Da voci divise tra il corridoio e la piazza non si riesce a capire se l’unit  d’Italia rappresenti una sciagura o una conquista da difendere, preziosa a tal punto da sconfinare nell’intoccabile.
Non si capisce, ancora, se sia Napoli a rifiutarla per averle strappato di mano lo scettro di capitale e di terza potenza al mondo o l’Italia a volersi sbarazzare di una citt  “piagnona”, zavorra di un intero paese.
Non si capisce.
Sta di fatto che il sette settembre 1860 Garibaldi percorse il suo red carpet nel cuore di Partenope abbandonata dal suo re, sottraendo ancora qualche chilometro all’arrivo a Teano.
La storia ci racconta un dato incontrovertibile e tanto la nostalgia per un mondo perduto, quanto l’insofferenza per un mondo in essere si scontrano con una realt  che dice altro.
ANNIVERSARIO E POLEMICHE
In occasione del centocinquantesimo compleanno di questa amata e odiata, giovane Italia, l’incontro organizzato dall’amministrazione comunale presso la Cappella Palatina del Castel Nuovo con i professori Giuseppe Galasso ed Adriano Giannola ha tagliato in due le polemiche nebbiose sullo spinoso argomento, offrendo un’analisi sobria e dettagliata.
E’ dall’onorevole storico che parte il tentativo di sdoganare “Peppe Galubbarde” come scriveva il giornale “Lo cuorpo de Napoli e lo Sebeto"in attesa della sua venuta.
“Non fu un eroe di secondo ordine, ma un personaggio di rilievo mondiale.” Tuona Galasso, enumerando le battaglie e le vittorie che lo videro protagonista sul suolo di più continenti, mandando fuori pista chi invece preferisce un ritratto dai toni minori.
” Tra l’altro, conclusa la felice parabola di generale, si ritirò a Caprera in solitudine con un sacco di sementi. Quante figure di ieri e di oggi possono vantare una simile scelta?” I colpi a disposizione del professore sono innumerevoli, ma è l’intelligenza imparziale dello storico a prevalere.
“La chiave del successo della spedizione dei mille continua Galasso fu nell’azione dei picciotti, di quei siciliani avversi all’unione, per molti aspetti schiacciante, con Napoli ed il mezzogiorno continentale. Ad Aprile Rosolino Pilo e Giovanni Corrao sbarcarono a Palermo. Il moto della Gancia anticipò di un mese l’arrivo di Garibaldi.”
FATTI CONTROVERSI
I fatti controversi legati alla spedizione e alla gestione temporanea dell’ex regno borbonico prima dell’incontro con Vittorio Emanuele II non scompaiono nella fitta cronologia degli eventi, scandita ad arte.
“Le fucilazioni di Bronte, per quanto spietate, non incrinarono la fiducia nutrita dai siciliani nei confronti del liberatore.”.
“Sul continente i fatti si svolsero in modo diverso. A un seguito tiepido raccoltosi intorno all’eroe, fece da controcanto il collasso dello stato borbonico, che colp ogni reparto a eccezione dell’esercito. Nonostante la disfatta e il disfacimento delle forze, la “parte migliore” dell’elite intellettuale e governativa, Carlo Filangieri su tutti, si schierò a favore della spedizione”.
Risalita la penisola fino all’assedio di Gaeta, Garibaldi consegna le “chiavi del regno” al sovrano sabaudo, aprendo le porte all’azione dei briganti.
“Il brigantaggio è un fenomeno cronico, endemico della storia meridionale precisa Galasso gi  nel 1817 e nel 1821 furono condotte delle campagne per stroncarlo. La via all’unificazione, dopo l’unit , coincide con un settantennio di grandi fasti per Napoli, capitale della cultura, del rinnovamento urbanistico, della poesia, della musica e del diritto. Il 1860- conclude non chiuse niente, ma inaugurò un periodo di grande fioritura, che non si è mai più ripetuto.”
Dualismo, questione settentrionale, federalismo, rapporto tra presente e passato sono le tematiche affrontate dal professor Giannola in prospettiva economica.
NORD E SUD

“Il divario nord sud sembra un carattere imprescindibile della storia di questo paese. Eppure non esiste da sempre. Nel 1860-61 il gap tra i due emisferi in relazione ad alcuni fondamentali indicatori economici (reddito procapite, prodotto industriale) era pressoch inesistente. Altri indicatori, invece, testimoniavano il confronto tra due mondi diversi. Al sud si moriva di più e più presto e la pressione fiscale era più leggera, ma più sperequata. Il dualismo vero si affermer  solo dopo l’unit .”
“Lo sviluppo sorprendente dell’economia italiana tra il 1950 e il 1973 ha visto ridursi il divario in virtù di una politica di riforme strutturali. Riforma agraria, industrializzazione forzata, cassa per il mezzogiorno, esportazione di capitali e investimenti hanno investito il meridione, l’elemento arretrato del sistema, inserendolo in un circuito virtuoso di lavoro e mercato. Il miracolo economico degli anni sessanta costituisce, a oggi, il maggior successo di una politica centralizzata e fortemente interventista, mirata, come Saraceno aveva auspicato nel trattato di Roma, a avviare la crescita del paese attraverso una politica regionale.”
“Una linea programmatica del genere rischiava, però, di innescar            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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»E  »RLIKERESETeNULLSHARESLAVErPSIGNMIDptkoi8uRTRIM:eROWS ptxxïïxxe meccanismi di dipendenza dai fondi esterni. In poche parole, alla dipendenza fisiologica poteva sostituirsi una dipendenza patologica ed è ciò che avvenne dopo la crisi mondiale del 1973.”
“Dagli anni settanta in poi lo stato rinunciò a una politica industriale per il sistema Italia. L’abbandono di ogni prospettiva di sviluppo ragionato ha restituito agli italiani un nuovo dualismo, un meridione emarginato e subordinato e un nord che rivendica la restituzione di un eccesso di trasferimento di risorse. E’ su questo che si fonda la questione settentrionale, infondata e attaccabile su più fronti.”

LA DIMENSIONE MEDITERRANEA
“Oggi il mezzogiorno è chiamato a un’ inedita quanto antica sfida. Ripensare al rapporto con il resto del paese significa avanzare proposte, rielaborare esigenze e potenzialit , creare una seria controinformazione al fine di guadagnare una collocazione stabile e dinamica nel panorama nazionale e mondiale. In particolare bisognerebbe recuperare la dimensione mediterranea del sud Italia e incentivare le politiche di sviluppo delle singole regioni. La Basilicata, per esempio, possiede il 10% del petrolio che rifornisce l’intera nazione; l’eolico in Puglia è attualmente una risorsa importante e la geotermia in Campania lo potrebbe diventare.
Non oso immaginare cosa potrebbe nascere da una separazione. Che fine farebbe la Lombardia? Senza il sud potrebbe diventare un appendice della Baviera. Realisticamente tutti noi abbiamo interessi comuni”.
Il sindaco Rosa Russo Iervolino chiude l’incontro sostenendo la strategicit  del mezzogiorno in una cornice nazionale, la centralit  dei diritti di cittadinanza e dell’unit  del paese come fatto storico.
Dall’esterno del Maschio Angioino, intanto risuonano voci di piazza. Neoborbonici in assetto da battaglia contro “le caterve di frottole che ci hanno insegnato a scuola”, distribuiscono volantini listati a lutto del Regno delle due Sicilie e insulti a quanti semplicemente ne parlano.
A torto o a ragione la storia ha fatto il suo corso. A noi il compito di non aggrapparci al ricordo restando fermi, incancreniti alla chiamata del presente.

In foto, Garibaldi e il tricolore

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