Le disobbedienti/ “L’arte di cucinarsi un marito”: l’intramontabile ironia di Elizabeth Strong Worthington dà corpo alle riflessioni di Constance, donna indipendente e brillante

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L’attualità di alcuni libri può apparire stupefacente al punto di spingerci a riflettere su atteggiamenti, stereotipi e idee che, scritti in un romanzo oltre un secolo fa, è facile rinvenire vivi e presenti nella nostra società.
“L’arte di cucinarsi un marito”, scritto da Elizabeth Strong Worthington (1851-1916) e riproposto dalla casa editrice Astoria, fu un bestseller nel 1898. Sì, esatto era il 1898 quando l’autrice faceva dire alla protagonista, una donna giunta nubile alla veneranda età di trentaquattro anni: «È vero, sto meglio da sola, eppure…un marito lo vorrei. Ne basterebbe uno soltanto…uno per volta, perlomeno. Perché, sotto questo aspetto, un marito è come un mondo: è già abbastanza impegnativo affrontarne uno» per poi mostrare la vena ironica che attraversa le pagine: «Se non si ha la pazienza di imparare a cucinarlo, è meglio lasciar perdere».
A scanso di equivoci è bene chiarire che, sulla scorta del successo riscosso dal libro, lo stesso trattamento culinario venne riservato, l’anno successivo, anche alle mogli. Una lettura deliziosa in cui sorridere delle umane debolezze che, nel tempo, non cambiano.
Constance è una donna indipendente, brillante e vivace che riflette sui pro e i contro del vivere da sola o in compagnia di un marito. Nei racconti degli aneddoti sulle vicende di vicini e conoscenti dispensa perle di saggezza: «Ci sono gesti che, per quanto sinceri, non si devono mai fare».
Come darle torto? La sincerità, spesso, genera conflitti inutili, meglio tenersi per sé le proprie opinioni lasciando agli altri le proprie.
Una scrittura lieve, fluida e divertente per sorridere delle dinamiche di coppia e per cogliere le spigolature di argomenti seri come l’impegno nella costruzione di un rapporto paritario, gli stereotipi che la società impone prevedendo ruoli e scelte di vita in base al genere.
Strong Worthington descrive cotture lente e preparazioni flambé, secondo i casi, tratteggiando una protagonista dal carattere deciso e determinato che nella metafora culinaria coglie le relazioni di coppia.
Constance è corteggiata da un uomo pacato e solido che induce sonnolenza ma mette sulla bilancia tutte le azioni di questi e di un altro che, nei suoi pensieri, oscilla tra l’amabile e piacente e l’insopportabile e detestabile. Nei confronti di quest’ultimo vive il turbamento di chi si va costruendo un’immagine, un’idea, positiva di una persona per osservarne, poi, atteggiamenti che la svelano di tutt’altra natura.
A cosa sarà ascrivibile questo altalenare? «Moltissimi mariti vengono guastati da una cattiva lavorazione. Certe donne li tengono di continuo a lessare, altre li stufano; altre ancora li arrostiscono, per non parlare di quelle che li tengono in salamoia a vita. Dopo un simile trattamento, non ci si può certo aspettare che siano buoni. Non lo sarebbero le rape, le cipolle e neppure i cavolfiori. Figuriamoci i mariti».
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Elizabeth Strong Worthington,
L’arte di cucinarsi un marito
Astoria
Traduzione di Alessandro Storti
Pagine 150
euro 16
L’AUTRICE
Elizabeth Strong Worthington (5 ottobre 1851 – 2 ottobre 1916) è stata una scrittrice americana attiva alla fine del XIX secolo. I suoi primi libri, When Peggy Smiled: A Love Story e The Biddy Club, furono pubblicati nel 1888. A questi seguirono nel 1898 The Little Brown Dog e How to Cook Husbands, The Gentle Art of Cooking Wives, fu pubblicato nel 1900. A volte utilizzava lo pseudonimo di Griffith A. Nicholas.

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