Un ponte con l’Afghanistan da tempo lo ha costruito anche l’Orientale di Napoli. E il dialogo continuerà, malgrado la svolta talebana.
Lo spiega Anna Filigenzi, direttrice della missione archeologica Italiana nel paese che sta vivendo ore drammatiche, dopo il ritiro degli Usa.
 «Il nostro lavoro- dice l’archeologa dell’ateneo- portato avanti pur tra mille difficoltà con i nostri colleghi afghani, sia gli archeologi dell’Istituto di archeologia afghano sia i restauratori e funzionari del Museo Nazionale di Kabul, non si ferma. Lo scopo è creare una consapevolezza sempre maggiore del valore del patrimonio culturale afghano, perché così sia meno esposto alla distruzione. Ci aiuta in questo la nostra collaborazione con i colleghi afghani con cui abbiamo condiviso in questi anni documentazioni di scavi passati e recenti.  In questa crisi, siamo determinati a dedicare ancora maggior impegno e risorse allo studio dei dati in nostro possesso e al sostegno, attraverso i nostri progetti e le nostre attività didattiche, alla formazione di giovani professionisti e studiosi, non solo italiani, ma anche afghani».
Come afferma lo stesso rettore, Roberto Tottoli, infatti, studiare e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale afghano diventa la strategia migliore per difenderlo.
Benché le ricerche sul terreno siano ferme, l’attività scientifica su documentazione e reperti archeologici afghani continua a distanza.
L’Orientale ha sempre rappresentato la base scientifica più importante per la missione archeologica Italiana in Afghanistan dell’Ismeo (Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente), che opera nel paese dal 1957. E ha una sensibilità particolare e unica per le vicende che toccano il cuore della regione asiatica.  
Porte aperte agli studenti afghani: l’università napoletana attiverà ogni forma di agevolazione per chi si iscriverà ai corsi, con esenzioni e supporto accompagnati dalla necessaria discrezione, vista la delicatezza della situazione.
In media ogni anno L’Orientale ha avuto cinque studenti afghani iscritti con lo status di rifugiato politico. Attualmente c’è uno studente afghano che segue i corsi del dipartimento di scienze umane e sociali.  
Infine, L’Orientale valuterà pure i profili di colleghi e giovani studiosi afghani che abbiano necessità di svolgere periodi di ricerca e residenza al di fuori del proprio paese, privilegiando coloro che hanno collaborato a iniziative precedenti con l’ateneo.
In alto, foto di Amber Clay da Pixabay 


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