Da Napoli si parte, a volte. In cerca dell’altrove, in cerca di se stessi, di un percorso plausibile. Ma quanto fascino e quanta attrazione in quel bel canto della sirena Partenope! la storia di Danilo Danisi, graphic designer e docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, la sua citt  adottiva da quando, a 19 anni, lascia Napoli per tenere il passo a un sogno “volare” di fantasia e costruirci una professione. E lo fa con la voracit  e il desiderio di fare e talvolta strafare che contraddistingue molti giovani, o almeno quelli seriamente determinati. Dunque, un’immersione completa nei linguaggi del visivo, tra Dams e Accademia di Belle Arti, proprio quella di Bologna che ancora ben volentieri lo trattiene, questa volta dall’altra parte dalla cattedra.

Perch sei partito da Napoli?

«Ho lasciato Napoli perch ero arrabbiato con la mia citt , o forse con il mio quartiere. Diversi anni dopo mi resi conto che probabilmente ero solo arrabbiato con me stesso. Arrivai a Bologna convinto di iscrivermi al Dams arte e trovare al contempo possibili lavori di appoggio come illustratore/fumettista. Dopo un anno decisi di iscrivermi contemporaneamente anche al corso di pittura all’Accademia. Passai finalmente a lavorare come grafico, partendo spontaneamente dai territori "assorbenti" dell’underground bolognese, storicamente noto per essere ricchissimo e fecondo. Insomma, studiavo, lavoravo e moderatamente militavo. Man mano che i miei lavori aumentavano e miglioravano (all’epoca creammo "Blanka y Negro", un duo creativo con Elena Lolli), le committenze cominciarono a farsi sempre più di rilievo. Spendevo molte energie per arricchire il mio linguaggio grafico di elementi grammaticali contemporanei che potessero richiamare al contempo collegamenti con la tradizione visiva europea, non scartando tutti i possibili esiti e tentativi sperimentali. Dai lavori per istituzioni pubbliche, passai all’insegnamento in enti di formazioni specialistica di grafica e web design, finch, dopo un po’ di tempo venni chiamato direttamente dall’Accademia, con mio enorme stupore, quasi incredulit . Con l’insegnamento ho spostato la mia osservazione sui processi di apprendimento e di generazione del design, relativi ai miei studenti, e devo ammettere che negli ultimi anni la mia attivit  di grafico è scesa notevolmente senza che me ne accorgessi del tutto. Tuttavia, la felicit  che si può provare nell’accompagnare i giovani talenti alla scoperta dei nuovi “se stessi" è impagabile»!

C’è nostalgia, voglia di tornare, di costruire nella propria citt ?

«Sono quasi dodici anni che insegno a Bologna e in altre Accademie del nord Italia; come la maggior parte degli uomini che superato il mezzo secolo di vita, spinti da un moto spontaneo e potente, cominciano a riavvicinarsi alle proprie radici religiose magari fino a quel momento addirittura negate, io ancora un po’ più giovane, comincio a sentire e fortemente il richiamo di Partenope. Mi chiedo, dopo tutte le energie profuse a Bologna, se non sia il caso di spendere altrettante energie per la mia citt , cercando se è possibile di recuperare pezzi del mio passato a Napoli, e attivarmi per la mia “croce e delizia”. Tutte le volte che "scendo" nella mia splendida citt , la trovo sempre più sconvolgentemente bella e sono atterrito dalle enormi potenzialit  ancora non del tutto espresse. Napoli talvolta mi appare come una sorta di nazione a parte. Una specie di Stato di San Marino decentrato al sud, con le sue regole, la propria religione, le sue mitologie. Le persone a Napoli hanno una energia e una carica vitale cos impellenti, che se ben direzionate darebbero vita a un fermento culturale potenzialmente rivoluzionario. Purtroppo la nostra citt  vive ancora di contrasti, bianco e nero senza via di mezzo, e di alcune "galere mentali" che non rendono facile, non per tutti, il passaggio a uno stato di maggiore coscienza sociale. Paradossalmente è anche e proprio questo stesso limite, a contribuire in parte alla bellezza "esotica" di Napoli».

Quanto pensi ci sia di partenopeo nella tua arte oltre che nel tuo spirito

«C’è molto di Napoli in quello che faccio qui, soprattutto per come lo faccio. Impariamo da subito ad arrangiarci, questo è noto ed è un gran bene, soprattutto nelle fasi iniziali di un percorso. Ma attenzione l’arte di arrangiarsi oltre un certo limite rischia di fagocitare se stessa, di tramutarsi in un autogoal, perch è un modus operandi che si invaghisce di se stesso, rischiando il loop presuntuoso dell’autoreferenzialit , che non si confronta e ristagna in una sterile e manieristica staticit ».

Hai una doppia formazione, artistica e musicale pensi che le due cose possano influenzarsi vicendevolmente?

«Assolutamente s, e questo è il fil rouge di gran parte delle mie ricerche. Intanto devo specificare che non mi ritengo un musicista professionista, anche se da giovane componevo musiche per videogiochi e demoreels e non ho mai abbandonato lo studio di alc            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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 èî B    B  ï è B ïuni strumenti. Tuttavia, mi sono laureato con due tesi sulle potenzialit  della sinestesia multimediale acustico-visiva, sia dal punto di vista del modello compilativo che da quello delle problematiche progettuali, perch in fondo non sono mai riuscito ad abbandonare una delle due forme d’espressione. Anche in ambito istituzionale ho cercando, ove possibile, di far ridialogare Conservatorio e Accademia, invitando esperti esterni che potessero offrire la propria visione, in modo da potenziare gli immaginari mentali dei miei studenti».

Come ci si sente a passare da studente a docente nella stessa istituzione?

«Ho avuto un bel po’ di difficolt  all’inizio; alcuni fanno fatica a identificarti come "professore". Poi con il tempo, se dimostri il tuo valore, il riconoscimento arriva comunque e devo dire che è una bella soddisfazione. I primi due anni, il mio insegnamento era prevalentemente tecnico. bastato davvero poco perch cominciassi a chiedermi cosa avrei potuto dare in più ai ragazzi per generare dei processi di miglioramento anche al di fuori del corso di studi. Ho inserire tutto ciò che ho appreso di umanistico nella mia formazione, in materie teoricamente tecniche, come la progettazione grafica e computer graphic. Se li fai lavorare sui contenuti, sull’etica, piuttosto che sulla sola correttezza formale, usciranno non solo dei buoni designers ma anche degli uomini validi».

Quali credi che siano le potenzialit  ancora da sviluppare della comunicazione visiva attraverso il linguaggio della grafica?

«Tutto ciò che riguarda l’immersione virtuale. A brevissimo non dovremo più ragionare secondo un piano bidimensionale, ma con una percezione della tridimensionalit . E soprattutto in un ambiente interattivo dove tutto ciò che esiste è potenzialmente un elemento comunicativo interagente e multimediale, con tutto ciò che questo comporta in termini di infinite possibilit  creative».

Che cos’è Sinestesia?

« il nome che i miei studenti hanno dato a un video che spiega come nasce il progetto di Synaethetic Source #1, un’installazione interattiva-multimediale con concept di mia cura, pensata per l’evento di ArtWhiteNight 2015. Grazie all’aiuto di Mikkel Garro, fondatore dello studio Roof Video Design, siamo riusciti a realizzare un mio vecchio progetto, ovvero far s che una tastiera musicale Midi potesse "suonare delle immagini sinestetiche", mappate interattivamente su una struttura architettonica. Il tutto con una coerenza stilistica di linguaggio e lasciando la possibilit  al pubblico di interagire liberamente, ma soprattutto rendendola fruibile su una struttura architettonica di qualche secolo fa».

Tra i tanti impegni portati avanti da Danisi in Accademia, c’è anche quello di far circolare persone e idee sul mondo del design sotto forma di conferenze e/o tavole rotonde aperte agli studenti ed al pubblico. Dopo "Synaesthetic Modules" nel 2012 e i 18 incontri di "Circonferenze" del 2013, quest’anno è la volta di"8tt8", un incontro al mese per 8 mesi, con massimi esperti di visual design, in collaborazione con Carlo Branzaglia. Il primo incontro ha gi  visto Riccardo Falcinelli, fondatore dello studio Falcinelli&Co., che ha illustrato in maniera chiara e puntuale, alcuni principi fondamentali del suo mestiere. Il feedback degli studenti è stato ottimo. I prossimi incontri vedranno, a novembre Elio Carmi di Carmi&Ubertis (Milano), a dicembre Lorella Pierdicca, giovane designer di gi  conclamato talento e a gennaio 2016 Mirko Pajè, direttore creativo della Mediaset (Milano). A seguire altri nomi importanti del settore.

Per saperne di più

www.ababo.it

Nelle foto, in alto, Africa. In basso, (da sinistra, ) Martini Elettrico – Conservatorio di Bologna, 11 years after (dedicato all’11settembre) e l’autore, Danilo Danisi

Sotto, clicca il video

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