Leone, un cognome che, sul filo dell’arte, abbraccia un nome per tre, Giuseppe. Il maggiore del trio, però, ne aveva uno in più, Antonello, che lo differenziava in parte dagli altri due; unito a loro, comunque, dal sacro fuoco della creatività.
I tre Leone: Giuseppe Antonello, alchemico pittoscultore, scomparso nel 2016 all’età di quasi 99 anni, nato in Irpinia, adottato da Napoli e cittadino onorario di Montemurro, piccolo centro della Lucania, terra d’origine della moglie Maria Padula.
Giuseppe Leone, adesso ottantacinquenne, grande narratore in bianco e nero della sua Sicilia, grazie alla sua macchina fotografica portata sempre con sé, per catturarne i lati più profondi e enigmatici: un percorso, il suo, baciato dall’incontro di due altri giganti siciliani, lo scrittore Leonardo Sciascia e il fotografo/editore Enzo Sellerio.
Giuseppe Leone di Buonalbergo, in provincia di Benevento. Il più giovane nel tris artistico: pittore, già Maestro di tecniche pittoriche dell’Accademia di Belle arti di Napoli, anima di rassegne creative non solo nel suo luogo natale, il Sannio. Coordinatore del progetto Residenze artistiche a Sorrento , inserito nel Premio penisola sorrentina diretto da Mario Esposito.
Ed è lui proprio, alla Fondazione Banco di Napoli, a raccontare l’idea che è confluita prima in un libro edito da Plumelia, “Viaggio in Campania” e poi nell’esposizione fotografica allestita nel suggestivo archivio abitato da faldoni di documenti che narrano la città, in occasione dell’inaugurazione dell’itinerario espositivo all’ente no profit, privato e autonomo, in via dei Tribunali, nel cuore urbano partenopeo.
Da tempo Giuseppe di Buonalbergo aveva in mente di organizzare con gli altri due Giuseppe, intercettati già dagli anni ottanta, una mostra comune. Ma a volte non ci si rende neanche conto del tempo che passa. Giuseppe Antonello è volato via, ma siamo certi che ha sorriso, da qualche parte, ascoltando l’aneddoto dell’artista beneventano durante la presentazione della mostra…
Dicevamo della residenza d’artista: ecco che Giuseppe di Buonalbergo, questa volta, ha colto a volo l’attimo, e ha contattato Giuseppe di Ragusa per coinvolgerlo in un Grand Tour dei giorni nostri nel territorio campano, attraverso il premio penisola sorrentina.
Pochi giorni per catturare con l’obiettivo luoghi importanti, ma anche altri meno conosciuti: da Sorrento a Pompei, passando per Napoli, Benevento, il Cilento, Procida… Paesaggi e architetture dove irrompe la persona, dunque l’elemento umano. Momenti del quotidiano scanditi come uno spartito musicale: la musica, in questo figlio di organista, ha sempre giocato un ruolo di primo piano.

Giuseppe Leone durante la presentazione della mostra alla Fondazione Banco di Napoli. In alto, con Giuseppe Leone, coordinatore delle residenze d’artista del premio Penisola sorrentina. In copertina, uno scorcio della mostra


Certo, per un fotografo come Leone, che da oltre mezzo secolo indaga la sua isola con la sensazione di non riuscire ad afferrarne l’essenza e di avere tuttora molta da lavorare sul sentimento geografico di una terra misteriosa, una settimana per immortalare una regione antica, dedicando solo due giorni alla capitale dell’antico regno borbonico, era inimmaginabile, come lui stesso ha ammesso durante l’incontro inaugurale.
E allora, ha semplicemente raccolto appunti attraverso i suoi scatti, mettendo insieme quelli che lui chiama “schizzi, incisioni” di una passeggiata temporanea.
L’effetto del libro, dalle mille sfumature sensoriali, è magnifico, ma ancora di più quello della mostra: 25 immagini incastonate tra i reperti archiviati che suggeriscono al direttore generale della Fondazione, Ciro Castaldo, un nuovo invito al cantore siciliano del bianco e nero a scandagliare l’archivio attraverso il suo obiettivo per un’altra residenza artistica, offrendo a chi guarda la possibilità di osservare, nei suoi vari aspetti, un patrimonio candidato alla memoria Unesco.

Qui sopra, la copertina del libro


Mario Esposito e Giuseppe Leone hanno già acceso i motori della mente sull’eventuale progetto, mentre napoletani e turisti avranno l’opportunità di ammirare fino al 23 ottobre, alla Fondazione, le fotografie che approderanno a Ragusa in novembre, chiudendo il cerchio magico di un’intesa culturale. Napoli e la Sicilia. Nell’incantesimo della Storia.
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