Saggio/ “Nemico del genere umano. Dialoghi impossibili per menti curiose”: Vincenzo Mancini riflette sulla vita. Un discorso di libero arbitrio e inclusione

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«Il piano fisico è ricco di apparenze poiché la nostra conoscenza delle cose è scarsa e ancora non unificata; il piano mentale è condizionabile dall’ambiente e dalla cultura; la realtà è un oggetto sottostante e inaccessibile. Stante tutto ciò, con il pieno appoggio di Albert, dei gemelli de Coriolis, e di Jung, quale essere umano può ergersi ad arbitro o censore dei comportamenti altrui?
Chi può affermare di sapere ciò che è meglio o peggio per un altro, o come le cose dovrebbero o non dovrebbero andare per tutti? C’è da ritenere che qualunque cosa siano i misteriosi oggetti della realtà che ci circondano, possiamo solo muoverci in direzione della libertà, dell’integrazione, dell’inclusione e dell’ampliamento del sapere».
Vincenzo Mancini offre delle importanti riflessioni sulla natura umana e sulla condotta della società nel suo brillante saggio “Nemico del genere imano. Dialoghi impossibili per menti curiose”. Un’opera surreale e dissacrante ma con un cuore realistico, scritta con un linguaggio forbito e allo stesso tempo colloquiale che invita a leggere ancora, a non fermarsi mai di fronte a queste elucubrazioni tanto immaginifiche quanto pertinenti alla distopia che stiamo vivendo nella contemporaneità.
L’autore si colloca in un luogo di fantasia, le fincas, insieme a un gruppo di illustri trapassati con cui condivide le sue considerazioni sul mondo: tra di loro vi sono i suoi sodali Albert Einstein, Carl Gustav Jung e i gemelli Gaspard e Gustave de Coriolis (qui sdoppiato in quanto in vita era uno solo), e poi ogni tanto spuntano un Sigmund Freud di passaggio o un’Agatha Christie in abito da festa.
La chiave per interpretare la bizzarra dissertazione dell’autore – che spazia da argomenti di natura sociale a teorie scientifiche – risiede nell’assunto che non esista una realtà univoca perché essa dipende dal punto di osservazione da cui la si guarda.
Sono tanti gli esempi riportati nel testo, tra i quali si può menzionare il fatto che, se ci poniamo da una prospettiva sul nostro pianeta, vedremmo il sole muoversi, mentre se lasciassimo la Terra, ma restando all’interno del nostro sistema planetario, osserveremmo il sole immobile e il globo terraqueo volteggiare attorno ad esso; a questo punto non avrebbero più senso le albe e i tramonti, che invece dal punto di vista istallato sul pianeta sarebbero considerate delle verità incontrovertibili.
La relatività della realtà porta all’assurdità delle ideologie assolutiste, dalle più semplici alle più complesse, che invece dominano la nostra vita: l’autore le ribalta una a una, portando avanti un discorso di libero arbitrio e di inclusione di ogni diversità, perché tutti i punti di vista diventano plausibili e realistici. (Stefania Basi)
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