Pompei ritorna al suo antico splendore. Siglato nel febbraio 2015, dalla Soprintendenza di Pompei e dall’università di Napoli Federico II, l’accordo dal titolo “Suburbio occidentale conoscenza, scavo, restauro e valorizzazione”, riaccende i riflettori su un patrimonio unico dell’antichità, per lungo tempo percepito come in stato di abbandono. Al centro dell’accordo, le attività di ricerca e didattica finalizzate alla valorizzazione, fruizione e divulgazione di questo eccezionale tesoro che la storia ci ha consegnato.
Gli esiti del lavoro svolto sono stati presentati nell’Aula Magna dell’istituto federiciano di corso Umberto I. Una giornata di studi a cui hanno partecipato il rettore Gaetano Manfredi, il soprintendente di Pompei Massimo Osanna, il coordinatore dell’accordo Giovanna Greco, i responsabili scientifici dei dipartimenti coinvolti Renata Picone, Andrea Prota, Maurizio Fedi, Luigi Cicala, Gaetano Di Pasquale.
Geologi, architetti, ingegneri per studiare e restaurare un’area significativa della città antica, ovvero l’area extraurbana della cosiddetta “Insula Occidentalis”, a lungo abbandonata. «Prima degli interventi – commenta il soprintendente Osanna – era tutta una boscaglia. Le prime ricerche, condotte dai colleghi della facoltà di agraria che hanno studiato tutte le specie e insieme abbiamo provveduto al disboscamento, hanno portato alla luce strutture che non si vedevano dall’Ottocento: case, ville con terrazze rivolte al mare. Abbiamo aperto un sito che è considerato una città morta ma in realtà è frequentata da 3.000.000 di persone all’anno e presto ospiterà anche un museo. Per la prima volta abbiamo un database, un archivio informatizzato che può fare da modello per progetti futuri. Ora è il momento di dare un framework concettuale. Con Renata Picone, abbiamo già messo in campo un congresso internazionale sul restauro che si terrà a breve, per fare emergere che cosa ha significato Pompei in questi anni e cosa si può fare di meglio partendo da questa esperienza».
E Picone aggiunge «Allo stesso tempo, abbiamo realizzato un piano di accessibilità che permetterà anche a persone con difficoltà motorie di accedere alla zona extraurbana». E secondo la coordinatrice Giovanna Greco, «Il punto di forza di questo progetto, secondo il coordinatore Giovanna Greco, è l’aver messo in campo tante discipline differenti. Un nuovo modo di approcciare lo studio che ha generato un dialogo tra i saperi superando le gabbie disciplinari».
Cinque i dipartimenti coinvolti Architettura, Studi Umanistici, Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Dipartimento di Agraria. La Federico II ha sempre avuto un grande ruolo a Pompei, non a caso è stata la prima università ad avere istituito una cattedra di archeologia e antichità pompeiane.
«Il legame tra il nostro ateneo e Pompei – ricorda il rettore Manfredi –, è un legame storico e fisico. Molti nostri docenti sono stati soprintendenti nel passato. Abbiamo costruito, continua il rettore, una piattaforma straordinaria con competenze di altissimo livello in settori che vanno dall’archeologia all’architettura, dalla geologia all’agraria, per fare in modo che le conoscenze siano sempre più solide e internazionali. Il nostro è un approccio multidisciplinare e moderno: lavorare insieme a progettare e realizzare partendo da quelle che sono le nostre risorse, dai nostri giovani, e non c’è posto migliore della città di Pompei, luogo di studio per i nostri ricercatori ma anche di formazione per i nostri studenti».

Per saperne di più

www.unina.it

www.pompeiisites.org

 

Nella foto, uno scorcio dell’insula occidentalis

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