Le disobbedienti/ Maria Nicolajevna Tarnowska, Circe moderna e astuta. Accusata di omicidio, con una vita sempre in bilico

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Maria Nicolajevna Tarnowska è la protagonista di “Circe. Il romanzo di Maria Tarnowska” scritto da Annie Vivanti (1866-1942), pubblicato nel 1912 e proposto da Prospero editore. Una storia con una protagonista che si inserisce a pieno titolo tra le tragiche eroine dalle passioni tormentate del romanzo ottocentesco, donne che come Anna Karenina di Tolstoj o la contessa Ellen Olenska, protagonista dell’”Età dell’innocenza” scritto da Edith Wharton nel 1920, vivono turbini emotivi.
A differenza di queste ultime, però, la contessa Maria Tarnowska rimane intrappolata in un’esistenza in cui eros e thanatos si avvitano in una spirale dagli esiti drammatici, gli uomini che se ne innamorano perdutamente rimangono invischiati in una ragnatela mortale, lei ammalia e uccide secondo l’identità costruita per Circe come archetipo femminile di seduttrice insidiosa e diabolica: «Fui la Circe moderna, malefica, astuta, piena di bizzarre anomalie, eccentrica, fantastica; mi dilettavo a farlo giore e soffrire in mille modi».
Dal carcere in cui si trova per omicidio, Mura – vezzeggiativo di Maria – racconta il suo fuggire da un luogo all’altro, da un uomo all’altro, nel tentativo di sottrarsi a un destino che viene presentato come ineluttabile: «Io ero già sulla china della perdizione. Sciolta dal ritegno di quella tenera mano, che ancora con lieve stretta mi teneva il cuore (si riferisce alla madre ndr) presi la corsa verso la rovina».
La lotta tra il bene e il male e la scelta da compiere tra l’uno e l’altro sono indagati in un dialogo intimista in cui la protagonista si dibatte tra la volontà di “essere buona” e la vita che “la conduce” verso il male. Il girovagare per l’Europa è un tentativo di sottrarsi a un disegno perverso in cui la ragione soccombe innanzi ai moti e i sobbalzi di un’anima preda di fantasmi e morbosi presagi: vite umane in cambio di altre.
Il perimetro sociale entro cui la protagonista si muove è quello della nobiltà europea al tramonto del XIX secolo che vedeva le donne come figlie educate a stare in società da cui si si aspetta rettitudine, aspirazione alla maternità e carattere sottomesso ma brillante, giovani cui trovare un buon partito.
Mura non è così, dopo un matrimonio deludente e chiazzato di violenza si volge verso la passione che la conduce sulla via della perdizione la cui unica redenzione, per salvare la vita dell’innocente figlio, si convince essere la morte di uomini che la sua lussuria deve spingere al sacrificio in una scia di intrighi e sangue.
Il marito le mostra indifferenza, disprezzo e possesso attraverso costanti tradimenti che infrangono il suo ideale d’amore, cui si aggiungono l’omicidio di un suo corteggiatore e le ripetute minacce di ulteriori scoppi violenti.
Finito l’idillio la protagonista percepisce la vita e il mondo in modo diverso da come vissuto e immaginato nella fanciullezza e quanto in seguito accadrà sarà la reazione innescata dalla turpitudine del marito che, svelandole aspetti sconosciuti dell’animo umano, la condurrà a cercare altri uomini.
Vivanti costruisce un personaggio che, al contrario di altre eroine dell’epoca, non si lascia consumare passivamente nell’attesa che le promesse di un uomo vengano mantenute ma, seppur preda di dubbi e momenti di assenza, agisce, decide, imbastisce trame.
Non sono gli altri che cagionano avvenimenti, è lei che li partorisce e li mette in pratica, nel momento topico può scegliere di obliarsi ricorrendo all’uso di droghe ma, anche in questo caso, è una scelta.
Il romanzo prende l’avvio dalla lettura di un diario in cui la protagonista ha annotato il succedersi degli eventi dall’infanzia in poi, una infanzia caratterizzata dall’essere amata dall’entourage familiare che la spingerà a ricercare lo stesso sentimento in altre persone, l’essere oggetto di amore le risulta vitale e irrinunciabile quanto naturale e dovuto.
A leggere il diario e interrogare la detenuta è una donna che da lei si reca per ascoltarne la storia con l’intento di:Vengo a difendere presso di lei le donne, che Ella crede tutte cattive, tutte crudeli, tutte feroci. […] Da due anni mi tormenta il pensiero che Ella, chiusa qui dentro, debba dirsi che tutti gli uomini sono vili e tutte le donne sono spietate. Degli uomini non so. Ma le donne non sono tutte spietate”.
Un libro che, per le dinamiche e l’attribuzione di ruoli e aspettative sociali, risulta ancora attuale e illuminante, particolarmente interessante è la nota dell’editore in cui è illustrato il processo di revisione corale del testo da parte di un gruppo di lavoro guidato da Francesca Di Pumpo.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Annie Vivanti
Circe. Il romanzo di Maria Tarnowska
Prospero editore
Pagine 261
euro 16
L’AUTRICE
Annie Vivanti (1866-1942), scrittrice e poetessa italiana di fama internazionale, si distinse per la sua versatilità culturale e linguistica. Figura eclettica nei circoli intellettuali di vari paesi, la sua produzione letteraria innovativa spaziava dalla poesia alla prosa, riflettendo la sua esperienza multiculturale. Incarnò lo spirito di un’epoca di transizione lasciando un’impronta significativa nella letteratura del suo tempo.

Annie Vivanti tra #ledisobbedienti:

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