Il San Giorgio Teatro Festival ha ripreso la sua programmazione con la prima assoluta di “Pacchiello, venditore di taralli caldi caldi e di guai neri neri”, testo di Pasquale Ferro interpretato e diretto da Roberto Capasso. La prima dello spettacolo prevista lo scorso 22 luglio fu rimandata per colpa dei disagi provocati dal maltempo. Ma, decisamente, è valsa la pena aspettare.

Lo spettacolo è un monologo in cui Pacchiello, il protagonista,vive e rivive attraverso il ricordo, una vita fatta di annullamento di rapporti, relazioni, persone, in nome del Danaro e del Potere.
Un personaggio shakespeariano, in cui le fattezze fisiche rispecchiano le nefandezze di cui la sua anima ha bisogno di nutrirsi per restituire un senso alla propria Realt . L’Usura è solo una delle porte che Pacchiello ha scelto per entrare nelle vite altrui e portarvi il Male. Una porta che spesso, innocentemente, le vittime sfiorano senza rendersi conto che il confine è sottile e quando sembra che la porta sia appena socchiusa, in realt  è stata appena spalancata.
Il testo di Pasquale Ferro, autore, pubblicato anche in lingua russa, di testi teatrali e non solo (citiamo l’ultimo “Macedonia e Valentina O curaggio d’ e femmene”) dimostra ancora una volta la capacit  di rendere spaccati di vita amara con una sapiente dose di ironia “noir”. Una conferma della bravura di Pasquale Ferro nell’ intingere la penna nella Vita e scriverne.

Roberto Capasso ha offerto un Pacchiello molto interessante,
dando una bella prova attoriale e rendendo in giusta misura il lavoro su corpo e voce, durante uno spettacolo che per tutta la durata non ha mai stancato il numeroso pubblico presente.
Anche la regia, dello stesso Capasso, ci è sembrata interessante nel suo voler dare, a nostro parere, maggior spazio a una dimensione più “tragica” del personaggio. Riesce nell’impresa non semplice di non appesantire un personaggio che, pur con mille sfaccettature, imperversa con la sua Forza Oscura.
Una vita, quella di Pacchiello, in cui spicca l’assenza, quasi la rimozione, della figura paterna. Cos come viene rinnegata continuamente l’attivit  paterna ( il forno), quasi Pacchiello consideri vergognoso proseguirne l’attivit .
Ma tutti i cerchi, prima o poi, si chiudono. Anche quello di Pacchiello (foto di scena). Proprio come un tarallo. Speriamo di vederlo rappresentato presto a Napoli e in altre citt  italiane.

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