Da Gaza a Napoli. Due bambini, provenienti dalla Striscia di Gaza, sono arrivati nella notte per essere curati presso l’Ospedale pediatrico Santobono Pausilipon.
Rayan ha poco più di un anno e arriva da Dair Al-Balah. È accompagnato dalla mamma e dal papà. Sham, invece, arriva da Khan Younis, anche lei ha appena 2 anni ed è accompagnata dalla mamma e dalla sorellina. Nella documentazione sanitaria che l’accompagna si parla di presunto rachitismo con epatomegalia. Per entrambi sono già in corso i primi accertamenti per l’inquadramento diagnostico e per poter avviare, il prima possibile, le cure più appropriate.
I piccoli sono giunti alle 2.30 con una ambulanza del 118 della Asl Napoli 1 Centro che li ha prelevati all’Aeroporto di Ciampino dove sono atterrati con un volo militare nell’ambito di una grande operazione nazionale di evacuazione per motivi sanitari coordinata dall’Aeronautica Militare e dall’Unità di crisi della Farnesina, con il supporto dalla Cross di Pistoia (Centrale remota operazioni soccorso sanitario). La Prefettura e la Regione Campania hanno seguito tutte le fasi dell’arrivo dei due bimbi e degli accompagnatori. Con loro, sono sei i bambini presi in carico dall’ospedale per varie patologie complesse.
Spiega Rodolfo Conenna, direttore generale dell’azienda ospedaliera: «Accoglierli e curarli è quello che sappiamo e dobbiamo fare. È la risposta, senza distinzione di nazione. Credo, al dramma della guerra che, in questo caso, ha tra i bambini le vittime che più di tutte sollecitano la nostra sensibilità e muovono l’impegno concreto delle istituzioni».
Non solo cure mediche, ma assistenza e supporto per far ritrovare ai bimbi e alle loro famiglie un ambiente protetto e rispettoso, dopo le devastazioni della guerra, grazie alla Fondazione dell’ospedale (Fondazione Santobono Pausilipon), che ha messo a disposizione alloggi e si occupa dell’ospitalità delle famiglie.
Aggiunge la direttrice della fondazione, Flavia Matrisciano: «Abbiamo visto nei loro occhi smarriti tutta la stanchezza e il dolore, ma anche il sollievo di chi si è finalmente lasciato la guerra alle spalle. Grazie anche ai progetti di raccolta fondi dedicati ai Corridoi umanitari riusciamo a garantire a questi genitori e ai loro piccoli un sostegno completo e continuativo sotto ogni aspetto. In questi casi coinvolgiamo anche i mediatori culturali che hanno il delicato compito non solo di facilitare la comunicazione con il personale sanitario, ma anche di favorire l’integrazione all’interno del contesto di cura e di accoglienza».

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