Metti un giovane giornalista di nazionalit  albanese, in un territorio che ora non c’è più, a documentare con scatti chirurgici nient’altro che la verit  di una condizione umana. Gioved 9 giugno 2016, a partire dalle 17.00 gli spazi di MA, associazione culturale Movimento Aperto, ospitano la mostra personale di Bledar Hasko “Il buio alla luce del sole”, aperta fino al 30 giugno. In occasione del percorso espositivo è stato realizzato un catalogo con testi di Ugo Piscopo e Marcello Francolini.
Il corpus della mostra è composto dalle immagini fotografiche che l’autore ha realizzato recentemente vivendo nel campo profughi di Idomeni, nella penisola balcanica, in territorio macedone, che solo qualche giorno fa è stato smantellato. Oggi, nel nostro amato seppur sofferente Occidente ritorna la consapevolezza e la paura di essere pura carne esposta ai predatori affamati, come nei tempi che furono.
Nel nostro immaginario affidiamo ai migranti il ruolo di predatori, di spaventose masse in fuga che ispirano terrore. Scarichiamo la responsabilit  di questo stato di cose sui governi e si è perfino disponibili a finanziare Stati terzi, perch se ne facciano carico, perch risulta naturale la delega di responsabilit . Siamo tutti favorevoli e portavoce di diritti umani di uguaglianza e libert  fino a quando questi servono a rimpinguare le nostre tasche, avvantaggiandoci. Ma nel momento in cui siamo chiamati alla prova della condivisione con gli altri delle loro sventure ci precipitiamo a sbarrare le frontiere, alzare muri, mobilitare truppe di difesa del suolo nazionale. Bledar Hasko ci riporta alla realt  dei fatti.
Scrive Ugo Piscopo nel testo critico che accompagna l’esposizione «Con finezza e intuito Hasko ha distribuito l’insieme degli scatti lungo l’arco di un giorno, che naturalmente va dal mattino alla sera. Sotto tale aspetto, ci aspetteremmo di vedere in sequenza, dopo le pallide luci mattinali, l’accendersi della luce piena nel corso della giornata, fino al suo stemperarsi col tramonto. Invece, l’intera vicenda della giornata si assorbe in un triste pallore crepuscolare, sempre identico a se stesso e al proprio squallore. Il giorno non c’è, come non c’è l’aurora, come non c’è la sera. C’è soltanto un giorno che non è giorno, c’è solo un ambiente straniato, irriconoscibile, fuori della storia e del bene e del male. il limbo degli esseri umani, a cui si nega il diritto fondamentale di vivere e muoversi in un mondo umano».
Bledar Hasko, classe 1982, nasce a Gjirokaster tra le case di pietrache si estendono attorno a un colle, sulla sui cima un castello si estende per millecinquecento metri. All’et  di 17 anni pubblica una raccolta di poesie; a 19 si trasferisce in Italia, a Salerno, dove frequenta la Facolt  di Lettere e Filosofia. Inizia il legame con la famiglia Francolini con la quale condivide passioni culturali, stimoli creativi e l’esperienza del gruppo teatrale. Alla naturale propensione per la scrittura, con il teatro affiora l’amore al racconto della realt . Inizia cos la sua carriera giornalistica, maturando esperienze nell’ambito della carta stampata, della televisione, del foto-giornalismo e del web.
La fotografia è per l’autore il mezzo più autentico per comprendere e raccontare la realt  dei fatti; è «occasione di incontro diretto, di scambio, di pensieri che intercorrono tra gli scatti».

Associazione culturale Movimento Aperto
Via Duomo 290/C, 80138 Napoli
Orari luned/marted ore 17-19
mercoled ore 10.30-12.30
su appuntamento

Per info e contatti
tel. 333 2229274

Nelle foto, due scatti del giornalista albanese

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