Art3: L’Associazione ha sede nel Comune di Barra e la sua cerchia d’azione si estende anche ad altri Comuni del Mandamento, cioè Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano i quali, riuniti, costituiscono i Comuni Sociali.
Centoventi anni fa nasceva a Barra, uno dei quartieri periferici della zona orientale di Napoli, La Società Operaia di Mutuo Soccorso. Per la principale intuizione di Don Raffaele Guida, padre spirituale della Congrega della Santissima Annunziata.

Qui sopra, la coeprtina del libro
Qui sopra, la copertina del libro. In alto, un’antica foto del quartiere

Il parroco, consapevole che in altre parti d’Italia queste Società erano nate mezzo secolo prima, prese in fitto un vano sito al civico 36 del Corso Sirena. Il glorioso Sodalizio prese il via nell’agosto del 1899, in un locale angusto, semplice, senza tante pretese.
Questa nobilissima esperienza si inserisce in una società poverissima, fatta di artigiani, venditori ambulanti, persone che lavoravano presso dimore gentilizie, ma la maggior parte coltivava la terra, “e parùle”.
E così anche a Barra, come nella maggior parte dell’ex Regno delle Due Sicilie, si presentavano luoghi insalubri, un vivere fatto di stenti quotidiani, dove dilagava l’ignoranza. Ma con la nascita della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Barra il volto di quel quartiere cambiò, agli iscritti venne assicurato un sussidio in caso di malattia, di inabilità al lavoro, di vecchiaia e l’assistenza alle famiglie dei soci defunti, un finanziamento ai soci per acquistare attrezzi da lavoro.
Secondo l’accurata ricostruzione di Pompeo Centanni, un beneventano, attualmente socio della Società di Mutuo Soccorso di Barra, un socio veniva ammesso solo se “non ha riportato mai condanne per i reati ledenti l’ordine pubblico e la moralità”. Mentre al Presidente era affidato l’alto compito di “mantenere fra i soci l’amore e la concordia che è alla base del loro affratellamento”.
Mandamento, Comuni Sociali, amore, concordia, moralità, un frasario che sembrerebbe fuori moda al cospetto di oggi, dove non si intravedono più orizzonti ma barriere, confini, muri sociali.
Questi concetti sono stati antesignani della solidarietà, dell’aiuto reciproco, hanno rappresentato pezzi di società includente, dove la beneficenza, il profondo senso di mutuo aiuto, hanno caratterizzato persone, famiglie, comunità.
 Questo presidio di legalità in un quartiere economicamente compresso, che non produce ma consuma, ma che ripiega su se stesso con dignità e profondo senso sociale, vale come esempio per le giovani generazioni. Un punto sostanzialmente laico e foriero di legami, capace di creare corpi sociali, inclusione, rispetto delle regole. Un agente sociale che non ha fini di lucro ma forma capitale sociale e umano.
E oggi che senso hanno le Società Operaie di Mutuo Soccorso, senza più operai, agricoltori, dove ogni legame sociale si è perso, dove prevalgono egoismi e personalismi esasperati?
La sfida può partire proprio da qui, dal quartiere Barra, per riannodare i fili di un agire condiviso, di una fratellanza che sviluppi gli anticorpi contro la degenerazione morale e materiale, per risalire la china da questo profondo buio comportamentale, lacerante, escludente, divisivo.
Rinunciare a questo baluardo significherebbe abbandonare il campo a pratiche di emancipazione, a distruggere ogni presupposto di socialità, a mettere in discussione il senso di una libertà fatta innanzitutto di indipendenza.
Ma prima di ogni cosa vale la pena leggere il compendio dello storico Centanni, argomentato, ricco di fonti, appassionato proprio come l’agire della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Barra. Un pezzo di storia da tenere nella biblioteca personale, che non ha prezzo.

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