“Noi cerchiamo la bellezza ovunq
E passiamo spesso il tempo così
  Senza utilità, quella che piace a voi
Senza utilità, perché non serve a noi”

 Marlene Kuntz

Da anni Made in Cloister lavora sull’idea di contaminazione tra passato e futuro, tra una tradizione napoletana legata alla riscoperta degli antichi mestieri e la sperimentazione ricercata degli artisti contemporanei che rileggono ciò che siamo stati attraverso un sguardo presente per proiettarci in quello che potremmo essere domani.
In quest’ottica Made in Cloister ha ampliato le proprie stanze  aprendo LAB.oratorio. Uno spazio polifunzionale dedicato alla giovane scena artistica campana. Un luogo dove approfondire il mondo delle botteghe e dei ferri del mestiere, di un lavoro affascinante e misterioso che sarebbe un peccato perdere nel tempo.
Riscoprire gli antichi mestieri raccontando i materiali e le tecniche che hanno fatto la storia. Il primo appuntamento che avvia, dopo mesi di chiusura una nuova stagione di mostre ed eventi, è dedicato a un materiale lussuoso, l’oro bianco che ha origine in Estremo Oriente prima di sbarcare nel continente europeo nel XIII con Marco Polo. La porcellana, che poi altro non è che il nome di una conchiglia dei mari orientali, arriva a Napoli quando nel 1700 Carlo di Barbone fonda la Real Fabbrica di Porcellana di Capodimonte.


Questo nobile materiale torna in città con la personale di Diego Cibelli. Feed me with domestic stuff: una selezione tra una collezione che comprende più di cinquanta pezzi che l’artista ha realizzato dopo il primo lockdown che ci ha visto tutti coinvolti e speranzosi affacciati al balcone per tenerci uniti, o almeno così credevamo.
Compito dell’artista è leggere questi momenti e fornirci una nuova chiave di lettura che ci permetta di capire meglio quello che siamo, o comunque, darci degli strumenti che possano farci vedere con occhi nuovi , diversi e sempre attenti il nostro presente.
Un nuovo approccio alla realtà così da cambiare radicalmente ciò che crediamo di essere. Dove non possiamo intervenire sulle relazioni interpersonali, possiamo però modificare il nostro approccio, inevitabilmente si verrà a creare un nuovo equilibrio che porterà scenari e situazioni nuove.
Durante la pandemia il mondo intero ha dovuto ripensare se stesso e il nostro modo di vivere gli ambiente domestici. Il quotidiano, gli oggetti di uso comune che talvolta ci sembrano inutili e scontati sono diventati in poco tempo il centro delle nostre attenzioni. In maniera quasi totalizzante sono stati il nostro spazio vitale. Tutto ciò che prima portavamo di noi all’esterno adesso è proiettato verso l’interno.
Diego Cibelli che cerca da sempre narrazioni e scenari che parlino della relazione tra l’uomo e l’ambiente circostante, trova nuove chiavi di lettura per raccontare la relazione tra l’essere umano e gli oggetti.  Negli ultimi tempi siamo diventati tutti un po più inclusivi, chiusi in noi stessi, nelle nostre stanze rischiamo ogni giorno di perdere pezzi di bellezza. 
L’artista, giocando con la porcellana e gli oggetti di uso comune, anche della nostra intimità, ci ricorda che noi possiamo cercare la bellezza ovunque, anche in uno spazzolino da denti, in un pennello o in un dentifricio.
La nostra quotidianità si tinge di nuovi colori, mischiando e ricollocando pezzi modulari con ironia, semplici oggetti trovati in casa diventano opere di design che giocano e dialogano con la porcellana. Lo spazio domestico si apre così a nuovi orizzonti , e la tradizione si mischia con il presente per ripensare il nostro vivere quotidiano.

In pagina, foto delle opere in mostra


Lampade e Totem ricreati attraverso dei moduli riproducibili e ricollocati in posizioni diverse ci ricordano che noi siamo, a prescindere da ciò che vediamo fuori di noi. Non abbiamo bisogno di tante sovrastrutture, la forza è con noi, è dentro di noi. 
Dobbiamo solo trovare la forza e il coraggio di guardare in fondo, in uno specchio, occhi negli occhi, sempre i nostri, magari nel riflesso di una lampadina che ha trovato nuova vita in un piedistallo di porcellana.
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