Quello tra la città di Napoli e l’artista argentino Francisco Bosoletti (Armstrong, 1988) è un legame che dura, ormai, da anni, tenuto insieme dalla street art. Bosoletti ha dato avvio a questo sodalizio realizzando nel quartiere Materdei “Le ombre di Napoli” e poi la sua “Parthenope”, la figura femminile che è sicuramente, più di ogni altra, emblema della città, per lui una donna mediterranea e alata.
Nel rione Sanità “Resis ti Amo” celebra l’amore in un enorme abbraccio e “Speranza Nascosta”, invece, spinge chi la guarda ad andare oltre, a guardare l’invisibile, o meglio gli invisibili, come quelli accolti dalla Onlus La Tenda che ha prestato le sue mura come supporto per questo lavoro.
Nei Quartieri Spagnoli c’è “Iside”, una donna affascinante, sensuale e misteriosa, senza tempo, proprio come la città che la ospita, ispirata alla “Pudicitia Velata” del Corradini, una scultura del 1572 conservata nella Cappella Sansevero. Tante sue opere, quai tutte donne dal tratto inconfondibile, si possono incrociare passeggiando nel centro storico.
Bosoletti lavora osservando attentamente Napoli e la vita che vi scorre in maniera varia e incessante. La sua arte, che mescola ad una classicità universale generi differenti, è per tutti, sotto gli occhi di tutti. È molto attento nel rispettare la storia dei luoghi su cui lavora, delle mura che per lui diventano giganti tele di cemento.
Proprio in questi giorni è in corso un nuovo capitolo di questo legame tra l’artista e la città partenopea. E’ stata da poco inaugurata la mostra “Creazione”, una sua personale presso il PRAC, Piero Renna Arte Contemporanea, uno spazio espositivo in Via Nuova Pizzofalcone, 2. La mostra (foto) resterà allestita fino al 29 novembre, dal martedì al sabato, dalle 17,00 alle 19,30. Non è la prima volta di Bosoletti in galleria: “Piel de inmigrante”, la sua prima esposizione, prima anche in Italia, risale alla fine del 2016.
In “Creazione” sono esposti al PRAC alcuni nuovi lavori dell’artista, tre tele di grandi dimensioni e una “scultura – installazione” costruita con vari materiali.
Guardando le sue opere è necessario, quasi, fare uno sforzo visivo, essendo scrupolosi e attenti nel notare ciò che sembra emergere lentamente dalla parete. È necessario osservare in maniera inusuale, ricorrendo a modelli percettivi differenti da quelli abituali e rassicuranti. Le figure, che emergono appena accennate, interagiscono con la sensibilità del visitatore, con le emozioni e i ricordi generate dal vissuto personale, ciò che ne scaturisce è, quindi, una esperienza di visita assolutamente singolare, che si ottiene combinando il dentro e il fuori, l’interiorità e l’opera.
 «Forse più che in ogni altra città – dice Bosoletti – a Napoli si avverte come gli avvenimenti possono talvolta sfuggire al nesso di causa-effetto e lasciar trasparire la struttura di fondo dell’Universo al di là delle sue fragili manifestazioni. Qui, più che altrove, una potente sincronicità invade lo spazio e il tempo, stravolgendo gli uomini e le loro certezze. In questa sorta di Tempo primordiale, la natura umana genera insieme la divinità e le sue creature. Le mani che danno la Vita, da Essa ricevono protezione e cura. Il paesaggio dei corpi muta a ogni istante, così come luci e ombre, composizione e movimento lo configurano su un effimero piano spaziale. Immagini percepite, immagini richiamate alla memoria, immagini rievocate da un futuro solo pensato si fondono e restano indistinguibili».
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