Tra il 27 e il 30 settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, militari e civili napoletani insorsero contro la Wehrmacht tedesca, liberando la città dall’occupazione nazi-fascista.
Novantasei ore (pubblicato da I libri di Icaro) racconta la storia di Gregorio, brigadiere di Pubblica Sicurezza che, durante le Quattro giornate di Napoli, è chiamato ad affrontare un dramma personale, mentre attorno a sé la cittadinanza partenopea vive le atrocità dello scontro bellico. L’uomo è tormentato da dilemmi etici, combattuto tra il vincolo imposto dal suo giuramento di fedeltà al Re, il desiderio di prendere parte alla sommossa e l’ardente bisogno di proteggere la sua famiglia.
Il romanzo parte con i ricordi di Franco che all’epoca dei fatti aveva solo diciassette anni.  Ai piedi mocassini dalle suole consumate, calzini bianchi e pantalone alla zuava troppo corto per un uomo e troppo imbarazzante per un ragazzo. Egli si apprestava ormai all’età adulta, ma tutto ciò che aveva addosso, era solo una coltre intensa di forza e coraggio.
Gli eventi principali del testo di di Gregorio Rucco, si basano sui fatti avvenuti tra il 27 e il 30 settembre del 1943. Militari e civili napoletani, insorsero contro la Wehrmacht tedesca, liberando finalmente la città partenopea dall’occupazione nazi-fascista.
Il testo grazie alla duplice visione di un Franco adolescente e di Gregorio, suo padre, brigadiere di Pubblica Sicurezza del posto, permette una visione unitaria di eventi che hanno scosso Napoli in ogni sua parte.  Il libro presenta al lettore un testo dove l’indecisione di Gregorio è vivida fin dalle prima pagine: da un lato vi è il vincolo del giuramento che lo spinge a proteggere il suo popolo costi quel che costi, dall’altra il desiderio acceso di proteggere la propria famiglia a discapito degli altri.  Un dilemma che pagina dopo pagina, l’autore racconta in maniera emozionante, presentando un personaggio a tutto tondo, sullo sfondo di una Napoli dilaniata dalle atrocità belliche.
Il testo, sembra discostarsi in più punti dal semplice genere storico, prendendo le sembianze interessanti e coinvolgenti della sceneggiatura cinematografica. Il testo, riprende numerosi eventi realmente accaduti, complice non solo la storiografia accertata, ma anche l’esperienza diretta di Gregorio Rucco, nonno dell’autore.
Oltre a essere raccontate con maestria le cosiddette “quattro giornate di Napoli”,  viene presentato un mondo dove il bene e il male sembrano mescolarsi insieme contro un’avversità superiore. Da una parte vi troviamo il bene e la giustizia del brigadiere Rucco, dall’altra la malavita camorristica di O’Capatost. Tra i due nasce un sodalizio particolare, capace di sovvertire in un certo momento le sorti di tutta Napoli.
Un libro crudo, veritiero, diretto, raccontato con un linguaggio semplice, capace di fotografare una realtà ormai lontana, che tuttavia non va mai dimenticata. Vi è l’orrore della guerra, della fame, della morte.
Riga dopo riga il calore della bella e profumata Napoli si mescola insieme con la miseria, regalando una fotografia autentica di una fetta di storia che sotto lo sguardo dell’“ingialluto San Gennaro” resiste al peso delle bombe. (Miriana Kuntz)
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