Diritti, pace, intellettuale collettivo. La scelta di questo campo non può contenere ambiguità, deve essere chiaro e decisivo, univoco e popolare, pacifico e democratico.
È quanto sottoscrive un gruppo di sindacalisti, attivisti e militanti LGBTQIA+ e associazioni a difesa dei diritti e delle diversità, intellettuali, in funzione dell’appuntamento del Napoli Pride che si terrà domani sabato 5 luglio in città (partenza da piazza Municipio alle 17.30).
Un documento rivolto alle istituzioni locali e a quanti parteciperanno all’appuntamento napoletano. I firmatari rivendicano l’opzione pacifista ponendo l’accento sulla necessità di costruire democraticamente un movimento unito e intersezionale, con contenuti attivi di solidarietà, resistenza e senso di responsabilità, ma mai di “sangue” né dando spalla a chi mostra vicinanza e a chi supporta dinamiche e politiche di violenza e oppressione.
Nel documento si legge: Quotidianamente restiamo saldi ai valori dell’antifascismo, dell’anticamorra, della pace, della solidarietà, del disarmo in un’ottica internazionalista nella convinzione che disertare una piazza possa essere senza dubbio un modo per costruire percorsi alternativi, che mai contrasteremo, ma allo stesso tempo significa lasciare la mobilitazione priva di confronto e conflitto pacifico e democratico.
Il 29 ottobre 2024 in preparazione della trentunesima Conferenza mondiale che si sarebbe tenuta a Città del Capo, in Sudafrica, ILGA WORLD ha sospeso temporaneamente “The Aguda”, organizzazione LGBTQIA+ israeliana e ha ritirato la candidatura di Tel Aviv come possibile sede della prossima conferenza mondiale 2026/2027, in quanto ritenuta in violazione degli obiettivi e delle finalità di ILGA World stabiliti nel loro Statuto. ILGA World è la Federazione Internazionale delle Associazioni LGBTQIA+ a cui è associato Arcigay.
La decisione di espulsione e ritiro della candidatura è stata assunta soprattutto basandosi sul “rainbow/pinkwashing” del Governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, accusato di usare i diritti LGBTQIA+ per migliorare la propria immagine, mentre ormai da più di un anno è in corso il genocidio della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, al fine di oscurare la sua linea geopolitica in Medio Oriente.
Oltre 100 organizzazioni sulle 400 aderenti a ILGA hanno presentato petizioni di solidarietà rafforzando il movimento globale “Queer Against Genocide” che combatte, assieme ai palestinesi, per la decolonizzazione e contro ogni forma di oppressione, passando dallo slogan “No Pride in Occupatione” a quello attuale “No Pride in Genocide”.
E poi continuano: Le persone Queer di Gaza esistono e stanno subendo, come tutti, lo stesso embargo e la stessa apartheid messa in atto dal governo israeliano che limita l’accesso a risorse essenziali come cibo, acqua, internet, sanità, trasporti ed elettricità. Ricordiamo che l’omotransbilesbofobia la ritroviamo, anche se in misure diverse, nelle politiche di Orban, di Trump, di Erdogan, di Meloni e nel resto del mondo. I palestinesi queer combattono per i loro diritti come persone queer accanto alla loro libertà di essere palestinesi.Anche i “femminelli” napoletani conquistarono maggiore fiducia nella popolazione, come sempre amiamo ricordare, nelle vesti di partigiani e a sostegno dei partigiani liberando Napoli dal nazifascismo! Un’occupazione militare, violenta e coloniale o suprematista che sia, non può che foraggiare climi interni ed esterni di omolesbobitransfobia che è necessario contrastare con ogni mezzo a disposizione.
Alcune associazione LGBTQIA+ hanno preso parte alla manifestazione dello scorso 15 marzo “Una piazza per l’Europa”, nella quale si discuteva anche dell’utilizzo di 800 miliardi e l’aumento della percentuale del pil nazionale da destinare alla produzione di armi.
Le associazioni hanno contrastato duramente l’utilizzo dei soldi ai fini del riarmo. In quella occasione hanno ribadito la necessità di stanziarli a sostegno del welfare e delle politiche sociali. Convinti che, altrimenti, quei soldi verranno sottratti a una serie di obiettivi sociali irrinunciabili, quali: ambulatori di medicinali, ambulatori di MTS, fondi per case rifugio e accoglienza di persone LGBTQIA+, eventuali integrazioni e richieste in merito ai percorsi di affermazione di genere, politiche internazionali, fondi per la ricerca, trasporto pubblico.
A tal proposito ribadiscono: Pertanto non siamo disponibili a essere le vittime di quel sistema che definanzia la sanità pubblica e quindi diminuisce di fatto l’accesso a diritti fondamentali attraverso consultori e ambulatori o che isola le persone fisicamente e socialmente perché non investe nelle reti di trasporto locale lasciando scollegate le periferie alle città più grandi e di prossimità..
Ma i firmatari già guardano oltre lanciando la proposta di un’assemblea permanente, da tenersi il prossimo mese di settembre, con l’intento di costruire un percorso democratico, pubblico e aperto a tutti verso il Napoli Pride 2026. Guardare avanti per far sì che il presente diventi sempre più futuro dei diritti di ognuno.
I primi firmatari del documento, mentre in queste ore se ne aggiungo altri, sono: Mario Zazzaro CGIL Nuovi Diritti Napoli e Campania; Giancarlo Nobile componente attivo UAAR Napoli; Carmela Smaldone Presidente Agedo Napoli ; Francesco Garzillo Psicologo Psicoterapeuta PhD Gender Studies; Stefania Notarloberti sindacalista e attivista Rainbow Elena Tramontano sindacalista e militante LGBTQIA+ Tiziana Cifiello sindacalista e militante LGBTQIA+ Antonella Di Matteo Dj e militante LGBTQIA+ Associazione Transessuale Napoli; UDU Napoli; Rete degli Studenti Medi; Fridays For Future Napoli;Laboratorio Ecologista Autogestito ClimaX; FALASTIN HURRA; Giovanni Caccavale militante LGBTQIA+Carlo Arcamone militante LGBTQIA+; Andrea Morniroli Forum Disuguaglianze Diversità; AMIGAY APS Associazione Medicina Italiana Good As You; Mariano Gallo (in arte Priscilla), attivista queer, antifascista e transfemminista.
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