Un suggestivo scenario nella villa imperiale Posillipo a Napoli è stato il palcoscenico della tappa partenopea dell’ “Edipo Re, da Sofocle a Pasolini”, di Ulderico Pesce con Maria Letizia Gorga e la collaborazione artistica di Anatolij Vasil’ev. A dar vita alla rilettura contemporanea della tragedia di Sofocle, con Maria Letizia Gorga, Maximilian Nisi e Ulderico Pesce con rielaborazioni e direzione musicale a cura di Stefano de Meo e Pasquale Laino.

Circa un chilometro di cammino nella grotta di Seiano per raggiungere il teatro romano che ha ospitato un folto pubblico. Un suono continuo di campanacci e zampogne ha accompagnato gli spettatori in questo lungo percorso.

Nella messa in scena viene dato molto valore alla ricostruzione dei segni della memoria, la memoria del mondo pastorale e della transumanza, che è ricostituita portando in scena enormi e antichi campanacci realizzati in ottone e rame alti circa un metro. Il ruolo epico del coro, che non partecipa all’azione, è trasformato scenicamente nel recupero di brani cantati che seguono la tradizione del mondo pastorale lucano. «Ci siamo documentati su musiche tradizionali dei popoli Arberesh, stanziati in Basilicata e Calabria, sui canti Grecanici del Salento e sulla tradizione pastorale lucana, racconta Maria Letizia Gorga».

L’anima e l’azione dello spettacolo è nell’affabulatore e pastore del re Laio, interpretato da Pesce, a cui è affidato il racconto della ricerca d’identit  di Edipo.

Eccellente l’interpretazione che Gorga offre di Giocasta, l’attrice danza in scena, canta con voce profonda in grecanico, si impegna in un coinvolgente amplesso sensuale e voluttuoso con Edipo. Sconcerta e sorprende il pubblico simulando un parto sofferto e poi drammaticamente si suicida per impiccagione, la voce e il fiato si interrompono sulla parola “memoria” sottolineata dal suono del campanaccio.

La tragedia assume i toni della narrazione di piazza e il pubblico è chiamato a interagire con gli attori. L’Edipo di Sofocle ha inizio con la pestilenza che affligge la citt . Laio, il re giusto, è morto da tempo e sembra che la sua memoria sia, in parte, svanita. Nella messa in scena moderna la morte di Laio acquista una posizione centrale, la bara del re è sempre in scena e diventer  il giaciglio su cui Giocasta si accoppier  con Edipo, futuro re e uccisore di Laio, consumando l’inconsapevole e infausto incesto. La stessa bara rappresenter  il luogo, dove il pastore riveler  ad Edipo la sua vera identit  e, quindi, il suo passato. L’avvenimento sconvolge un ordine cosmico, in cui l’armonia tra uomo, natura e Dio è totale. Questo sconvolgimento, provocato inconsapevolmente da Edipo, è la tragedia.

Nelle foto, alcuni momenti dello spettacolo

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