Il calcio italiano, come è facile intuire, è sotto gli occhi del ciclone da molti anni. Ma i problemi che si trascina  non finiscono mai. Anzi, ne porta alla luce sempre più un pozzo senza fondo. Da Calciopoli del 2006, che vide “protagonisti” società, dirigenti, arbitri e loro assistenti, i principali organi calcistici italiani e squadre di calcio (Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan), a Passaportopoli, dallo scaldalo del Doping a quello del Totonero, dalle Plusvalenze ai Bilanci taroccati, dai Debiti conclamati alla spartizione dei Diritti TV.
Ad alzare di nuovo il tiro su uno sport ormai moribondo è l’ex giocatore della nazionale Claudio Gentile che, in una recente intervista, ha usato la parola “mafia” nel calcio. Lo storico difensore dice di aspettare da circa 20 anni i motivi per cui è stato letteralmente cacciato dalla nazionale italiana. All’epoca dei fatti allenava l’Under 21, con la promessa che, di lì a poco, avrebbe occupato la panchina della Nazionale di A.
Gentile aveva minacciato di denunciare quei Procuratori che volevano offrirgli denaro per far convocare i loro calciatori. L’ex sportivo, senza mezzi termini, si chiede da chi prendevano ordini i dirigenti dei massimi organi del calcio (FIGC) per far si che lo allontanassero definitivamente da tutte le responsabilità, peraltro facendogli perdere contratti anche fuori dalla Nazionale. Quando gli chiedono cosa avesse fatto il calcio italiano per lui, il campione del mondo del 1982 ha risposto a testa bassa:” Mi ha rovinato”.
Un professionista serio, uno sportivo esemplare, un dirigente scrupoloso, che ha “pagato” per la sua inflessibilità e onestà. Un uomo che non si è fatto comprare e per questo non poteva fare bene in un calcio corrotto, malato e avido nell’esercizio del potere.
L’ultima fascinazione del calcio, in ordine di tempo, sono le Criptovalute. Sì, il calcio guarda alla moneta virtuale per mettere le mani sul denaro facile, senza etica. Un nuovo campo di ricerca monetaria molto più ricca rispetto ad altre sponsorizzazioni. Ma il gioco più bello del mondo (un tempo) rischia di saltare in aria.
Uno sport che nasce popolare, alla portata di tutti, un “luogo fisico” capace di annullare le differenze sociali, si va invischiando in asset valutari speculativi, in un settore altamente volatile dei mercati finanziari mondiali, con forti oscillazioni addirittura nel giro di poche ore. Un mondo, quello delle monete virtuali, non regolamentato, un “mercato immaginario” non sottoposto a nessuna autorità vigilante, senza alcuna sicurezza sulla provenienza di quel denaro.
Dai colori sociali alla maglia, vessilli di un tempo che fu, si passa al brand, al marketing fondato principalmente sul passaparola. Una gigantesca operazione di consumo, che trasforma il tifoso in consumatore, un ambasciatore vergine e resocredibile perché “uomo della strada”, un inconsapevole comunicatore onesto e attendibile. Si sta creando una nuova tribù per finalizzare il consumo di massa.
Il processo di “aziendalizzazione” arriverà anche qui, in questa disciplina sportiva ex nobile. Tuttavia, la storia insegna che questo indirizzo non sarà neutro e porterà a fare delle vittime. Il timore e l’allarme è che a rimetterci siano proprio i tifosi e gli appassionati del calcio, la vera essenza di uno sport.
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Foto di WorldSpectrum da Pixabay

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