Amare e convivere con amanti dello stesso sesso richiede coraggio. Pasquale Ferro tratta questo tema in “Macedonia e Valentina/ ‘O curaggio d’ e femmene” edito da ilmondodisuk (pp.112, euro 10, con prefazione di Annamaria Ackermann, foto). Appare chiaro che Pasquale è napoletano non solo dal titolo ma dal coraggio di esporre un tabù e la determinazione delle donne napoletane, protagoniste nelle pagine più tragiche della storia di Napoli.
Vanno ricordate Berardina, moglie di Masaniello, Eleonora Pimentel Fonseca straniera ma cittadina napoletana, Matilde Serao, le partigiane delle Quattro Giornate. Non è un caso che la citt  abbia il culto per Partenope, Sirena che si lascia morire per amore sulla spiaggia della citt . I napoletani abbinano lei a San Gennaro e a Santa Patrizia per la liquefazione del loro sangue che ricorda il ciclo mestruale della giovane vergine Partenope.
Le protagoniste, diverse per cultura ed estrazione sociale, vivono un intenso amore che nasce in una lugubre cella di un carcere. Cos’è una cella? «Tre passi e sto nfaccia o muro… mi giro, faccio altri tre passi e m’arritrovo n’atu muro… quanta gente è impazzuta pecch sape che dietro a quel muro ce sta la vita e non la puoi toccare».
Una carcerata e l’altra infermiera ma entrambe vittime di un atroce destino. Le donne violentate da parenti, dal branco, da amici non possono difendersi, non sono credute, vengono definite zoccole. «Perch noi femmine siamo provocatrici». Macedonia era « na buona guagliona, na piccerella che pensava solo a truccarsi, andare a ballare, e divertirsi». Ma è anche « na femmena bella, pericolosa, orgogliosa e… coraggiosa».
Valentina, giovane colta affascinante suora non per vocazione. «Pecch s na monaca? ». «Per la vergogna di esistere e il coraggio di combattere. Io non aspetto il tempo, è lui che mi rincorre, paradossalmente sono più svelta». .
Diverse anche nei propri nomi. Macedonia ricorda la rupestre regione balcanica patria dell’intrepido Alessandro Magno. Valentina, nome dal suono dolce rievoca il “vale” latino, saluto simbolo di amicizia e devozione. Una storia vera, romanzata, di donne che si amano scritta da Ferro, uomo artista fuori dagli schemi convenzionali, che si presenta sulla prima pagina del testo cos “Libero di vivere la mia vita, di amare, di sognare, libero nei gesti e nella parola, di lavorare, di rispettare, di non vergognarmi, di lottare come ho sempre fatto”.
Lui è come si descrive. Parole che esprimono carattere, tenacia, coraggio, determinazione di tutte le altre donne coprotagoniste. Scrittore vivace, fa entrare subito in scena le protagoniste. L’amore è fulmine immediato e il sesso, tuono prorompente, segue subito dopo. «Lei era nuda. Bella, statuaria con i marmorei seni, il ventre piatto, fianchi, cosce, spalle, tutto era perfetto e uniforme, non avevo mai visto niente di più bello». «N! Si asciuta scema? Ma che è, non hai mai visto na femmena nuda?». Le donne hanno intuito leggono negli occhi l’altro. Indossa lentamente l’accappatoio per andare a fare la doccia e l’altra attende con la siringa in mano. Al suo ritorno viene chiusa la porta della cella.
«Ci ritrovammo nude a bere i nostri corpi, a cercare le nostre anime, ogni punto del nostro corpo fu riempito di amorevoli baci, di carezze a volte dolci ma con una rabbia che voleva un suo sfogo, niente fu lasciato in quel piatto che si chiama amplesso, i nostri corpi madidi di sudore venivano asciugati dai nostri respiri. Il nostro ansimare ci faceva capire quanto tutto era bello, pulito, fantastico. I nostri sessi umidi si sfioravano, toccammo il cielo più volte. Ci ritrovammo per terra e continuammo a bere le nostre perle».
Macedonia era dolce e gentile, sembrava una bambina felice non più la donna sulla difensiva, burbera e a volte cattiva. Macedonia viene invogliata allo studio e si diploma. Con Valentina intervista altre recluse. Storie drammatiche di Nilde, mamma Laura, Maria a sporca. Libera trova ad attenderla a Pechinesa, suo primo amore che la porta da Lovesella, sua zia in provincia di Napoli. Passa da un carcere a un altro Lovesella è la nuova carceriera. Unico protagonista maschile è Armando, detto Battilocchio. Ferro si sofferma a descriverlo perch è uomo che rispetta le donne. Agli altri non d  un nome perch non li considera neanche belve… Stride la sua presenza, mammone come tanti, poco volitivo e non padrone delle proprie azioni, tra donne determinate che progettano il loro futuro.
L’amore non ha sesso. Il gay ama un maschio, la lesbica una femmina, l’artista la musica, pittura, danza, poesia, teatro. La passione per l’altro dello stesso sesso è antica. Ferro è uomo di teatro e predilige contrasti e colpi di scena. Il finale risulter  imprevedibile per chi non sa amare o non ha mai vissuto forti passioni.

LA PRESENTAZIONE ALLA FONDAZIONE DE MARTINO
Prossimo appuntamento del ciclo d’incontri Apeiron, coordinati e ideati da Bruno Pezzella, per iniziativa della V             6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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B7Municipalit  Vomero-Arenella e con l’adesione di numerosi enti, gioved 13 novembre 2014, alle 18, alla sala Fondazione De Martino (via Morghen – Funicolare Monte Santo – Napoli, in foto la locandina) per la presentazione del libro “Macedonia e Valentina. ‘O curaggio d”e femmene”(presentazione di Annamaria Ackermann, edizioni ilmondodisuk). Intervengono Delia Morea e Ernesto Paolozzi. Reading di Valeria Ariota e Vincenzo Iavarone, videoproiezioni musicali a cura dell’autore.
Nel corso della manifestazione si svolger  la II edizione del premio dedicato a Coccinella, pseudonimo di Antonio De Filippo, simbolo della lotta per l’ integrazione degli omosessuali a Napoli che affrontò subendo anche l’umiliazione del carcere. Il riconoscimento sar  assegnato alla Tarantina, per l’anagrafe Carmelo Cosma, classe ’36, originario di Avetrana, provincia di Taranto che ha raccontato la sua testimonianza di “femminiello” ripudiato dalla famiglia in una recente autobiografia scritta a quattro mani con Gabriella Romano. Glielo consegneranno Vincenzo Cucchiara e Ernesto Guida.

Apeiron, ispirato al famoso detto di Anassimandro “…o dell’indefinito, principio di tutte le cose” prevede, oltre a presentazioni di libri, eventi su letteratura, psicologia, arte, filosofia, fino alla primavera dell’anno prossimo. L’altra location che ospiter  le manifestazioni è la Biblioteca Croce in Via Francesco De Mura n. 2/bis, sempre al Vomero, rimasto orfano di ben tre librerie, Guida, Loffredo e Fnac, che erano anche centro di dibattiti culturali grazie all’organizzazione di incontri con gli autori.

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