La Fondazione Valerio per la Storia delle Donne continua a essere un pilastro della vita culturale napoletana grazie al “mecenatismo” del suo fondatore, Francesco Valerio, e festeggia quest’anno il decennale dalla sua nascita. Nata nel giugno 2003, con la volont  di recuperare il patrimonio custodito negli archivi e nelle biblioteche del Mezzogiorno d’Italia, la Fondazione è da sempre orientata alla “ricostituzione” del ruolo delle donne nella vita politica, culturale e religiosa del Regno di Napoli, attraverso l’uso di metodologie proprie, quali la ricerca storica, filologica, letteraria e iconografico-religiosa.
La Fondazione ha presentato, a Palazzo Zevallos Stigliano, edificio secentesco di Via Toledo, nel cuore di Napoli, il suo nuovo volume, “Alla Corte Napoletana. Donne e Potere dall’et  Aragonese al viceregno austriaco (1442-1734)” (a cura di M. Mafrici, Fredericiana Editrice Universitaria, euro 90; euro 115, edizione lusso), che, come spiega Nadia Verdile, docente di italiano e storia alla Scuola Superiore oltre che collaboratrice della Fondazione, “è solo una parte di un più ampio progetto complessivo, il cui obiettivo è quello di ristabilire il ruolo pubblico della donna, nella storia napoletana”.
Sono, infatti, tre i fondamentali ambiti di ricerca della Fondazione spiega Adriana Valerio, teologa e storica napoletana, attuale direttrice della Fondazione “la memoria del passato, che ci sembra attuale per la ri-costruzione storica, la Storia delle Donne e, soprattutto, il loro ruolo politico, e il rapporto tra le donne e il potere”.

“La sfida che ci ha posto la scrittura di questo testo” spiega la professoressa Mirella Mafrici, curatrice del volume “è stata quella di mettere insieme studiosi di paesi,
di caratteri e di orientamenti diversi è stato il tentativo di proporre, ancora una volta, lo scambio ideologico e culturale, nella nostra citt “.

“Il lavoro è stato molto faticoso” continua la Mafrici “soprattutto al livello della ricerca delle fonti archivistiche ma è nato finalmente il primo volume che racconta il ruolo delle donne nella corte, che mancava nella nostra storia culturale”.
Sono gli ospiti, i docenti di Storia Moderna dell’Universit  degli Studi di Napoli Federico II, la professoressa Anna Maria Rao e il professor Giovanni Muto, a entrare nel vivo del dibattito storico e a introdurre alla conoscenza del volume, alla sua composizione e al suo significato.
Spiega la Rao “La novit  è innanzitutto la prospettiva da cui si guarda alle donne della Corte e del Viceregno napoletano la storia del potere, mai utilizzata sino ad ora nei Gender Studies”. Le donne, infatti, sono collocate nella storia napoletana, dall’et  Aragonese, al Viceregno Spagnolo sino a quello Austriaco, sono osservate nel loro ruolo “pubblico”, non più e non necessariamente “subalterno” si tratta di donne “straordinarie”, regine, viceregine, donne che hanno avuto un contatto più o meno riavvicinato col potere pubblico e che ne hanno, in qualche modo, determinato lo svolgimento.
Il professor Muto, nella sua lunga digressione sulla Corte napoletana, affronta gli argomenti del volume l’intreccio misterioso delle sovrane del Mezzogiorno con il potere pubblico, i “cerimoniali” delle donne nello spazio “virtuale” della Corte, l’influenza della donna nella vita religiosa, pubblica e privata del Regno (le scelte matrimoniali, i giochi di parentele per determinare la discendenza, la scelta dello stile di vita e dell’arredamento).
In chiusura, la Fondazione lancia un appello alle istituzioni napoletane, affinch non dimentichino l’importanza svolta dalle loro attivit  “il duplice rischio” come sottolinea la Verdile “di investire in due tematiche cos attuali la cultura e la donna”.

In foto, la copertina del libro e Mirella Mafrici Mafrici

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