Al Museo di Capodimonte è in esposizione la monumentale opera “The triumph of death” di Cecily Brown, dipinta dopo un viaggio in Sicilia che l’artista fece nella primavera del 2019 e dopo aver visto per la prima volta l’affresco quattrocentesco “Il trionfo della morte” alla Galleria regionale del Palazzo Abatellis, a Palermo.
La creazione si inserisce nel ciclo “L’Opera si racconta” un filone espositivo introdotto al Museo dal 2017, in cui singoli capolavori vengono interpretati in una chiave nuova per dare punti di vista diversi sulle opere originali.

Ma vediamo nel dettaglio chi è Cecily Bronw. La pittrice londinese, classe 1969, è tra le più influenti della sua generazione. Il suo stile è stato definito un espressionismo astratto, con linee energiche e coloriture brillanti su tele di larga scala. Influenzata inizialmente dagli espressionisti astratti come De Kooning e Mitchell, si trasferisce a New York nel 1994 esplorando così nuove tendenze e facendosi notare fino a entrare nella rosa delle più importanti artiste contemporanee. Il figurativo e l’astrattismo convergono insieme, diventano forme sensuali, satiriche, oniriche.
Di fronte alla reinterpretazione de “Il trionfo della morte”ci si trova in bilico tra l’imponenza della figura centrale dello scheletro in groppa al cavallo spettrale, tutto rigorosamente bianco, e il caos di una festa vagamente dionisiaca tutta intorno, rigorosamente coloratissima e stratificata. Non c’è la tragedia della morte che spazza via tutti armata di frecce come nell’opera siciliana ma sembra far parte integrante di quello che intanto accade e galoppa in giardino come fosse un’esibizione.
Essa fa parte della vita, non è un giudizio universale apocalittico, fa il suo ingresso mentre l’esistenza si sta svolgendo. Non c’è la tensione del dramma, i contrasti cromatici non ci consentono tristezza, non c’è alcun alone di mistero, non c’è sangue.


Le misure sono smisurate, poco più di 5metri per 5metri e la composizione è divisa in 4 tele accostate tra loro in modo ben visibile e voluto per richiamare le vicissitudini dell’affresco originale che fu staccato dal cortile del palazzo Sclafani dopo i danni per i bombardamenti nel 1944 e diviso in quattro pannelli per essere restaurato, prima del trasferimento a Palazzo Abatellis.
In alcune teche in sala, sono presenti anche una serie di disegni realizzati dalla Brown dopo aver finito il dipinto, folgorata dalla ricerca e dalla sperimentazione di “altre versioni” dei soggetti. Secondo il curatore Sergio Risaliti, Cecily ha saputo reinventare il rapporto tra contemporaneo e tradizione figurativa, superando gli sterili omaggi sottomessi alla grandiosità delle pietre miliari della storia dell’arte.
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In pagina, le foto dell’inaugurazione




Mostra a cura di Sergio Risaliti e realizzata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte insieme con l’associazione Amici di Capodimonte e in collaborazione con la Thomas Dane Gallery. Fino al primo maggio.

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