Un luogo del mito che diventa punto d’incontro ai tempi di facebook. Mentre il mondo si divide su un nuovo traguardo della tecnologia, l’intelligenza artificiale, pesandone più i contro che i pro, e vaticinando con la sua diffusione la fine dell’umanità, i social, demonizzati come killer della socializzazione, a volte possono favorire contatti, oltrepassando la necessità di una campagna pubblicitaria programmata.
Accade a Giusy Ercole,
appassionata di arte, tanto diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Napoli in scenografia, specializzata nella realizzazione di costumi: un’inclinazione irresistibile che attraverso una rubrica specializzata sul vestiario e le sue origini, da una testata online romana, l’ha fatta approdare a un percorso di giornalismo, suggellato dal tesserino di pubblicista.
Dopo aver depositato il suo marchio di borse artigianali, Joybag.it realizzate con corde dipinte a mano color bronzo (che rimandano ai reperti archeologici ritrovati nei Campi Flegrei) e averlo appena lanciato sul web con una pagina facebook, riceve una richiesta da una ragazza di Casoria cui piacerebbe comprarne una.
Così il mito rivendica il proprio ruolo nella Campania Felix in bilico tra futuro, passato e un presente spesso tormentato. Giusy, che abita in altro luogo leggendario, Monte di Procida, tra un paesaggio mozzafiato e le ali della storia (era un villaggio della città di Cuma), le dà appuntamento al lago d’Averno,  dove Enea, l’eroe guerriero narrato da Virgilio, trovò la porta per discendere nel regno dei morti in cerca del padre Anchise.
Qui Giusy incontra la sconosciuta ammiratrice del suo design, arrivata in taxi per ritirare l’accessorio tanto apprezzato: le strade del marketing sono infinite. E le lasciano una sensazione di gioia mista a speranza per una produzione che sta compiendo i primi passi.
 «Le nuove borse – annuncia- saranno dipinte a mano e saranno pezzi unici ed originali, come se i miei dipinti camminassero. La borsa è un abitacolo, dove c’è la propria riconoscibilità, non parlo dello status sociale, ma caratteriale, esse sono un modus vivendi ed è un pezzo di noi del nostro modo di pensare e agire. La borsa è la custode dei nostri segreti quando siamo fuori casa e non dev’essere solo un contenitore, ma bensì un modo di narrare il nostro essere».
Ma l’arte ha abbracciato la sua anima già da ragazzina, durante il proprio percorso scolastico, fino alla tesi di laurea che le fa annusare il profumo dell’opera lirica. La dedica, infatti, alla Traviata di Verdi più volte rappresentata al San Carlo di Napoli dove Giusy trascorre un periodo da stagista, nel 2004, al reparto costume.
Artista dai molteplici orizzonti. Dipinge su carta riciclata dall’aspetto quasi primitivo nel suo spessore irregolare, è attenta alla natura, esprime l’invisibile attraverso colori e forme: superando la barriera delle piattaforme artistiche a pagamento, Giusy ne crea una sua dove espone lavori figurativi e anche surreali. E plasma la materia, ispirata dalla magia di un habitat agitato da forze arcane.
Una dimensione virtuale dove poter anche scambiare idee sul sistema dell’arte italiano accessibile solo a poche persone.
Le sue sono opere in continua metamorfosi, come lei stessa, che continua a divedersi tra scrittura, pittura, scenografia, costumi per tv e cinema : ha da poco collaborato con il regista Francesco Dattilo per una produzione FD Vision italo-statunitense. E ha in mente ancora tanti progetti, sotto il segno della creatività.

Qui sopra, Torre Fumo, Monte di Procida; in alto, un’altra delle sue opere. In copertina, Joybag

Giusy Ercole and handbag design, in the background of myth. Those Campi Flegrei that inspire her paintings on a journey to the arcane

A place of myth becoming a meeting point in the time of facebook. While the world splits over a new milestone of technology, artificial intelligence, weighing its disadvantages more than its pros, and vaticinating with its diffusion the end of humanity, the social media, demonized as killers of socialization, can sometimes foster contacts, overcoming the need for a planned advertising campaign.
It happens to Giusy Ercole, who is so passionate about art that she got at the Academy of Fine Arts in Naples a degree in set design, specializing in costume design: hers is an irresistible inclination that through a specialized column on clothing and its origins, from an online newspaper in Rome landed her on a path to journalism, sealed by a publicist’s pass.
After depositing her brand of handcrafted bags, Joybag.it made with bronze-colored hand-painted ropes (referring to the archaeological artifacts found in the Campi Flegrei) and having just launched it on the web with a facebook page, she receives a request from a girl from Casoria who would like to buy one.
Thus the myth claims its role in Campania Felix hovering between future, past and an often troubled present. Giusy, who lives in another legendary place, Monte di Procida, between a breathtaking landscape and the wings of history (it was a village of the city of Cumae), gives her an appointment at Lake Avernus, where Aeneas, the warrior hero narrated by Virgil, found the door to descend into the kingdom of the dead in search of his father Anchises.
Here Giusy meets the unknown admirer of her design, who arrived by cab to pick up the much-appreciated accessory: the roads of marketing are endless. And they leave her with a feeling of joy mixed with hope for a production that is taking its first steps.
“The new bags,” she announces, “will be hand-painted and will be unique and original pieces, as if my paintings were walking. The bag is a cockpit, where there is one’s recognizability, I am not talking about social status, but character, bags are a modus vivendi and a piece of us of our way of thinking and acting. The bag is the keeper of our secrets when we are away from home and it should not be just a container, but rather a way of narrating our being.”
Art, however, has embraced her soul even as a young girl, during her own schooling, up to the graduation thesis that makes her smell the scent of opera. She dedicated it, in fact, to Verdi’s Traviata performed several times at the San Carlo in Naples, where Giusy spent a period as an intern, in 2004, in the costume department.
Artist with multiple horizons. She paints on recycled paper with an almost primitive appearance in its irregular thickness, is attentive to nature, and expresses the invisible through colors and shapes.Overcoming the barrier of paid art platforms, Giusy creates her own where she exhibits figurative and even surreal works. And she shapes the material of her imagery, inspired by the magic of a habitat charged with arcane forces.
A virtual dimension where she can also exchange ideas about the Italian art system accessible only to a few people.
Her works are in constant metamorphosis, as she herself continues to divide her time among writing, painting, set design, costumes for TV and cinema : she recently collaborated with film director Francesco Dattilo on an Italian-US FD Vision production. And she still has many projects in mind, under the sign of creativity


 

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