L’epoca è frizzante. Soffusa di contrasti. Addio Ottiocento, sta per cominciare il nuovo secolo. Napoli euforica, contagiata dalla Francia, vive tra miseria e nobilt  è citt  ciarliera, povera, ma anche ricca di speranze affidate all’attesa del gioco del lotto, di quei numeri inseguiti, anelati, augurati, spesso irraggiungibili. Un paese di cuccagna descritto dall’abile penna di Matilde Serao, scrittrice e giornalista brillante, divisa tra carriera e famiglia, autrice della rubrica “Api , mosconi e vespe” che, dalle colonne del quotidiano “Il Mattino”, lancia dardi e pettegolezzi, saltellando tra ricette di cucina o serate mondane.
I DIAMANTI DI EUGENIE
E’ il periodo fulgido del Cafè Chantant, trapiantato da Parigi al salone Margherita dove arrivano attori di successo e audaci soubrette. Sono gli anni in cui matura l’astro (Leopoldo) Fregoli, attore capace di trasformarsi sulla scena a velocit  straordinaria, interpretando voci e personaggi diversi e gli anni in cui Eugnie Fougère, Nini come la chiamano affettuosamente i suoi connazionali, incanta il pubblico partenopeo. Di sera tardi, terminato lo spettacolo al salone Margherita, la “divina” corre al teatro Bellini per non perdersi la rappresentazione di un giovanissimo e promettente interprete, gi  vezzeggiato dai giornali, Vincenzo Scarpetta, figlio del celebre Eduardo, firma e protagonista del teatro moderno in lingua napoletana.
I cronisti del tempo si occupano con interesse di lui, sottolineando che nella passerella dei personaggi cui d  vita di vero ci sono solo i i diamanti di Eugenie (prestati per la messinscena)…
E’ amore folle tra i due, malgrado la differenza d’et  (circa sedici anni). “Vieni all’Olimpi “, gli suggerisce lei. Sarebbe stata la consacrazione internazionale per un ragazzo gi  acclamato nella citt  di origine. Stanno quasi per mettere in atto la fuga, quando pap  Eduardo fa appello all’affetto “Se te ne vai, io me ne moro…”.Il figlio resta, inchiodato ai sensi di colpa e alla compagnia paterna.
IL FORZIERE DEI RICORDI
Ad aprire il forziere dei ricordi, adesso, è Mariolina, moglie di Eduardo, figlio di Vincenzo junior e nipote di Vincenzo senior (1877-1952). Da qualche anno ha cominciato ad alzare il sipario sulla produzione di Vincenzo, rimettendo ordine tra le “carte” che ha lasciato, stipate in un armadio cui accennava sempre sua suocera Lidia. “Mariolina, qui nessuno se ne cura”. Colonnello d’aviazione, il suocero si sente lontano dal palcoscenico, come i figli, (Eduardo e Giovanni insegnano all’Universit  nel settore scientifico).
Un giorno, Mariolina l’accontenta. Insieme sollevano la prima polvere dalla memoria. Da allora, scomparsa anche la suocera, non si è più fermata. Per affetto nei suoi confronti. E perch la famiglia desidera restituire ai napoletani un tassello del passato.
All’inizio, cammina su un pianeta sconosciuto. Internet le d  una mano. E anche un librone dove Vincenzo incollava tutti i ritagli di giornali che lo riguardavano. Ma soprattutto le commedie che svelano come Vincenzo, da autore, sia stato il ponte tra il teatro farsesco scarpettiano e quello impegnato e amaro di Eduardo (De Filippo).
LA VENDETTA DI CIOCIO’
L’idea del personaggio di Felice Sciosciammocca, caratterizzato sulla risata, si trasforma e, pur facendo ancora ridere, affronta temi sociali. Un esempio la giustizia nel testo “La vendetta di Ciociò”. La vicenda ruota intorno alla figura di un magistrato, diventato tale in quanto rampollo di una potente dinastia. Prende cantonate basandosi sulle apparenze, senza affaticarsi a cercare le prove. Tanti “poveri cristi” hanno subito le conseguenze della sua superficialit . Tra questi, anche un barone, soprannominato Ciociò. Che, uscito dal carcere dove è finito dopo essere stato trovato in possesso di titoli falsi, ricevuti, a sua insaputa, come saldo per un debito di gioco, se la lega al dito e organizza una cena al ristorante, invitandolo, insieme a tutte le vittime del giudice, che cambiano identit . Dimostrandogli l’unica verit  ciò che appare spesso inganna.
SUL PALCOSCENICO L’ANIMA DELLA SOCIETA’
Timido e melanconico, malgrado calchi le scene sin da piccolino, Vincenzo scandaglia l’animo umano nelle sue pieghe più nascoste, mettendone alla berlina ipocrisia e compromessi. Succede nella riduzione partenopea di una commedia bolognese “Cosa farebbe lei?”, tradotta con il titolo “E mo’ tu che faciarresti”? Storia di un triangolo. La moglie compie l’adulterio con un dipendente del coniuge che le garantisce benessere. Per disinnescarne la gelosia, ogni volta che incontra l’amato inventa un pretesto. Al ritorno dall’ennesima scappatella, porta a casa cinque biglietti della lotteria. “Vedi, tu pensi sempre male di me.. e io , invece, sono andata a comprare questi”. In realt , gliel’ha dati il giovanotto che ne ha acquistati dieci un modo per zittire lo sposo diffidente e celare la scappatella. La faccenda, però, si complica. Uno dei biglietti vince il premio nazionale. A cosa d            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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are la precedenza all’onore, all’amore o alla verit ? Alla fine si raggiunge un accordo, svendendo un pezzo di coscienza. Divideranno la vincita a patto che l’amante sposi una parente zitella.
L’AMORE PER LA MUSICA
Poeta, musicista, caricaturista, interprete e regista cinematografico. Dai documenti lasciati Vincenzo svela infinita creativit . Dalla musica a lui contemporanea, s’inoltra nella classica, componendo sinfonie e parodie di opere celebri. Dopo la morte del padre Eduardo, avvenuta nel 1925, pur ripercorrendone ancora le orme, si dedica alla rivista. Continuando a dividere la sua vita tra teatri napoletani e romani (Bellini e Politeama, Manzoni e Valle).
Tra gli aneddoti di una vita vissuta intensamente, un episodio legato alla capitale e al periodo della guerra, ispiratore di una celebre scena di “Napoli milionaria” firmata da Eduardo De Filippo. Terrorizzato che i tedeschi gli portino via eredi (Eduardo e Vincenzo) e genero (il marito di Dora è il giornalista Vittorio Viviani, figlio di Raffaele) ha pensato, nell’appartamento romano di via Bersiana, di creare un fondo segreto dietro la camera da letto, dove nasconderli, in caso di irruzione dell’invasore straniero. Inscenando la sua morte, circondato al capezzale dai familiari, per depistare l’attenzione dei tedeschi. L’escamotage, senza che mai venga realizzato, fa il giro della citt , svelato da Vittorio (Viviani) che ne parla con gli amici.
I DUE FRATELLI
Vincenzo e Eduardo, il fratello mai legittimato dal padre. Un rapporto intenso, siglato da affetto e stima anche quando Eduardo lascia la compagnia Scarpetta per fondarne una sua con Peppino e Titina. Ed è stata la fondazione De Filippo a finanziare il restauro quasi ultimato della pellicola “Il gallo nel pollaio” del 1916 che il caso aveva portato nella cineteca nazionale norvegese.
In attesa che esca , entro il 2012, il libro dedicato a lui, Mariolina cataloga copioni, registrandoli alla Siae, coinvolge operatori culturali (Universit  e altri addetti ai lavori) e insegue un sogno realizzare una mostra dove esporre il mondo di Vincenzo indissolubilmente legato ai suoi contemporanei e alle sue famiglie, Scarpetta, De Filippo, Viviani. Per fare ascoltare a tutti il battito del cuore di Partenope. A teatro.

Nella foto, in alto, Vincenzo (a sinistra) con Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani ripresi nel 1942 in occasione del matrimonio di Dora con il figlio di Viviani, Vittorio. In basso, l’artista, una sua romanza e la cartolina della commedia "La signorina Cochelicò". Gli scatti pubblicati sono stati gentilmente concessi dalla famiglia Scarpetta.

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