che quasi ogni giorno riportano tremende sciagure avvenute in mare, sono di quelle che ti lasciano senza parole, senza speranze.
MUTA TESTIMONIANZA DI MORTE
Barconi si arenano sulle nostre coste, vuoti delle vite e delle speranze che hanno trasportato, per giorni e notti, su un mare sempre più straniero. Stanno come scheletri di lignei cetacei con la loro muta testimonianza di morte e sulla spiaggia restano solo poveri stracci, scarpe spaiate, miseri oggetti, tracce di vite che non hanno mai conosciuto la dignit  dell’esistenza.
UNA VOCE CHE CAMBIA DI CONTINUO
Oggi non voglio pensare, tutto è inutile. Svuotato di ogni sentimento guardo il mare ma non riesco a sentirlo ostile. Le onde s’infrangono sulla ripida parete rocciosa rubando, in ogni istante, infiniti granelli che si depositano sul fondo. Il moto continua incessante con un ritmo sempre uguale; almeno cos sembra. In realt  l’acqua, che non è sempre la stessa, ha un suo ordine difficile da decifrare; cos come è difficile capire la voce del mare. S, perch di questo sono convinto il mare ha una sua voce che cambia di continuo ma, soprattutto, ha una sua memoria. S, il mare ha memoria; ogni sua particella, per quanto piccola, ricorda di quando, alcuni secoli fa, o meglio millenni, per occupare un suo spazio, il mare dovette combattere con il magma incandescente che fuoriusciva da vulcani furiosi, raffreddando e plasmando le rocce con le sue acque.
MEMORIA DI LUNGHE BATTAGLIE
Il mare ha memoria di quelle lunghe battaglie che lo hanno visto non sempre vincitore perch non poche volte ha dovuto cedere alle nere terre spumose che pretendevano un loro nuovo confine. Il mare ha memoria di quell’impresa violenta con la quale le rocce, pur lasciandosi domare dalle sue acque, di fatto lo invadevano. In realt  il mare e le nuove terre finivano per stringere un tacito accordo cercando di insinuarsi l’uno nelle spire dell’altro definendo, cos, una pacifica convivenza.
Anche di questo ha memoria il mare e le sue improvvise tempeste che, a volte, aggrediscono la costa, sono solo un ricordo di quelle antiche dispute in uno sfoggio di forze mai sopite.
STUPIDE FRONTIERE UMANE
Il mare non ha frontiere come invece pretenderebbe la stupidit  degli uomini; il mare accoglie tutti, il mare non chiede documenti. Il mare ha memoria di tutti i naviganti e i sognatori che solcarono le sue acque alla ricerca di nuove terre, a volte soltanto immaginate. E se non tutti ebbero fortuna e qualcuno si perse disperato, senza mai più approdare ad una terra amica, il mare ha memoria anche di questi. Il mare ha memoria di tutte le battaglie che hanno arrossato le sue acque con il sangue di tanti giovani i quali, assetati di conquista, con la vita, hanno perduto il proprio futuro, le proprie speranze. Il mare ha memoria di quanti, orgogliosi e spavaldi sfidarono le sue onde in cerca di fortuna; ma fu solo la loro imperizia a perderli perch il mare non nutre sentimenti di vendetta. Il mare ha memoria di quanti, troppi, hanno trovato la morte nelle sue acque, cercando approdi sicuri per le loro vite ed i loro sogni di libert . Il mare ha memoria di quanti, strappati alle proprie terre, furono portati, schiavi in catene, in quello che chiamiamo nuovo mondo ma che per molti di loro non fu affatto nuovo.
GIUSTE LACRIME
Il mare ha memoria di tutti gli amori nati sulle sue sponde. Il mare ha memoria di quanti, nati lontano, vennero sulle sue rive a cercare la pace. Il mare ha memoria di quanti si giocarono la vita con il diavolo affogando, nelle sue acque, la propria solitudine; il mare ha memoria di quelli che, naufragati su spiagge che credevano amiche, hanno trovato indifferenza se non, più spesso, odio, rancore e schiavitù orfani di una vita finita troppo presto. Il mare ha memoria anche di quanti, senza nome e senza vita, non saranno mai pianti; il mare non consente di costruire tombe ma il mare ha lacrime anche per loro…

*L’autore
Ordinario di Storia dell’architettura, ha insegnato alla facolt  di architettura dell’Universit  Federico II di Napoli. Con studiosi di altri atenei, dirige la rivista annuale “Letteratura & Arte”. Tra le sue pubblicazioni, studi monografici sull’architettura napoletana promossa dalla Compagnia di Gesù e su quella barocca del XVII secolo e XVIII secolo. Ha recentemente dedicato un libro all’isola azzurra, “Il capitello dell’Imperatore. Capri storie di luoghi, di persone e di cose” (Edizioni Scientifiche Italiane). Per il portale ilmondodisuk ha firmato i racconti "La nonna di Teresa", "La posta di Celestino" e "Variazioni Goldberg".

In foto, uno scatto di Vincenzo Amato

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