Evelyn Glennie è stata protagonista di un concerto al San Carlo che merita di essere ricordato; anche stavolta il pubblico non era particolarmente numeroso, ma sicuramente ha dimostrato di apprezzare un evento davvero particolare. L’artista scozzese quest’anno cinquantenne, ha subito la perdita più grave per un musicista, quella dell’udito.
La “First lady delle percussioni” ha affrontato un programma di musiche del Novecento, ardue, in verit , tanto più se si tiene conto che la percussionista suona scalza e “sente” la musica attraverso le vibrazioni; nella prima parte si è esibita in un recital, mentre nella seconda parte ha suonato assieme all’Orchestra del Massimo napoletano che era diretta dal russo Eduard Zilberkant. Nel recital abbiamo potuto ascoltare brani di Astor Piazzolla, (con un arrangiamento per marimba del famoso «Libertango» a cura della stessa Glennie), Nebojsa Zivkovic, Askell Masson, Vincent Ho, Gareth Farr e Jacob ter Velduhis. La seconda parte del concerto è stata dedicata a “La scoperta del Brasile”, per coro e orchestra di Heitor Villa Lobos, colonna sonora dell’omonimo film del 1936 diretto da Humberto Mauro. A Villa Lobos si deve la nascita di un linguaggio musicale tipicamente brasiliano attento alle sfumature regionali e alla tradizione popolare e indigena.
La prodigiosa musicista, che è stata insignita del titolo di “dame” dell’Impero britannico, ha fatto vivere emozioni e sensazioni inusuali alla bravura e al virtuosismo unisce, infatti, una musicalit  prorompente e generosa, sensuale e accattivante, che ammalia e seduce. Ottima la performance delle compagini orchestrali e corali del San Carlo, sotto la guida sapiente di Eduard Zilberkant, conosciuto anche come pianista solista e direttore tra i più apprezzati della sua generazione.

Nella foto, Evelyn Glennie al San Carlo in uno scatto di Luciano Romano

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