"Spalle alla citt ” Claudio Bissattini e la societ  dei consumi. E’ la personale che la meravigliosa location del Castel dell’Ovo (Via Eldorado, 1 – Sala I e II Livello) ospiter  fino al 4 aprile. La mostra si inaugura oggi alle ore 17,30. Curata da Marco Di Capua, ideata da Fabio Cozzi e organizzata dalla Galleria Michelangelo di Roma con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli, la mostra personale di Bissattini, analizza il rapporto del singolo individuo con il proprio passato, sempre l pronto ad alimentarsi, e l’estrema dipendenza di quest’ultimo dal presente.
“Architetture fluttuanti dialogano con lo spazio, raccontandoci del presente e del passato, ma anche del prossimo futuro, reso dalla sua poetica dedicata al riciclaggio”. L’artista nato a Roma, dove vive e lavora, è diplomato in Belle Arti nel corso di scenografia tenuto da Scialoja. I suoi interessi si sono concentrati anche su cinema e teatro nelle vesti di scenografo e costumista. Alla fine degli anni ’90 prende avvio un ciclo di opere che vede come protagonista assoluta la natura, attenzione che si sposta poi dal 2006 su nuovi soggetti; lasciato il mondo vegetale infatti si passa a quello metallico/urbano.
Ha partecipato a moltissime mostre collettive e personali in Italia e all’Estero. Un artista che riesce a porsi oltre l’oggettualit  delle cose, trovando perfettamente rappresentata nella materia la sua parola, il suo pensiero, la sua immaginazione e la sua fantasia. Lavori, i suoi, di grandi e medie dimensioni, che sottolineano la mutevolezza del passato in continuo moltiplicarsi e si intrecciano con lo stato d’animo del momento, offrendo al visitatore lo spunto per osservare da punti di vista diversi la medesima realt .
Sedie rotte, ombrelli abbandonati, copertoni di automobili, oggetti d’uso quotidiano, rifiuti, pezzi di ferro, apparati meccanici, diventano portatori di altri significati e altri valori, quasi a sottolineare la possibilit  di rinascita. Le opere di Bissattini, inoltre, fanno riflettere sulla condizione dell’uomo di oggi costretto alla quasi, ormai, totale incomunicabilit .
Dalla presentazione alla mostra “Televisione, cinema, video, viviamo ormai di esperienze indirette, di luce riflessa! Vediamo sempre di più e capiamo sempre di meno, come dal finestrino di un auto via via che la velocit  aumenta si perdono i contorni, poi anche i colori cominciano lentamente a fondersi tra loro sino a diventare un unico colore, il bianco, il vuoto. L’arte ha un ruolo determinante e qualche risposta plausibile di fronte all’orrore degli accadimenti della societ  contemporanea”. Con una ricca gamma cromatica, Bissattini, rappresenta simboli che “raccontano” una storia, un passato fortemente emozionale, che appartiene a ognuno di noi.
Dal mondo vegetale, passa a quello urbano e metallico. Luce, ombra, pieno, vuoto, finito, incompiuto, sono il comune denominatore per mettere in evidenza i processi esecutivi dell’opera. Attraverso il taglio fotografico di queste immagini, rese con colori forti, tonalit  e chiaroscuri accentuati, l’artista priva anche le forme della loro intrinseca oggettivit  che di conseguenza acquistano una funzione evocatrice per farci riflettere sul nostro destino in questa nostra “perfettissima” societ  dei consumi, dove tutto appare lucido, razionale e preordinato.

In foto, l’invito e un’opera dell’artista

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