Giovanni era un ragazzo di sedici anni.

La sua famiglia era gi  nota al Servizio Sociale per le implicazioni che un po’ tutti i componenti avevano con questioni al limite della legalit  e oltre. Una famiglia naturalmente numerosissima sparsa un po’ ovunque,impegnata in attivit  lavorative le più svariatela tanto decantata “arte dell’arrangiarsi” del napoletano, che nel tempo ha assunto una accezione diversa dall’originale e del tutto distorta, perdendo quella caratteristica di pregio e di disincanto di un popolo ritenuto una volta unico al mondo per l’attenzione all’altro,l’ospitalit , l’allegria e nel tempo è diventato l’abili per un comportamento sociale deteriore, considerato la norma.

Oggi come appena ieri diventa una colpa, infatti, lasciare la radio in macchina consentendo al ladro di sfasciare la portiera per rubarla! Come dire che è l’occasione che fa il napoletano un ladro e dal momento che a Napoli si usa rubare la radio in auto e altri oggetti non vanno lasciati!?

La disoccupazione, piaga della citt  e di alcuni quartieri in particolare, diventava e diventa spesso la giustificazione di ogni comportamento deviante e la famiglia di Giovanni vi si adeguava risolvendola per cos dire “arrangiandosi”.
Il padre si occupava di contrabbando di sigarette e la madre collaborava, sottolineando il valore e il coraggio delle donne della metropoli che affiancano sempre i loro uomini anche nelle attivit  rischiose, occupandosi altres dell’andamento domestico.
Lei era stata arrestata più volte con lui per complicit  nel contrabbando e i figli lasciati a se stessi si occupavano l’uno dell’altro, lasciandosi vivere e persino inebriandosi di una sorta di indipendenza presa a prestito dall’assenza forzata dei genitori.
Lui padre-padrone, collerico e dispotico, pretendeva che le figlie si occupassero dell’andamento della casa e dai figli la compartecipazione nelle sue attivit  illegali,considerando inconcepibile che volessero al contrario scegliere la propria strada lontana dalla sua.

Giovanni, ultimo figlio, decise di ribellarsi alla sua tirannia e chiese aiuto.

“Vorrei studiare”disse “ma mio padre non capisce che non ho voglia di occuparmi di contrabbando,di fare il disoccupato e di aspettarmi dalla vita solo di guardarmi le spalle con l’angoscia che vengano a prendermi per mettermi in galera, nella migliore delle ipotesi. A scuola ero bravo. Dicevano che sono intelligente e che ho la possibilit  di andare avanti,perch devo perderla?”.

“Ti va di frequentare una scuola di apprendistato e contemporaneamente completare la scuola media ?”

“Magari! Ma come la metto con mio padre che mi ha gi  impedito di continuare?io non voglio sprecare la mia vita in questa citt  di merda”.

“Non lo è, credimi, anche se dalla tua e da molte prospettive appare cos. Ci sono belle persone e tanto che viene messo in atto… anche tu sei molto coraggioso… Accidenti, è straordinario quello che chiedi. Tuo padre deve farti andare a scuola, è suo dovere e vedrai se sarai capace di andare avanti nel tuo proponimento lui ti dar  fastidio immagino ma non potr  impedirtelo. E’ lui in difetto e gli imporremo di rispettare la legge”.

Giovanni era un ragazzo alto, magro come ‘na mazza di scopa, scuro di pelle, con lineamenti irregolari , naso aquilino e grandi occhi marroni. Determinato e collerico come il padre non tollerava critiche e diventava attaccabrighe se si sentiva pungolato sul suo orgoglio … comportamento tipico della "sua gente", convinta che si è veri"uomini"se ci si fa "rispettare"… ma aveva voglia di crescere. Incline alla menzogna,attribuiva sempre ad altri la responsabilit  dei propri fallimenti nel tentativo di accattivarsi costantemente la stima e la considerazione di persone che riteneva di suo gradimento ma appariva davvero intenzionato a cambiare, pur inducendomi a volte ad interpretare il suo tentativo di miglioramento come un bisogno fine a se stesso di contrapporsi al padre.

Si era presentato in ufficio, com’era prevedibile, il padre invitandomi a farmi da parte e a non interferire nella loro vita ma gli ricordai che le regole gli imponevano di sopportare la mia intrusione. Proseguii con l’iscrizione a scuola e indussi il figlio a continuare.

Purtroppo però la stabilit  del ragazzo oscillava e la presenza nelle sale di biliardo e i bagordi notturni gli impedivano di mantenere continuit  e concretezza nell’impegno,rischiando di perdere l’opportunit  ricevuta per le norme giustamente rigide dei progetti alternativi alla scuola dell’obbligo.

La ribellione nei confronti del padregli aveva richiesto di non perdersi dietro i perversi precetti paterni ma lo stava distogliendo dal piano di cambiamento per la sua vita. La contraddizione nei suoi agiti prodotta dal disorientamento per stimolazioni troppo diverse gli stava impedendo di liberarsi da quei condizionamenti culturali che lo avevano fatto sentire prigioniero e gli avevano dato coraggio per chieder            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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 B   B îî B îè B îèî  w B è B îïn   B    a> B   îï    w B  èî B î e aiuto e stava rischiando di perdere tutto.

Il percorso che avevo attivato per lui richiedeva la regolarit  nella frequenza e il rispetto delle regole, con il completamento delle ore previste pena l’esclusione e inoltre pur essendo stabilite un tot di ore di confronto con uno psicologo,la richiesta doveva essere spontanea,prodotta dalla "sua" consapevolezza al cambiamento … ma un minore che afferisce a questa tipologia di percorso per difficolt  pesanti personali e familiari quanto può farlo? Si dovrebbe presupporre e tenere in conto che il giovane in serie difficolt  non sia del tutto consapevole di esserlo e pertanto nemmeno di aver bisogno di aiuto e della necessit  e dell’importanza e del valore dell’appoggio dello specialista. Se ha un comportamento deviante cosiddetto a rischio psico-sociale è perch è un "disadattato" e se lo è non è in grado di stabilire una priorit  di valori adatti al proprio sviluppo e se non ne è in grado ha bisogno di altri da sè che possano aiutarlo a vedere e leggerne e riscoprirne le potenzialit  e le possibilit . Giovanni aveva provato a tirarle fuori,l’aiuto lo aveva chiesto ma si era perso nell’altrui fretta di pretendere una responsabilizzazione astratta,mentre occorreva tempo e intanto dargli una mano a ritrovare la strada.

Il suo era stato il tentativodi allontanarsi da un circolo vizioso che lo avrebbe portato su un percorso gi  tracciato non solo da suo padre ma da una schema precostituito, chiuso e impenetrabile dove sembrava impossibile appropriarsi di strumenti culturali diversi perch in quel mondo l’illegalit  è la norma, la democrazia inesistente e il confronto è costruito solo sull’aggressione. Il più forte è veramente “omm” e volerne uscire fuori è da deboli, femminucce, vigliacchi. Per un ragazzo di quel pianeta è troppo faticoso tirarsene fuori da solo e comprendere di avere bisogno dello specialista per capirsi ed orientarsi in tanta confusione.

Giovanni voleva provare ed essere aiutato ad uscire da un ambiente oltre il quale paradossalmente si sentiva perso, minacciato sapeva di esserlo dentro ma la minaccia la avvertiva anche fuori da quella condizione, come se si trovasse in territorio nemico pur sapendo che il nemico era in casa sua. Voleva provare a costruirsi una concezione della vita diversa da quella inculcatagli da sempre, da quella acquisita con l’esperienza in uno stile di vita che sembrava non permettere scampo,ma la sua richiesta di aiuto era anche nella dissolutezza, nell’ incoerenza e andavano individuati gli incoraggiamenti appropriati per tirarlo fuori dalla rete in cui era avvinghiato. Se il principio del progetto era nel recupero affettivo-relazionale, di abilit  come opportunit  gli schemi e le regole andavano rese meno rigide e adattabili al disagio. Si sarebbe potuto cos trasformare il suo smarrimento in interesse, motivazione a crescere,impulso a cambiare davvero ma intanto che lui ne comprendesse la valenza e nell’attesa che si decidesse a rivolgersi allo specialista è stato arrestato per aver rubato un motorino e con quello scippato una vecchina facendola cadere e procurandole la rottura del femore.

Giovanni è andato in galera, in attesa di giudizio e magari chiss !!!paradossalmente è stato un bene per lui…lontano dalle pressioni e dalle influenze del territorio sar  riuscito persino a prenderlo quel pezzo di carta che poteva davvero renderlo "omm"….

*Assistente sociale

In foto, uno scorcio di Napoli

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