Stephen Robert Johns non poteva certo immaginare che la residenza d’artista a cui era stato invitato in Costa Rica avrebbe cambiato la sua idea di mondo e la sua carriera artistica quando nel 1998 accettò l’invito a partecipare. Succede sempre così.
È un attimo che ti cambia la prospettiva, un’intuizione, uno sguardo più attento e non puoi fare altro che lasciarti andare a quella nuova visione. Prendere quello che hai in quel momento e buttare giù linee e curve e tratti a schizzare quello che hai in mente, quello che vedi.
Non importa se non hai i tuoi ferri del mestiere, non importa che la tua cassetta dei colori è nella stiva. In quel particolare istante, come di stella cadente che c’è e poi non c’è più va bene tutto, anche un sacchetto per il vomito, di quelli degli aerei, che dio benedica gli ingegneri.
Così nel 1998 durante un volo tra Los Angeles e il Costa Rica Stephen disegnò per la prima volta quello che vedeva dal finestrino dell’aereo, montagne, fiumi, laghi e distese. La terra come non l’aveva mai vista. C’è chi ha la testa tra le nuvole e chi invece pone la sua attenzione al suolo, al pianeta visto dall’alto. Mari e campi di grano.
«Se viste dall’alto le montagne non sono sempre marroni o verdi così come i corsi d’acqua non sono sempre blu e verdi. L’agricoltura e madre natura giocano un ruolo importante. i colori del giallo e dell’arancio rappresentano i campi sgombri sulle montagne in attesa di essere piantati, i marroni e gli argenti sostituiscono i vividi blu e verdi dei fiumi e degli oceani grazie alle piogge e ai riflessi del sole».

Dal finestrino dell’aereo si vede un mondo come solo dall’alto è possibile. Da questi disegni e schizzi, da questi sacchetti che trovava sugli aerei Stephen ha poi sviluppato dei lavori di grossa dimensione dove importante è il colore e soprattutto la linea curva, del resto in natura non esiste una linea che non sia sinuosa e rotonda, lo stesso corpo umano non ha rette e spigoli. 
Topografie dell’anima, questo è il titolo della mostra e del progetto tutto che Stephen sta sviluppando da qualche anno e che ha presentato in questi giorni fino al 12 gennaio presso la stazione FFSS AV di Afragola. L’istituzione culturale ART1307 ha invitato l’artista californiano ad ingaggiare il suo personale dialogo con le architetture di Zaha Hadid.
Come le opere di Stephen non presentano linee rette così la stazione progettata dall’architetta irachena ha una forma sinuosa, molto naturale.
In un luogo di passaggio, un non luogo per eccellenza tra persone che partono e persone che arrivano le grandi campiture di colore dell’artista americano invitano i viaggiatori a soffermarsi sulla loro stessa storia, su quei campi che circondano la stazione di Afragola, che richiamano la vista dall’alto.
Montagne, forme organiche, linee sensuali e morbide. Creazioni naturali e artificiali si intrecciano tra loro e si sovrappongono, creano mappe del cuore, percorsi dell’anima che Stephen R. Johns ci invita a percorrere. Il terreno sottostante diventa così il terreno circostante in un metaforico viaggio tra menti creative, “Traveling with Zaha” per l’appunto ideato dall’architetto Antonella Iovino con la curatela di Cynthia Penna.
Un progetto che pone l’attenzione su come le arti possono e devono dialogare tra loro, parole diverse per dire le stesse cose, modi altri per esprimere concetti simili. Il rapporto tra l’uomo e la natura, tra percorsi interni ed esterni, dentro e fuori di noi sempre alla ricerca continua e costante di una verità che possiamo ritrovare nelle topografie di Stephen che invitano i passanti ignari a chiedersi dove effettivamente stiamo andando, un invito a riflettere su come può cambiare la nostra percezione e il nostro sguardo se solo prestassimo la giusta attenzione a ciò che vediamo sovrappensiero.

Stephen R. Johns è nato a Los Angeles nel 1948; vive e lavora tra Los Angeles e il Costarica dove ha stabilito da molti anni la sua seconda residenza. La sua formazione vede 3 anni di studi presso lo storico e prestigioso Chouinard Art Institute di Los Angeles dal 1967 al 1970 e un BFA Graduate presso la Cal Arts di Valencia tra il 1970 e il 1972. È considerato uno dei grandi artisti facenti parte del movimento dell’Hard Edge e del minimalismo americano. Ha esposto le sue opere in molte istituzioni pubbliche e private di rilievo nazionale e internazionale in Giappone, Costa Rica e Stati Uniti. Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni negli USA e all’estero.
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Nelle foto, l’inaugurazione della mostra

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