Le disobbedienti/ “La più brava”: storia di Emma, italiana a Londra. Carolina Bandinelli racconta la fatica di non sentirsi mai all’altezza

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Emma è una trentenne italiana che vive e lavora a Londra da oltre dieci anni con un intenso e serrato dialogo interiore con sé stessa, una definizione questa, nella quale diverse donne potranno riconoscersi. Si interroga su cosa vuole dalla vita ripercorrendo le diverse case che ha abitato, guardando sul cellulare i siti web e le app che propongono arredamento impegnandosi nell’attività mentale di spostare i mobili negli interni per superare quell’antipatica legge della fisica contro la quale si infrangono i desideri di molte di noi: l’impenetrabilità dei corpi.
Si prepara ad accogliere il gruppo di amiche storiche per una cena nella quale si affronteranno i temi legati all’età che stanno attraversando: matrimonio, figli e stabilità economica, emotiva, abitativa, professionale e in tutte le sfumature declinabili possibili.
Bandinelli affronta temi come il sesso, l’erotismo, la gravidanza e la maternità senza tabù e senza incrostazioni di politically correct: scrive quel che pensa senza sentirsi in dovere di edulcorare e/o chiedere scusa: «Da quando resti incinta quel che conta è il bambino, non tu. Questo le era sembrato di capire. Che il dolore e il sacrificio diventano il materiale attraverso cui la vita dell’altro si crea. Il dolore del parto è l’unico glorificato, l’unico che preservi ancora un valore di verità. Tutti gli altri dolori vengono curati con delle pillole, ma il parto no».
Secoli di cattolicesimo impiegati a ripetere le sacre scritture: «Alla donna disse: “Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito, ed egli dominerà su di te”» , la Genesi (3:16) insegna… allo stesso modo l’autrice affronta il tema delle molestie subite in famiglia e di come queste siano intrecciate a dipendenze economiche prima che affettive, quello della difficoltà di emanciparsi e maturare emotivamente quando si subisce la fascinazione di un’amica che nell’infanzia – e nell’adolescenza- rappresenta la perfezione, il modello a cui ispirarsi da cui dipendiamo per le conferme che alimentano il nostro percorso di autostima, il bisogno di essere scelte rispetto ad altre, la necessità di veder confermato un legame.
Una necessità che, quando non soddisfatta, può spingere alla vendetta, l’autocommiserazione, la depressione di chi si sente rifiutato, scartato e rimpiazzato da qualcun altro. Come si fa a diventare la più brava, la migliore? E come si possono emulare modelli che ai nostri occhi appaiono tali senza sentirsi inadeguate, goffe e mai abbastanza?
Lo stile graffiante e ironico accompagna riflessioni e pensieri che hanno sfiorato – e sfiorano – diverse persone, alcune di queste riguardano le expat, è il caso delle/gli orfani delle farmacie, una condizione che colpì anche a me quando giovane studentessa ignara fui indirizzata in un negozio londinese in cui vedevo sandwich e balsami per capelli ma neanche l’ombra di una rassicurante presenza in camice bianco cui raccontare le mie pene ma è anche il caso di tutte le persone che si domandano come mai la poesia renda auliche cose tristi e squallide del quotidiano: «Apparirebbe ridicolo o penoso. Ma se si tratta di un poeta, se si tratta di un poeta le cose sono diverse: le lacrime dei poeti non sono mai ridicole. Questa è la poesia, un modo di sollevare la sofferenza dallo squallore di una cucina che nessuno vede, con le macchie di caffè intorno ai fornelli, la tovaglia plastificata per pulirla più velocemente, la televisione che passa i tg tutti i giorni; sollevarla dalle cose e dal loro riprodursi ordinario e confuso, sollevarla dal mutismo imbarazzato, accartocciato, deprivato, e dargli una voce così bella che poi tutti la vogliono ascoltare e d’un tratto, come per magia, non sei più quella stupida e malfatta, ma diventi poeta: della stirpe di Dante!».
Leggere queste righe mi ha riportato alla mente quel capolavoro di Guido Gozzano di oltre un secolo fa, L’amica di nonna Speranza, tratta da I colloqui (1911), in cui descrive il salotto di nonna Speranza raccontando il crepuscolo di un’epoca attraverso la visione di oggetti e suppellettili immortalate in una vecchia fotografia, solo la lirica di Gozzano poteva nobilitare e compiere il miracolo poetico.
Sì, la poesia ha il potere magico di trasformare la realtà rendendola unica e speciale seppur alla portata di tutti. Come ogni libro che esce dalla casa editrice Nutrimenti anche questo è bello da vedere e da toccare, una cura del dettaglio grafico e nella scelta della qualità di cartoncino e carta che soddisfa chi dei libri ama le sensazioni fisiche che questi trasmettono.
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Carolina Bandinelli
La più brava
Nutrimenti
Pagine 150
euro 17

L’AUTRICE
Carolina Bandinelli  Associate è Professor in Media and Creative Industries all’Università di Warwick. Da più di dieci anni contribuisce al dibattito culturale, in Italia e all’estero, con interventi su lavoro creativo, desiderio e media digitali. La sua ricerca è apparsa su testate internazionali tra cui Bbc, New York Times, El País. Nel 2024 ha pubblicato Le postromantiche: sui nuovi modi di amare (Laterza), un saggio personale sulla cultura dell’amore e del sesso.

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