Sulla neve argentata d’inverno, dove una volta era la sabbia
come una bambola adorata è stesa la nostra Didone.
Scalfita dal vento sta su un lungo mantello di porpora.
– Dal deserto ghiacciato si ascoltano i richiami delle belve.
Sono tanti e troppi secoli che la dolce regina
sta, irrigidita dalla morte e dal freddo, sul suo letto bianco.
Sono tanti e troppi secoli che il suo ultimo respiro
giace nel seno del vento del mattino che tutto ghiacciò.
E la sua stessa parola ritorna baciandola e rovistandone
i neri capelli casualmente sparigliati tra il volto e la terra
e ogni giorno la luce ne mostra la stuprata maest
mentre il buio ne restituisce l’allungata ombra.
La polvere d’un tempo le è passata intorno:
ella reprime a volte, nella sua marcia putrefazione
l’istinto dentale che sfugge alla bramosa iena
– Un urlo misterioso concorre a spaventarla.
O regale maest , pallida sulla neve!
Tu moristi dannata, da un bacio sconvolta!
– I condottieri dorati che salgono dal mare
ti avevano mentito più d’una volta;
e il sangue, invadendo il tuo vibrante petto,
ai tuoi occhi di illusa mormorava l’originale verit .
I tuoi occhi si chiudevano nel buio del vuoto
sotto il sole del deserto, mentre s’alzava il vento.
La rabbia dei venti d’inverno, come un’onda immensa,
spazzò via ciò che restava dei tuoi seni, troppo spenti
ed un mattino a caso i tuoi soldati dorati tornarono
e della tua citt non ebbero alcuna piet .
Amore per sempre! Amore felice! Ma di quali sogni
andavi declinando?
Ora che resti rigida nella neve sotto al sole
ti rendi conto che hai dato il tuo consenso all’inganno
– e il vento gelido solo sa quanto hai pianto
Ed io, che lungamente lontano lo avevo visto,
proprio nel vento tentai di raggiungerlo.
Lei t’ama, dissi, fa che riapra gli occhi.
E lui rispose che se pur li avessi riaperti,
non l’avresti visto.
L’AUTORE
Mariano Caiafa, napoletano, scrive poesie, racconti e sceneggiature, oltre a montare cortometraggi. Vive a Roma, dove lavora in RAI.
Nella foto, la regina Didone