Napoli, citt  di poeti. Si è presentato, ieri (4 febbraio), il terzo numero della rivista di poesia e arte Levania all’associazione culturale Movimento Aperto di via Duomo (guidata dall’artista Ilia Tufano) il folto pubblico ha ammirato, alle pareti, le tavole dell’artista Carlo Bugli, pubblicate nel fascicolo con pagine di stralunata bellezza, tra violenza espressiva e critica sociale. Dopo i saluti dell’ospite e l’introduzione di Eugenio Lucrezi, che, oltre a redigere la pubblicazione con Marisa Papa Ruggiero, Paola Nasti, Enza Silvestrini, Marco de Gemmis, Enzo Rega e Carmine De Falco, ne è anche il direttore responsabile, hanno letto De Falco e i poeti Angelo Petrella e Flavia Balsamo, ospiti del numero. Marco De Gemmis ha poi introdotto Carlo Bugli, leggendo anche alcune sue intense poesie; mentre l’artista Mathelda Balatresi, ospite del precedente numero di Levania, ha parlato del suo rapporto con il poeta Luciano Caruso. Enza Silvestrini ha proposto de intensi testi di Franco Buffoni, mentre Paola Nasti e Bruno Galluccio hanno letto le loro traduzioni da Emily Dickinson, o forse dalle traduzioni in portoghese della poesia della Dickinson a opera della poeta lusitana Ana Lusa Amaral, che occupano la parte centrale del fascicolo, a loro volte accompagnate da versioni in italiano degli stessi testi rese da diversi autori. Dopo l’incontro, dell’operazione editoriale abbiamo parlato con Lucrezi.
Qual è il senso della traduzione delle traduzioni?
La poesia è sempre un processo di traduzione. Anche un testo originale presuppone un passaggio da codice a codice. Tradurre in poesia significa sempre, come scrive Paola Nasti in questo numero, reinventare. Tradurre da lingua standard a lingua standard è proprio del linguaggio comunicativo, indispensabile nelle funzioni di servizio. Per fortuna la poesia è del tutto inutile, e proprio per questo pare indispensabile ai pochi che la frequentano… E dunque noi ci siamo provati a reinventarci la Dickinson partendo però dalle meravigliose versioni in portoghese della Amaral, che da traduttrice provetta e da anglista ci ha regalato una Emily tutta sua, e per questo preziosa. Noi abbiamo chiesto ad alcuni dei redattori, e ad amici poeti come Bruno Galluccio e Luca Benassi, di fare altrettanto. Il risultato complessivo è sinfonico e insieme psichedelico, alla “Atom heart mother”, per intenderci…
Il tema portante del nuovo numero?
L’incontro-scontro delle voci. C’è gi  tutto nella sezione dei”Taccuini di Stelio” Maria Martini che apre il numero e ne occupa la parte più cospicua. In queste pagine si trovano realt  differenti dalla filosofia alla storia del gusto, dal cinema alla teologia, dall’estetica al’inestetica, se cos posso dire. Le pagine di Martini, ultimo grande delle avanguardie, ci dicono in maniera incomparabile come il poeta, dopo avere studiato la lingua ed essersi impossessato della sua storia, non ha da fare altro che perdere la testa. No, non deve impazzire, ma deve imparare a svuotarsi e a lasciarsi attraversare dalle voci e dalle figure. Sanguineti, altro grande contemporaneo, diceva “dalle vociferazioni”.
La presentazione si è svolta in uno spazio espositivo come Movimento aperto. Che rapporto c’è tra poesia e pittura?
Sempre lo stesso, da millenni. Rapporto di fratellanza. Anzi, per dirla meglio, sono due gemelli siamesi entrambe dicono, per mezzo di figure, il pensiero nel suo farsi. Ed entrambe concorrono, da sempre, alla rappresentazione simbolica del mondo che segna la distanza tra l’umano e il preumano.
Progetti futuri?
Uno importantissimo fare crescere la rivista. Che, essendo finanziata solo in parte da un editore entusiasta e collaborativo come Iuppiter, ha un vitale bisogno di sostenitori . Prego chi ci legge di consultare il sito www.levania.it e di informarsi sulle modalit  per abbonarsi, che sono estremamente semplici. La poesia fa bene. Fare bene alla poesia è il massimo.

In foto, un momento dell’incontro nello spazio espositivo "Movimento aperto"

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