Ha le spalle larghe dei secoli, Federico di Svevia. E il fascino del letterato. Capelli che gli incorniciano il viso, naso diritto, portamento elegante, sguardo inquieto, tunica di seta fino ai piedi. Si aggira per il castello come se meditasse pensieri di potere finch non sente passi che lo incuriosiscono. Un gruppo di persone si concentra nella sala intorno alla figura di una giovane donna che parla proprio di lui, del sovrano che trasferiva la corte per lunghi periodi l a Lagopesole a pochi chilometri da Potenza, lontano dalla calura estiva, sotto il Vesuvio. Le parole gli accarezzano la memoria e sorride lusingato finch il discorso non cade su un’epoca per lui infausta. Increspa la fronte in una smorfia che gli turba il volto pensando a suo nipote Corradino giustiziato a Piazza Mercato per volere di Carlo d’Angiò, dopo aver tentato invano di rimpossessarsi della sua terra. Odiati angioini che trasformarono l’adorato castello in un palazzotto. La commozione gli inonda il cuore ma la controlla continuando a passeggiare tra quelle teche che conservano frammenti di stoviglie e di ostriche, traccia dei bei banchetti di una volta, seguendo quei napoletani in trasferta lucana, forse nel tentativo di addolcire un po’ l’aspra nostalgia per la citt  dove fondò il tempio del sapere.
LA VERDE VALLATA
Camminando, lancia qualche occhiata dai finestroni verso il miracolo della verde vallata di quel sud d’Italia che ha tanto amato, lui tedesco, cresciuto in Sicilia. Sale con loro su quel pullman che li porter  verso Matera; indisturbato, grazie alle sua invisibilit , si accomoda, su una poltrona libera in fondo e si addormenta, spossato dai ricordi di quel regno lontano. Lo sveglia una voce sommessa ma insistente «Sua altezza imperiale…». Sussulta e, riaprendo gli occhi, vede un uomo brizzolato con i baffi, indossa una giacca che non gli rammenta certo il Medioevo. «Ci conosciamo?», gli chiede, malcelando nella gentilezza, un po’ di disappunto.
PASCOLI AL LICEO DUNI
«Sono Giovanni Pascoli, non so se ha mai letto qualcuna delle mie poesie. Ogni tanto ritorno anch’io da questi parti, malgrado debba confessare che quando mi fu assegnata come destinazione Matera per insegnare latino e greco, mi sentii venir meno. Avevo chiesto come sede Teramo, ma un errore del telegrafo mi ha spedito qui. Dovetti accettare per forza perch ero in miseria assoluta. Quando arrivai, mi vidi costretto a ripararmi sotto un portone per la pioggia non avevo quattrini per pagarmi una camera in albergo. Appena aprirono le porte della scuola per gli esami di Stato mi precipitai, cominciando cos la mia avventura in un luogo dove la gente usava petare per strada. Magnifica citt , ma lercia. Eppure vi vissi cos felice da docente del Liceo Duni. S, delle citt  in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia».
TERRA BELLA E INCOMPRESA
Federico lo guarda severamente. «Il Meridione italiano è una terra felice e bella. Spesso incompresa». Scendono e si avviano con gli altri verso i sassi costruiti nel tufo calcareo, ovvero l’antico centro (il Sasso Caveoso, quello Barisano e la Civita). «Vede questa meraviglia? Finalmente nel 1993 l’Unesco l’ha riconosciuto patrimonio mondiale dell’umanit , ma negli anni Cinquanta la definirono vergogna nazionale da estirpare. Fantasma urbano, priva di fogne ed elettricit . E meno male che non lo hanno fatto. Si immagini che hanno mandati via tutti gli abitanti, assegnando loro case popolari. I sassi svuotati completamente della loro vita. Volevano abbatterli. Ma è stata la citt  stessa ad avere uno scatto d’orgoglio con il circolo culturale “La Scaletta” fondato dai fratelli Raffaello e Michele De Ruggeri. E intorno si è creata la solidariet  di tanti. Se lo ricorda quel film del 1964 “Il Vangelo secondo Matteo”? Pier Paolo Pasolini volle girarlo proprio qui trasformando la citt  nella sua Gerusalemme e richiamando l’attenzione di tutti gli artisti italiani su un luogo cos bello e struggente».
Pascoli tace e annuisce a testa bassa mormorando «Certo non li ho trattati bene i materani all’inizio, ma poi ci siamo intesi, mi hanno dedicato persino una piazza». A passi cadenzati arrivano in una delle case grotta, ricostruita nei minimi dettagli per i turisti attratti dalla rinascita del brutto anatroccolo designata capitale europea della cultura nel 2019. Una delle tante case grotta dove, accanto alla cucina e al vano letto, c’era spazio anche per l’asino e per gli altri animali che aiutavano a vivere. E’ l’identit  ritrovata che proietta verso il futuro.
GIRONI DANTESCHI
«Ve l’avevo io che si doveva scommettere sui sassi. Mi sono sempre sembrati un po’ come i gironi danteschi, i poveri sotto, i nobili sopra. Ma tutti, poveri e ricchi, contadini, artigiani, aristocratici consegnavano al garzone del fornaio più vicino quel pane dall’inconfondibile sapore imprimendogli il proprio marchio, per riconoscerlo una volta infornato». Federico e Pascoli si voltano di scatto            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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BB»EWHEREUSINGB B B»RLIKERESETBeNULLB e vedono lo scrittore e pittore piemontese Carlo Levi che s’impegnò in tante campagne culturali contro il degrado del Mezzogiorno italiano. Si stringono la mano in un tacito patto di fratellanza per quelle terre considerate fino a epoche recenti la palla al piede di un paese che voleva correre. Scoprendo alla fine quanti giacimenti (culturali) preziosi vi sono per lo sviluppo di tutti.
LA CHIESA DI SAN FALCIONE E BEN HUR
E sono in tre, adesso, a proseguire il tour con i partenopei. Tornano sul bus per fermarsi dopo poco nel parco della Murgia, regno incantato dell’archeologia e base del progetto Galileo, cooperazione scientifica tra l’ateneo lucano e l’universit  francese di Rennes. E’ lo scenario della chiesa rupestre di San Falcione (o San Canione) tra le più antiche di Matera (IX- X secolo), popolate da affreschi intorno, numerose nicchie, tracce di un apiario che consentiva la produzione di miele e cera per fare candele. Qui soffre in carcere il prigioniero Ben Hur per il remake cinematografico con Morgan Freeman. E qui c’è il Centro di Educazione Ambientale di Matera, punto di riferimento dei visitatori che arrivano a migliaia. Un paradiso di piante e fiori, dove si trovano malva, timo, origano ma anche le campanule e l’asfodelo che la mitologia greca battezzò come “il fiore della morte”. E qui i tre viaggiatori del passato si dicono addio, lasciando i napoletani al loro tragitto di ritorno. Felici di essersi incontrati per amore di un Sud che finalmente ha (ri)alzato la testa.

Per saperne di più sulla riscoperta della Campania e del Sud
www.neapolisitinera.com

Nelle foto, in alto, il castello di Lagopesole, due vedute dei sassi di Matera e il centro della citt  in gran fermento per la celebrazione della festa della (Madonna) Bruna che si svolger  il 2 luglio

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